Servizi sociali

Asili nido, dietrofront del Governo: fondi anche ai piccoli comuni. Esulta il Sud

Primo e importante risultato per le amministrazioni che avevano presentato ricorso che sarà discusso ad ottobre al Tar Lazio. A promuovere l'istanza la consigliera regionale del Pd Micaela Fanelli: "Il Governo aveva tolto soldi indispensabili per assicurare i livelli minimi di assistenza ai soggetti più deboli per finanziare politiche governative quantomeno discutibili". Soddisfatti anche gli avvocati Salvatore e Giuliano Di Pardo.

“Ci sarà una nuova distribuzione del Fondo di Solidarietà comunale” e riceveranno “risorse pure i Comuni che finora hanno ricevuto zero”. Le parole del sottosegretario Laura Castelli segnano un punto a favore delle amministrazioni, soprattutto del Sud e in particolare del Molise, in gravi condizioni socioeconomiche e in ritardo sull’erogazione di alcuni servizi.

Comuni che avevano deciso di presentare un ricorso al Tar per chiedere la corretta applicazione dei principi e dei parametri del federalismo fiscale.

Le dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario Castelli in una conferenza stampa dissipano i dubbi: l’esponente del Governo gialloverde ha illustrato la nuova definizione dei livelli di servizio da considerare nel calcolo del fabbisogno standard degli asili nido. In sintesi, significa che tutti i Comuni italiani riceveranno i fondi necessari a garantire questo fondamentale servizio. Almeno nelle intenzioni.

Per ora dunque i Comuni possono esultare per questo primo risultato. E in Molise la notizia è stata accolta con un sospiro di sollievo.

“Per primi, a livello nazionale, nel corso della nostra battaglia sul regionalismo differenziato, denunciammo l’illegittimità, oltre che l’incostituzionalità e l’ingiustizia, perpetrata dal Governo gialloverde – e in special modo dal Ministero dell’Interno – nel negare ai Comuni più svantaggiati le risorse necessarie per poter erogare le prestazioni minime, portando come esempio nazionale il “caso Riccia” (che per il 2019 si è vista assegnare una quota del Fondo di Solidarietà Comunale pari a 352.000 euro a fronte dei 1.425.000 ai quali avrebbe diritto) nella conferenza stampa di presentazione del ricorso tenuta in Senato lo scorso 21 marzo”, ha spiegato il Consigliere regionale Pd Micaela Fanelli, promotrice del ricorso amministrativo curato dallo studio legale Di Pardo.

Finalmente – il commento dell’avvocato Salvatore Di Pardo – il governo prende atto delle illegittimità dei criteri finora seguiti per ripartire le risorse del fondo perequativo di solidarietà comunale. Criteri che penalizzavano gravemente i piccoli comuni, in particolare del centro sud, non riconoscendo a questi alcuna risorsa per garantire ai bambini e alle loro famiglie il servizio di asilo nido. Zero erano infatti le risorse assegnate a fronte di migliaia di bambini fino a due anni a cui i comuni dovevano garantire il servizio”.

 

“Anche grazie al prezioso lavoro del giornalista de il Mattino Marco Esposto e del suo libro denuncia ‘Zero al Sud: la storia incredibile (e vera) dell’attuazione perversa del federalismo fiscale’, cui si aggiunge quello tecnico del responsabile finanziario dell’Unione dei Comuni del Tappino Mena Iapalucci, ci siamo resi conto che il Governo nazionale aveva di fatto stracciato ‘art. 119 della Costituzione, istitutivo del ‘fondo perequativo’, che serve a redistribuire risorse in favore dei Comuni più ‘deboli’, al fine di garantire che anche questi possano soddisfare i livelli minimi di assistenza, evitando così che in Italia esistano Comuni di serie A (cioè quelli che vengono prima, prevalentemente quelli del Nord Italia) e Comuni di serie B (quelli che vengono dopo, prevalentemente quelli del Sud)”.

Il fondo ripartisce le risorse in favore dei Comuni secondo due criteri: quello della spesa storica (e cioè attribuisce ad ogni Comune le risorse sulla base di quanto già in passato attribuito); quello perequativo (e cioè quello finalizzato a riequilibrare il deficit di alcuni Comuni). La legge ha previsto che gradualmente entro il 2021 si dovrà passare dal sistema storico a quello perequativo (basato sul fabbisogno di ogni Comune).

“Invece – continua Fanelli – il Ministro dell’Interno (Matteo Salvini, ndr) ha bloccato la progressione verso il sistema perequativo congelando la quota di riparto 2019 al 45% (la legge prevedeva invece che nel 2019 la quota ripartita secondo il criterio perequativo passasse dal 45% del 2018 al 60% del 2019); e ha confermato per tutti i Comuni gli identici importi assegnati al 2018, malgrado i fabbisogni del 2019 fossero diversi. Non solo, perchè al fine di reperire risorse per lo Stato, il Governo ha pensato bene di attingere dal fondo dei Comuni decurtandolo di oltre 500 milioni di euro, arrivando al paradosso dei Municipi che devono finanziare lo Stato. Dunque, in palese violazione del dettato costituzionale, si tolgono soldi indispensabili per assicurare i livelli minimi di assistenza ai soggetti più deboli (asili, disabili, trasporti, ecc.), per finanziare politiche governative quantomeno discutibili e certo non garantite dalla Costituzione (reddito di cittadinanza, quota cento).

Cosa ha comportato questo per il solo Molise? Significa almeno il 60% in meno del riparto del fondo di solidarietà comunale, circa 24 milioni di euro per 135 comuni molisani creditori. Praticamente tutti.

“E allora – ha concluso Micaela Fanelli – salutiamo con soddisfazione la ‘marcia indietro’ del Governo sui fondi necessari a garantire il servizio asili nido e restiamo fiduciosi sull’esito generale del ricorso”.

A ottobre il ricorso sarà discusso al Tar del Lazio.

La battaglia quindi continua. “Si tratta – secondo l’avvocato Giuliano Di Pardo – di un primo risultato di una lunga battaglia partita dal libro inchiesta di Marco Esposito che ha determinato una vera e propria rivolta dei comuni che hanno agito davanti al Tar del Lazio. Determinante è stata poi l’ordinanza del giudice amministrativo che ha imposto al governo di giustificare i criteri seguiti nel riparto delle risorse, alla luce del fatto che i comuni ricorrenti non ricevevano neppure un euro per garantire l’assistenza ai tantissimi bambini residenti. Tuttavia c’è grande soddisfazione perché il governo ha finalmente sanato una situazione oggettivamente illegittima e molto penalizzante per i comuni del sud”.

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