Emergenza camici bianchi

Sanità, il giorno degli incontri romani per reclutare i medici dell’Esercito. “Si rischia la chiusura di molti reparti”

Le assunzioni sono bloccate, il deficit della sanità molisana ferma i concorsi. Il decreto Calabria, unica chance per superare il blocco del turnover come diretta conseguenza del buco da 22 milioni che il Molise deve restituire, non si sa quando verrà convertito in legge. Tempi incerti, mentre il governo nazionale si trova in una fase critica, che non facilita certo le cose.

Per il Molise è allarme rosso. “Siamo già oltre l’emergenza, siamo a un punto di non ritorno se non cambia qualcosa subito, adesso” dicono dal San Timoteo di Termoli, dove mercoledì potrebbe dover chiudere i battenti il reparto di ortopedia per assenza di medici (qui un approfondimento di Primonumero.it sul reparto che rischia la chiusura)

Così oggi il commissario straordinario Angelo Giustini è a Roma per incontrare il ministro della Salute Giulia Grillo e soprattutto per verificare se tra i 105 camici bianchi dell’Esercito italiano individuati dal dicastero se ne possano selezionare alcuni (ne servirebbero, subito, almeno 20) che rispondano ai profili richiesti. Ortopedici, ginecologi, anestesisti e rianimatori in primis. Ma anche medici per la Medicina d’urgenza, il reparto cui è agganciato il Pronto Soccorso di Termoli che è al collasso completo, e dove a fronte di carenze gravissime di personale è attesa una mole di richieste triplicata nel momento in cui – tra pochissimo – la costa registrerà la consueta impennata di turisti.

“L’evidente contrazione di risorse – ha spiegato ieri in una nota il commissario alla Sanità, Angelo Giustini – mette sempre più a rischio il mantenimento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), dunque, si profilano per i cittadini molisani ancora viaggi della speranza”.

L’ultima spiaggia è l’Eercito, nel quale “reclutare” medici militari da prestare, per almeno 5 mesi, alla medicina civile. Bisogna vedere quanti saranno disposti a trascorrere in Molise un periodo di almeno 5 mesi, il tempo necessario a ingranare con i concorsi e permettere al personale la rotazione delle ferie. E verificare le competenze specifiche richieste per lavorare in corsia, quindi le singole specializzazioni.

Un caos, una situazione drammatica, la conseguenza di una gestione della sanità cominciata decenni fa. “Il problema è al monte” dichiara Giustini parlando di responsabilità politica tutta regionale. “Dopo 12 lunghi anni e di inappropriata programmazione sanitaria del passato che ha creato, come conseguenza, concorsi deserti e carenza oggettiva di specialisti”.

È una corsa contro il tempo, nella quale bisogna vedere – precisa il direttore amministrativo Antonio Forciniti da Campobasso, dove anche oggi i vertici aziendali Asrem stanno discutendo della questione – “se ci sono delle figure compatibili con quelle che sono i ruoli richiesti negli ospedali di Termoli, Isernia e Campobasso”.

Le prestazioni aggiuntive, i turni straordinari, tutti gli sforzi fatti finora non sono più sufficienti a garantire il servizio sanitario. È il Molise oggi è su tutti i giornali, nelle radio e nei telegiornali nazionali, con un caso-limite che ha bisogno di una risposta immediata.

“Il Molise – sintetizza il Corriere della Sera – è una delle regioni italiane il cui il servizio sanitario è commissariato a causa della pesante situazione debitoria. Il piano di rientro prevede la restituzione di 22 milioni di euro. Il paradosso del Molise è anche quello di avere una delle maggiori disponibilità di posti letto (6,5 ogni mille abitanti a I sernia, il doppio di molte città del Nord) ma anche l’impossibilità di farli funzionare. A peggiorare la situazione anche l’entrata in vigore del regime pensionistico di “quota 100” che ha provocato l’uscita anticipata dal lavoro di molti medici”.

Ora l’ultima parola spetta all’Esercito italiano.

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