Operazione "drug wash"

Decapitato il clan di Lucera che mirava a controllare lo spaccio tra Puglia e Molise. Uno si vantava: “Così lo faccio diventare tossico”

Quello che emerge da operazione “Drug wash” è un sodalizio ben costruito che non disdegnava atti di violenza pur di portare a termine le attività delittuose. Le persone raggiunte dalle misure cautelari appartengono tutti alla stessa associazione criminale e avevano delineato la zona di conquista per lo smercio di sostanze stupefacenti

Questa mattina carabinieri e fiamme gialle hanno eseguito un‘ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove persone, tutte aderenti alla stessa cerchia criminale, tutte con un “occhio” a Lucera e “l’altro” in Molise. Attività specifica: controllare lo spaccio tra la provincia di Foggia e quella di Campobasso.

Per quattro di loro è stata disposta la custodia in carcere, per tre gli arresti domiciliari e per gli altri due il divieto di dimora.

 E’ l’epilogo di una articolata e lunghissima attività investigativa che raccoglie, in realtà due filoni d’inchiesta svolti rispettivamente dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Lucera ed dagli uomini della Tenenza della Guardia di Finanza dello stesso centro.

Due indagini confluite in un unico fascicolo con l’organizzazione attenta e scrupolosa della Procura della Repubblica di Foggia.

Tutto nasce a novembre di tre anni fa quando la finanza arresta due giovani di Lucera con un chilo di hashish. I nomi di quei due però erano gli stessi sui quali stavano già indagando i carabinieri.

Nomi di uno stesso gruppo criminale, intercettato, captato in più occasioni durante i viaggi tra Foggia, Campomarino, Termoli, Campobasso. Un clan tallonato e osservato per giornate e notti intere dagli inquirenti fino a questa mattina quando gli elementi probatori a loro carico sono diventati tanti e tali che non era più in dubbio, ormai, l’esistenza di un’imponente “rete” di spaccio di droga nel comune di Lucera e nella vicina provincia di Campobasso, gestita appunto dal gruppo di malviventi disposto a tutto pur di smerciare, vendere, drogare, istigare.

Più nel dettaglio, è stato accertato il ruolo primario di due coniugi gestori di un autolavaggio nel centro federiciano, da cui appunto il nome convenzionale dell’importante indagine di polizia giudiziaria eseguita, i quali si avvalevano, per lo spaccio al dettaglio e per la custodia dello stupefacente, della collaborazione di altri soggetti destinatari dell’analogo provvedimento cautelare.

 Alcuni componenti del gruppo criminale, inoltre, avevano anche rapporti con un referente del clan foggiano “Moretti-Pellegrino-Lanza”,  il quale a sua volta cedeva alla coppia grossi quantitativi di sostanze stupefacenti, prevalentemente cocaina e hashish: è stato infatti riscontrato come in un’occasione venne specificatamente acquistato un chilogrammo di cocaina, pagandolo 40.000 euro in contanti. E’ importante evidenziare come questa sia la prima volta in cui gli inquirenti riscontrano collegamenti affaristici tra la criminalità lucerina e la “Società foggiana”.

Un dato, questo, sicuramente significativo anche sotto il profilo della riconfigurazione territoriale degli equilibri di “potere” e di “alleanza” criminale anche in provincia nel settore del traffico di sostanze stupefacenti.

Particolare rilevanza, assumono i toni di alcune conversazioni in cui emerge la spregiudicatezza del gruppo criminale “smantellato”, sfociata a tratti anche in veri e propri atti di violenza (“…Devo picchiare a lui, alla moglie e al figlio……alla fine della settimana se non mi da i trecentotrenta euro lo uccido…quello là della montagna come l’ho picchiato……quella sera bam bum pugni in bocca, schiaffi in bocca, ….pugni nei denti”).

E c’è finanche chi si vantava di aver ridotto in un grave stato di tossicodipendenza uno dei clienti (“….l’ho fatto diventare io tossico amò… io l’ho fatto diventare tossico perchè quello più ce la dai e più diventi tossico hai capito…”).

Un volume d’affari di diverse decine di migliaia di euro Gli indagati, sottoposti alla misura di custodia massima del carcere sono stati quindi tutti associati presso la Casa Circondariale di Foggia, mentre i restanti sottoposti alle rispettive misure restrittive (arresti domiciliari o divieto di dimora).

 

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