Sanità regionale

Carenza di infermieri oltre i livelli di guardia. Il ‘colpo di grazia’ coi pensionamenti di Quota 100

Attualmente mancano 389 infermieri nelle strutture sanitarie molisane. Con i pensionamenti ordinari e quelli straordinari legati a Quota 100 la situazione, già precaria, rischia di implodere. Il grido d'allarme dell'Ordine delle professioni infermieristiche: "A fine anno la carenza potrebbe salire a 600 unità".

La sanità molisana non deve fare i conti solo con la carenza di medici ma anche con quella, altrettanto preoccupante, di infermieri. A lanciare l’allarme stavolta è l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Campobasso-Isernia (OPI) che fa notare come i pensionamenti legati alla cosiddetta Quota 100 varata dal Governo giallo-verde in carica potrebbe avere un effetto detonatore su una situazione già di per sé precaria.

A parlare sono le cifre che l’Ordine fornisce e che dicono che il Molise attualmente ha una carenza di infermieri stimata in 389 unità. A fine 2019, con i pensionamenti ‘ordinari’ sommati a quelli ‘straordinari’ di cui molti infermieri potrebbero usufruire avendo i requisiti richiesti dalla Quota 100 (62 anni di età e almeno 38 anni di contributi versati), le strutture sanitarie molisane potrebbero avere circa 600 infermieri in meno di quelli che servirebbero.

L’Ordine si è riunito lo scorso 1 luglio nel Consiglio Direttivo ed è stata proprio questa situazione spinosa ad essere affrontata dettagliatamente. “Il Molise è penalizzato da più fatti che combinati tra loro implodono con Quota 100”. Il primo di questi – come rilevato dall’Ordine – è sicuramente il fatto di essere ormai da anni in piano di rientro con tutte le ristrettezze che ne conseguono, “prima tra tutte in questo caso il blocco del turn over che non consente di ringiovanire gli organici perché non sono praticamente permesse nuove assunzioni”. E così accade che, mentre gli infermieri iscritti all’Albo nella nostra regione hanno un’età media di 45,7 anni – perfino più bassa di quella media nazionale che è di 47,1 anni – l’età dei dipendenti balza in alto e raggiunge una media di 54,2 anni, ben 8,4 di più.

“Questo significa – ed è il secondo fatto – che considerando chi si laurea in infermieristica già operativo (la laurea triennale è infatti direttamente abilitante) in un’età relativamente giovane (tra 21-22 anni), il combinato disposto tra età anagrafica ed età professionale porta gran parte degli infermieri nell’area di quota 100”.

Ma quanti saranno gli infermieri interessati dal provvedimento pensionistico? Saranno 243 gli infermieri che a fine anno raggiungeranno la famosa Quota. Di questi l’Ordine presume che 73 decideranno di usufruirne. Per l’OPI saranno infatti in molti con tutta probabilità ad optare per questa possibilità in considerazione del fatto che “quella dell’infermiere è una professione particolarmente gravosa, border line con quelle usuranti – e dovrebbe essere considerata tale – con la necessità anche di un impegno fisico notevole a cui non giovano sicuramente gli anni che avanzano”.

C’è poi anche un discorso relativo all’età media, molto avanzata, degli assistiti in una regione che invecchia più delle altre in Italia. “Gli infermieri con maggiore esperienza professionale, se possibile, sono quelli utilizzati sul territorio perché è opportuno mandare ‘a casa’ di un paziente cronico o non autosufficiente, anziano e comunque fragile, chi è in grado anche da solo e nell’immediato di affrontare problemi e bisogni di salute in tempo reale. Così capita che proprio gli infermieri con maggiore esperienza siano quelli che, avendo maturato un’anzianità professionale maggiore, possono usufruire magari con più facilità di Quota 100 e il territorio rischia di restare deserto”. Bisogni assistenziali del territorio che rischiano di restare senza risposta dunque. È questo il quadro preoccupante tratteggiato dall’Ordine professionale.

Ai pensionamenti ‘straordinari’ di Quota 100 bisogna poi sommare gli infermieri che andranno in pensionamento ‘ordinario’ con la fine del 2019 ovvero 129. E la carenza attuale di personale infermieristico in regione, considerando sia le strutture pubbliche che quelle private, è come detto di 389 unità. La somma tra carenza attuale e pensionamenti vari di qui a pochi mesi fa, appunto, 592.

Sulle strutture private – che rispondono al nome di Cattolica e Neuromed – l’Ordine fa una puntualizzazione importante: “Non dobbiamo considerare poi in Molise solo i dipendenti A.S.Re.M, abbiamo due grandi strutture che paradossalmente alzano l’asticella del personale. Ma se da un lato sono importantissime per la regione, dall’altro rischiano di falsare la situazione descritta con un territorio carente già di per sè e che con la possibilità di Quota 100 rischia di rimanere ancora più sguarnito. Infatti – prosegue l’Opi – la carenza ogni mille abitanti è praticamente azzerata senza Quota 100 proprio dagli organici di queste due strutture, senza le quali la regione sarebbe in grave deficit soprattutto sul territorio dove, data l’epidemiologia locale, ci sarebbe più necessità di assistenza, come dimostra anche l’ultimo rapporto Osservasalute”.

Il report dice inoltre che il Molise attualmente ha un rapporto di 13 cittadini per infermiere, mentre studi internazionale indicano la necessità di non oltre 6 assistiti per infermiere oltre i quali la mortalità sale in media a livello generale del 30 per cento. Secondo questi studi, nella dotazione organica – rapporto infermiere/pazienti – a ogni aumento di una unità-paziente per infermiere, la probabilità di morte del paziente aumenta del 7 per cento. Quindi logica vorrebbe che il Molise avendo 7 pazienti in più per ogni infermiere avrebbe un aumento del rischio di mortalità del 49%. Ciò per fortuna non corrisponde alla realtà dei fatti e l’Ordine spiega che se ciò non avviene è “per la capacità e la volontà dei professionisti di svolgere con qualità il loro lavoro ma proseguendo con la riduzione di organici potrebbe essere  impossibile mantenere questi parametri”.

600 infermieri (circa il 45% degli attuali) in meno di quelli che ci vorrebbero. Un vuoto pericoloso per l’assistenza sanitaria già provata del Molise.

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