“Due minuti più tardi e sarebbe morto”. A parlare è proprio lui, Emilio Ricci, che ha scelto di raccontare la vicenda, in esclusiva a Primonumero.it che lo ha contattato, per lanciare un monito importante: “Se vedete qualcuno che vuole farla finita, chiamate le forze dell’ordine. Ogni vita conta e merita di essere salvata”.
La storia inizia in un martedì uguale a tutti gli altri, se non fosse per la chiamata giunta alla caserma della Polizia Locale di Guardialfiera, attorno alle 11 del 25 giugno: “C’è un uomo che si è arrampicato sul guard-rail e guarda giù”, racconta un ragazzo di Guardialfiera che si trovava a passare sul viadotto diretto a Termoli. Dall’altro capo della cornetta c’è Emilio che, inizialmente incredulo, pensa possa trattarsi di un turista impegnato a fotografare la splendida vista che si gode da lassù, ad una ventina di metri di altezza, dove la natura incontaminata apre lo sguardo su un cielo azzurro. “Non sono rari i turisti che si fermano lì per riprendere la natura”, confessa Emilio.
Il ragazzo, guardando meglio, si accorge che l’uomo sul cordolo del guard-rail non ha con sé una macchina fotografica e riferisce ad Emilio quanto constatato: “Arrivo subito”, risponde il Responsabile della Polizia Locale. Il ragazzo, però, decide di attendere l’arrivo di Emilio, per assicurarsi, in qualche modo, che l’uomo resti esattamente dove si trovi: “È rimasto ad un centinaio di metri da lui, scrutandolo da lontano per paura che, vedendolo avvicinarsi, potesse decidere di buttarsi”.
Emilio, che per lavoro si occupa della sicurezza dei cittadini, non perde tempo. Chiede a due consiglieri, l’ex Brigadiere dei Carabinieri Antonio Tarchini e l’ex Maresciallo Peppe Ruggiero, che erano con lui in quel momento, di seguirlo. Saliti in macchina impiegano un paio di minuti per arrivare sul viadotto e notano immediatamente una macchina parcheggiata. Qualche metro più avanti c’è l’uomo, circa 35 anni, fermo sul ciglio: pochi centimetri di cemento armato a reggere i suoi piedi, il suo corpo e, sotto, il vuoto.
“Mi sono avvicinato lentamente perché temevo che potesse buttarsi se mi avesse visto arrivare di corsa – confessa Emilio che era affiancato dai due consiglieri – Ho iniziato a porgli domande semplici. Come stai? Cosa fai qui?”. Domande semplici, utili per tentare di metterlo a suo agio e fornirgli fiducia. L’uomo, con il volto ricolmo di lacrime, ha iniziato a parlare con Emilio, rispondendo alle sue domande. “Ad un certo punto gli ho domandato se avesse una famiglia. Mi ha risposto che ha due figli ed ho visto i suoi occhi illuminarsi mentre parlava di loro. Ho capito che il legame con la sua famiglia era importante e gli ho detto che, qualunque problema avesse, qualunque situazione lo avesse portato fino a lì, si sarebbe risolta. Ho cercato di farlo immedesimare nei suoi figli dicendogli di pensare a loro ed a come si sarebbero sentiti senza di lui”.
Parole di conforto che, sfortunatamente, hanno solo rallentato l’inevitabile: un salto nel vuoto fatale. L’uomo, infatti, seppure iniziava ad aprirsi con Emilio, ed inizialmente titubante dal lasciarsi andare, decide di farla finita. Apre le mani, le uniche che lo tenevano ancorato a quel guard-rail, e si butta in avanti. Emilio, però, nota il gesto e corre verso di lui: “L’ho recuperato per la cintura dei pantaloni. Accanto a me c’erano i due consiglieri che sono corsi dietro di me e mi hanno aiutato a tirarlo giù dal guard-rail”.
Dopo averlo salvato in extremis, Emilio ed i due consiglieri sono rimasti accanto a lui, in attesa dell’arrivo dei Carabinieri: “L’abbiamo preso sotto braccio, abbiamo camminato assieme per una cinquantina di metri, parlando del più e del meno”. Mentre i quattro camminano e parlano, arrivano anche due pattuglie del 112, una da Guardialfiera ed una da Casacalenda. Poco più tardi giunge anche un’auto con a bordo la famiglia: sua moglie, sua madre e suo fratello. “Ci hanno ringraziati per averlo salvato. La scena più bella? L’abbraccio tra lui e sua madre. Piangevano entrambi e sono andati via insieme”.
Una storia di coraggio ed amore, senza vincitori, ma solo persone comuni che hanno compiuto un grande gesto: “Quando salvi una vita umana ti senti sempre soddisfatto – ha concluso Emilio – Ma il vero eroe è il ragazzo che mi ha chiamato. Se non fosse stato per lui, avremmo raccontato un’altra storia”.
Emilio Ricci è l’unico Vigile Urbano di Guardialfiera, Responsabile della Polizia Locale e dei nonni vigile e, tra un anno e mezzo, andrà finalmente in pensione dopo una vita a servire la sua comunità. Ma lui continuerà a vigilare sui cittadini, sempre pronto ad aiutare: il 12 novembre 2010, infatti, Emilio ha salvato una signora che era rimasta intossicata dal fumo, che aveva invaso la sua abitazione, in seguito ad un principio di incendio scaturito da una fuga di gas. Un gesto eroico che gli è valso la medaglia di bronzo della ‘Fondazione Carnegie per gli atti di eroismo’.
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