Chiusura punto nascita termoli

Il segretario Facciolla: “Con noi debiti sanità quasi azzerati”. Accuse a Toma e 5S: “Sapevano ma hanno aspettato le elezioni”

Il Commissario Giustini, il Governo giallo-verde, il Presidente della Giunta regionale Donato Toma e la delegazione parlamentare del M5S: tutti colpevoli a vario titolo, per i vertici dem riuniti oggi in conferenza stampa a Termoli, di non aver fermato il piano scellerato che starebbe portando verso l’azzeramento – o quasi – della sanità pubblica molisana. In questo senso la chiusura del Punto Nascite del nosocomio termolese sarebbe solo un ‘primo atto’.

Ne hanno per tutti i vertici dem Vittorino Facciolla e Oscar Scurti. Il segretario regionale in particolare muove accuse ben precise in seguito a quanto avvenuto con la chiusura del Punto Nascita dell’Ospedale termolese. Da Toma alla delegazione parlamentare del M5S – “sapevano da tempo ma hanno aspettato il post-amministrative” -, dal Governo giallo-verde e dal suo Ministro alla Sanità Giulia Grillo passando per il Commissario Giustini.

“Un fatto increscioso, leso il diritto costituzionale alla salute di un territorio intero che ha un bacino di utenza che supera le 100mila persone”, così il segretario e consigliere comunale Scurti che ha da subito messo in luce quelle che saranno le conseguenze ovvero “un aumento della mobilità passiva verso Vasto con ulteriore aggravio dei costi”.

Diversi i punti contestati dal segretario Facciolla, tanto per cominciare: “Il provvedimento di Giustini è illegittimo perché in contrasto col Piano Operativo Sanitario 2015-2018, approvato con legge dello Stato”. Sarebbe in contrasto perchè il suddetto piano prevedeva per il territorio bassomolisano la presenza di una Unità Operativa Semplice in Pediatria e una Complessa per Ostetricia e Ginecologia. “Nel provvedimento oltretutto non c’è un piano delle emergenze, una donna che ha un parto violento come fa? Dove va?”

Il Commissario avrebbe potuto e dovuto, secondo il segretario regionale del Pd, presentare il nuovo P.O.S., riferito al triennio 2019-2021. E invece non lo ha fatto subito affidandone poi la stesura all’Agenas, un’agenzia esterna che funge da controllore. “È un po’ come affidare le pecore – i molisani – al lupo”.

L’ex vice presidente regionale difende con veemenza l’operato della Giunta Frattura. “Eravamo quasi fuori dal Piano di rientro, con i debiti praticamente azzerati. E proprio questo ci ha permesso di sbloccare nel 2017 il turnover”. Perché il problema della sanità molisana, questo ormai è lapalissiano, è strettamente collegato con la carenza di medici e personale. “Perché per Ostetricia e Ginecologia non è stato indetto un concorso?”. Per questo ed altro è stata depositata ieri in Consiglio Regionale una interrogazione urgente per avere risposte da Giustini, dal Presidente Toma e dal direttore generale Asrem Gennaro Sosto.

Il Segretario smentisce poi categoricamente, con dati e cifre, che con la passata legislatura regionale targata Pd si siano trasferiti soldi dalla sanità pubblica a quella privata. “Nei nostri 5 anni di mandato ai privati sono stati trasferiti 13 milioni in meno a fronte di un aumento di spesa sanitaria di 60 milioni”. Il sospetto dei dem è che oggi si privilegi invece proprio lo strumento della convenzione con i  privati, e i nuovi ambulatori della Cattolica ne sarebbero un chiaro indizio. “Ci imputano responsabilità passate quando il Commissario è stato nominato con 7 mesi di ritardo”. Era il dicembre 2018 quando Giustini fu nominato. Sul punto il segretario di federazione Scurti afferma che già a novembre aveva cercato di sollecitare i rappresentanti parlamentari del 5S. “Questa fase è stata gestita malissimo e non c’è stata discussione alcuna”, rincarando poi con l’accusa ben precisa del “sapevano, ma hanno aspettato il dopo elezioni amministrative”.

 

Il segretario è un fiume in piena quando si affronta il discorso della scelta di preservare il Punto Nascite di Isernia a danno di quello di Termoli. “Se qualcuno ha barattato Termoli con Isernia se ne dovrà assumere le responsabilità, rispondendone sia ai cittadini che alla Legge”. E ancora: “Le dichiarazioni del Ministro Grillo sono false e di una gravità inaudita, io non credo che ciò sia mai avvenuto”.

Per l’ex sindaco di San Martino in Pensilis la Regione in tutto ciò è dolosamente latitante. “Mi dicono che Toma stia tenendo una conferenza in questi minuti, io mi auguro che deciderà di impugnare con noi questo provvedimento”. Ma al Presidente della Giunta viene imputato di essere stato a guardare quando altro si sarebbe potuto fare. “Mi sarei aspettato che ponesse in essere azioni per il pareggio di bilancio o che chiedesse alle altre Regioni il cosiddetto vincolo di solidarietà”. “E invece – tuona Facciolla – in campagna elettorale ventilava l’ipotesi di ottenere una deroga al Decreto Balduzzi (quello dei 500 parti l’anno, ndr) ottenendo un Dea di 2° livello, cosa impossibile in Molise”. “E ora che fa? Sta zitto, quando Giustini firmava il decreto di chiusura era a Bruxelles a inaugurare Molise House”, commenta sarcastico.

 

La prospettiva è amara: “Temo – chiosa Facciolla – che siamo solo all’inizio di un piano di smantellamento della sanità pubblica. Il modello che stanno costruendo prevedrà il solo ospedale di Campobasso e la chiusura dei nosocomi di Termoli e Isernia”.

Ma promette: “Siamo solo all’inizio di una battaglia che ci vedrà protagonisti ma senza fare strumentalizzazioni politiche”. Niente vessillo del Pd, insomma, per una battaglia che è di tutti. Ma sulla quale non potrà non interrogarsi la politica.

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