Non è questione di passaporto, di permesso di soggiorno, di colore della pelle. Al centro delle iniziative per la Giornata mondiale del rifugiato a Termoli c’è la persona, l’essere umano. Così come per altro ogni attività della Caritas diocesana e della Fondazione Istituto Gesù e Maria che da giovedì prossimo 20 giugno saranno impegnati per diversi giorni in una serie di eventi fra convegni, concerti, proiezioni cinematografiche e visite guidate del Borgo e della Termoli sotterranea. Una sorta di focus sugli invisibili, gli emarginati del nostro territorio.
“L’obiettivo di questa giornate è restituire la complessità, mostrare quanto ci sia da comprendere” sintetizza Luigi Muzio, uno dei tre operatori Caritas insieme con Roberto De Lena e Sabrina Del Pozzo ad aver preso parte stamattina 17 giugno alla conferenza di presentazione nella sede della Cittadella della carità di Termoli. Presenti anche suor Lidia Gatti, direttrice della Caritas diocesana, Gianni Pinto che da anni è colonna portante della stessa Caritas e Antonio D’Adderio, presidente della Fondazione Istituto Gesù e Maria.
‘Non si tratta solo di migranti’ è il titolo che è stato scelto per l’iniziativa, proprio perché l’attenzione va indiscriminatamente a italiani, comunitari, extra europei. “Il motto del vero cristiano è partire dagli ultimi” ha dichiarato suor Lidia Gatti riprendendo le parole di Papa Francesco nel suo lungo excursus storico sulla giornata mondiale del rifugiato. “Non si tratta solo di migranti perché interessandoci di loro ci interessiamo di noi tutti”.
Le iniziative inizieranno giovedì pomeriggio 20 giugno alle 18 con il convegno sulla tratta degli esseri umani per lavoro o prostituzione dal titolo ‘Mai più schiave né schiavi’.
“Si calcola che nel mondo ci siano 40 milioni di persone in situazioni di grande sfruttamento – ha detto Sabrina Del Pozzo -. Non dobbiamo definire le donne prostitute ma prostituite perché c’è qualcuno che ne compra o ne sfrutta il corpo. In Molise il fenomeno della prostituzione interessa donne nigeriane nel 90 per cento dei casi, donne fra i 20 e i 30 anni. Ma ci sono anche donne da Costa d’Avorio, Sudan ed Est Europa e lo sfruttamento della prostituzione maschile, anche questa in gran parte di nigeriani”. Sempre secondo Del Pozzo “lo sfruttamento lavorativo è maggiormente in agricoltura e non soltanto al Sud, tramite lavoro nero e in alcuni casi riduzione in schiavitù dei lavoratori”.
Il giorno successivo, venerdì 21 giugno alle 21 invece verrà proiettato alla Scalinata del Folklore il film ‘Paese Nostro’, che illustra le difficoltà del sistema di protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
“Quando penso che Termoli ha consentito la nascita di uno Sprar provo orgoglio, perché ha permesso che delle persone vedessero un futuro, una speranza” ha dichiarato Luigi Muzio. “Le migrazioni ci sono sempre state, a cambiare è il nostro approccio. Nella mia esperienza ho incontrato tante persone che erano in fuga da una morte certa”. Qualche numero sulla realtà nostrana. “Abbiamo 76 posti e 65 persone accolte, quasi la metà sono minorenni fra Termoli, Larino e Ururi. Abbiamo soprattutto famiglie, donne sole, bambini inseriti nelle scuole. Tentiamo l’inclusione di queste persone. Proviamo a scacciare l’emarginazione sociale, non potremmo farlo senza una rete costituita, è con questa rete che abbiamo deciso di progettare questi eventi”.
Sabato 22 giugno alle 22 invece spazio alla musica col concerto ‘Je suis Napolitain’, sempre nello scenario della Scalinata del Folklore, per mettere in evidenza il tema dell’emigrazione oltre che dell’immigrazione. “Oggi accogliamo oltre 70 persone, ma dal 2011 a oggi, cioè da quanto esiste lo Sprar a Termoli, sono centinaia le persone accolte da noi” ha spiegato Antonio D’Adderio.
La settimana successiva un importante focus giovedì 27 giugno alle 18,30 sull’emergenza casa con il convegno ‘Housing First e diritto all’abitare’. Secondo Gianni Pinto “si tratta di riumanizzare le persone. I senza fissa dimora sono una fetta importante di chi si rivolge a noi e sono persone. Housing first vuol dire prima la casa. È un ribaltamento di fronte, non è la panacea, ma è fruibile solo da persone che hanno problemi e a cui va garantito l’accesso alla casa, cioè a una abitazione.
I senza fissa dimora sono spesso uomini, italiani, sopra i 50 anni, quasi sempre con problemi di alcol, incapaci di attenersi a regole di vita sociale. Avere una casa – ha continuato Pinto – per loro non è un premio, ma serve a ridurre il danno, a ridare umanità a persone che altrimenti restano invisibili, continuando a far crescere le nostre paure, perché anche loro sono diversi e quindi stranieri. Noi abbiamo chiesto che venisse data la residenza per i senza fissa dimora, perché significa garantire un medico, garantire che quelle persone possano curarsi”.
Sempre giovedì 27 ma alle 21 nuova proiezione alla Scalinata del Folklore con ‘Elling’, mentre venerdì 28 giugno sarà il giorno della presentazione della campagna ‘Liberi di partire, liberi di restare’ che intende far crescere la consapevolezza dell’accoglienza.
“Con queste iniziative si va verso una valorizzazione del lavoro di rete che conduciamo da anni. Intendiamo spaziare il più possibile dentro le tematiche, uscire dalla logica dei servizi, ma andare verso una integrazione dei servizi” le parole di Roberto De Lena che ha annunciato come verranno lanciare proposte e illustrate esperienze “più avanzate da altre territori”.
Quindi il riferimento all’attualità e a un punto di vista diverso da cui vedere i fenomeni di migrazione e accoglienza secondo la visione “prima gli ultimi senza discriminazioni di alcun tipo e prima le politiche sociali. Occorre ribaltare la logica, riprendere in mano i temi sociali fondamentali altrimenti la vulgata ‘prima gli italiani’ avrà sempre la meglio. Non sono i migranti la causa della crisi economica. È il sistema globale che provoca migrazioni di massa”.
Si è discusso anche di come le persone hanno cambiato il loro atteggiamento nei confronti dei migranti. “All’inizio le persone quasi non ne sapevano nulla, nel 2011 i migranti erano pochissimi e non c’era la gestione emergenziale che per me è stato il grande problema dell’Italia” ha detto Gianni Pinto. “Qui in Molise percentualmente abbiamo il numero più alto di migranti e non siamo forti dal punto di vista lavorativo. Così alcuni hanno storto il naso. Ma il nostro è un sistema diverso da quello della gestione emergenziale dei centri di accoglienza dove veniva ammassata la gente a non fare nulla, invece che far partire progetti di integrazione”.
“Le recenti modifiche normative – ha aggiunto De Lena – vanno a sposare il sistema emergenziale, c’è una tendenza allo smantellamento del sistema Sprar. Non sappiamo infatti fra qualche mese in che condizione lavorativa ci troveremo”.
Per chiudere il programma, sabato 29 giugno si è scelto un percorso fra storia, cultura e integrazione. Alle 10 via a ‘Borgo aperto’, con visite guidate del Paese vecchio e dalle 12 alle 19 visite della Termoli sotterranea. Infine gran chiusura alle 21 in piazza Duomo col concerto dell’orchestra ‘Punto di valore’.
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