Ospedale san timoteo decapitato

Chiusura Punto nascite e Nido, sindaci pronti a riconsegnare le fasce a Mattarella. Si valuta anche ricorso al Tar

D'ora in poi nessun "Nato a Termoli" sui documenti di identità: amarezza e rabbia per lo stop ai parti in Ostetricia causa carenza di medici. I sindaci chiamano in causa la delegazione parlamentare dei 5 Stelle (4 onorevoli) per percorrere la strada politica presso il ministro della salute e delle Finanze. E studiano la possibilità di fare ricorso al Tar contro il decreto di chiusura del Commissario ad acta.

D’ora in poi sarà impossibile leggere su un documento di identità “Nato a Termoli”. Il punto nascita dell’ospedale San Timoteo – a partire dal 7 luglio – non esisterà più. In questi giorni saranno smaltiti gli ultimi ricoveri e probabilmente effettuati gli ultimi parti della storia ostetrica bassomolisana. Il decreto firmato dai commissari ad acta Giustini e Grossi è chiarissimo e, per ora, irreversibile.

Le pazienti che hanno bisogno di mettere al mondo figli potranno farlo, dopo la prima settimana di luglio, soltanto in ospedali che non siano il San Timoteo. Vasto, Campobasso, altre strutture presenti in un raggio relativamente vicino. Ma non a Termoli.

Guarda l’intervista al primario facente funzione Bernardino Molinari

 

Non c’è personale, è questo è il principale problema come dichiarato dal sindaco di Termoli Francesco Roberti al termine del lungo confronto con i vertici della sanità e gli stessi commissari ad acta. Pochi camici bianchi e parti insufficienti, per numero, a mantenere il presidio natalità che si trasformerà in un ambulatorio di ginecologia e ostetricia, così anche la pediatria inevitabilmente finirà per diventare un ambulatorio con possibilità di ricovero ma senza il Nido.

Né madri né neonati: la mannaia che si è abbattuta sull’ospedale lascia l’amaro in bocca, riempie di indignazione e certifica il fallimento di un intero territorio, nonché della sua classe politica.

Sotto accusa stavolta finisce la delegazione parlamentare del Molise. In modo particolare i quattro onorevoli del MoVimento 5 Stelle, due alla Camera e due al Senato, principali interlocutori con il ministro della Salute Giulia Grillo e il ministero della Economia e delle Finanze. Da loro al momento nessuna voce è arrivata.

Ma ieri sera, al termine del confronto in sala consiliare a Termoli, i primi cittadini del Bassomolise, ampiamente rappresentati da una ventina di sindaci, hanno deciso come primo passaggio di convocare con urgenza i deputati Antonio Federico e Rosa Alba Testamento, nonché i senatori Fabrizio Ortis e Luigi Di Marzio, che peraltro è già stato direttore sanitario del cardarelli.

“Crediamo sia un passaggio necessario recarsi a Roma e arrivare perfino a riconsegnare le fasce in segno di impossibilità di amministrare il territorio, noi che costituiamo la prima garanzia per il diritto alla salute pubblica, in queste condizioni” spiega a margine del confronto il sindaco di Guglionesi Mario Bellotti che ha posto all’attenzione anche la possibilità di fare un ricorso al Tribunale amministrativo regionale per chiedere la sospensiva del decreto commissariale. Ci stiamo organizzando in questo senso confermano i colleghi, da Di Pardo a Caporicci a Di Matteo, da Primiani a Silvestri, da Travaglini a Della Porta agli altri. Sindaci Uniti dalla necessità di continuare a difendere l’ospedale di Termoli in tutti i modi possibili, al di là delle appartenenze politiche, perché “un ospedale non si può chiudere come un qualsiasi negozio” sintetizza Francesco Roberti.

“Abbiamo deciso di fare tutto quello che possiamo fare – aggiunge – avendo compreso in maniera lampante che c’è un fortissimo problema di personale. I 10 anni di blocco del turnover e di mancanza di assunzioni hanno decretato la morte del San Timoteo” dice il sindaco che ringrazia commissari e direzione generale per aver chiarito le ragioni della chiusura del punto nascita e per aver illustrato il  quadro (decisamente nero) al punto di vista della sopravvivenza anche di altri reparti.

“Dagli aspetti analizzati però –  rimarca Roberti – emerge il problema politico. Pertanto abbiamo bisogno di relazionarci direttamente col ministro Grillo e con il Mef perché non è concepibile che al Molise venga chiesto di fare sacrifici continuamente, quando si tratta di emergenza acqua o emergenza rifiuti, e poi si tratti questa regione come una regione che non esiste, dove ci sono cittadini di serie b. Andremo da Mattarella a rivendicare la nostra dignità e la necessità di salvaguardare la salute dei cittadini”.

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