La mannaia

Corsa contro il tempo per non chiudere i reparti del S.Timoteo: la soluzione non si trova, l’assistenza precipita

Il Punto Nascite e la Pediatria di Termoli saranno chiusi a giorni se non si troverà una soluzione-tampone. L'unica è il pediatra esterno, che però è stato già bocciato dal Ministero per incompatibilità. Ultimi giorni di disperati tentativi di salvare le due unità operative, ma di fatti concreti all'orizzonte non ce ne sono. La ministra Trenta ha ammesso che l'invio di medici militari è "una soluzione ancora da valutare", mentre la promessa del ministro Giulia Grillo di assumere specializzandi non si potrà attuare prima dell'autunno. Intanto l'assistenza sanitaria bassomolisana continua a sprofondare, e le segnalazioni di disservizi si moltiplicano.

Ancora qualche giorno – due o tre – prima di capire se il Punto nascita di Termoli e il reparto di Pediatria possano sopravvivere. Oppure se, come è stato prospettato, debbano chiudere per mancanza di medici e impossibilità di garantire i turni di lavoro in estate. In entrambe le unità operative infatti i camici bianchi in servizio sono meno della metà di quelli necessari a garantire una rotazione sicura e “a norma di legge”.

Corsa contro il tempo dunque fra incontri, vertici, confronti coi medici, analisi dei maggiori impedimenti a reperire un pediatria esterno. Se la figura professionale reperita fuori dalla Asrem (in Molise i pediatri sono pochissimi e già tutti impegnati) non verrà garantita all’ospedale San Timoteo, il reparto dovrà chiudere i battenti.

Non ci saranno alternative, fanno sapere i vertici dell’azienda sanitaria, che da Roma aspettano di conoscere l’esito della ennesima richiesta inoltrata per assumere un pediatria che durante il turno di notte possa coprire anche il nido e il Punto nascite. Una figura che fino a due settimane fa esisteva, ma poi è stata abolita per eccezioni di incompatibilità sollevate proprio dal Ministero. Quel Ministero al quale si chiede disperatamente una risposta concreta.

Le speranze di non chiudere sono affidate infatti alla remota possibilità che l’ospedale San Timoteo possa essere dotato nuovamente del pediatra esterno. Se no si chiude, si sospendono i ricoveri delle partorienti e si dice addio al nido. E, a catena, al reparto che ospita pazienti tra 0 e 13 anni, dove la volontà manifestata dai giovani e appassionati medici di rinunciare alle ferie pur di salvare il salvabile non basta.

Lavorare in queste condizioni – realmente disumane – con la carenza di camici bianchi comincia a diventare pericoloso. “Basta ai turni non conformi prima che venga lesa nei fatti la sicurezza dei pazienti e distrutto il prestigio dei medici” è l’appello del medico sindacalista Giancarlo Totaro, che prevede in queste condizioni, dati statistici alla mano, “una impennata di episodi di malasanità soprattutto per le patologie tempo dipendenti”.

A essere in ginocchio, del resto, sono tutti i reparti e non solo la pediatria. Il Pronto Soccorso, ad esempio, dove il volume di casi trattati giornalmente cresce di ora in ora e si prevede una affluenza record con l’imminente ondata di caldo torrido preannunciata dagli esperti meteo, è al collasso.

Non rassicurano certo le dichiarazioni fatte domenica, in occasione della visita a Campobasso per la festa del Corpus Domini, dal ministro alla difesa Elisabetta Trenta che ha nuovamente annunciato la possibilità di inviare medici delle Forze Armate per coprire il buco di organico ormai irreversibile degli ospedali molisani, balzati in tutta la cronaca nazionale.

La ministra, al di là delle dichiarazioni iniziali, ha dovuto ammettere che la situazione non si riesce a sbloccare. “Al momento non abbiamo ancora trovato una soluzione, stiamo continuando a cercarla”.

Falsa, illusoria, la semplificazione operata da alcuni media che hanno riferito circa l’imminente invio di medici dell’esercito in Molise. “Noi non ne sappiamo nulla – aggiungono dalla Asrem – e anzi, sappiamo che la soluzione è stata bocciata proprio dal Ministero”.

Come dire: a Roma si mettessero d’accordo, senza creare false aspettative in un momento oltremodo drammatico, nel quale i sindaci del Bassomolise hanno inoltrato una richiesta formale per avere un incontro con i vertici dell’azienda sanitaria nel tentativo in extremis di salvare il San Timoteo da chiusure che – è facilmente intuibile – rappresentano l’anticamera della morte dell’assistenza pubblica sul territorio.

Né è sufficiente a spingere all’ottimismo la promessa del ministro Giulia Grillo (anche lei 5 Stelle) che ha annunciato l’assunzione di medici specializzandi, quelli cioè che non hanno ancora terminato il corso di specializzazione in una disciplina medica, e che comunque non saranno assunti – ammesso che se ne possano trovare di compatibili con i profili richiesti a Termoli, in un momento in cui in Italia mancano almeno 8mila camici bianchi – prima dell’autunno. E intanto?

Intanto si rischia seriamente di abbassare le saracinesche dell’ospedale. E tutto avviene mentre i pazienti continuano a lamentare una serie di disservizi e inefficienze, da liste d’attesa interminabili a disguidi nelle visite in ambulatorio. Solo ieri mattina è arrivata la segnalazione di un ragazzo termolese costretto a ricorrere a una visita specialistica che a Termoli non si sarebbe potuta fare prima di settembre. “Così mi hanno dato appuntamento a Campobasso, al Cardarelli – racconta – ma il medico è arrivato con due ore di ritardo perché doveva venire da Termoli”.  Paradossi che costituiscono solo la punta dell’iceberg in una sanità che sprofonda vertiginosamente verso il basso.

 

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