Il fattore tempo

Ragazzo operato d’urgenza per una emorragia: “Sono vivo perché a Termoli esiste ancora un ospedale”

Antonio Berchicci, farmacista di Guglionesi, può raccontare il lieto fine della disavventura dopo un intervento che gli ha salvato la vita e che è stato possibile perchè ha raggiunto in tempo la sala operatoria. Ma che sarebbe successo se a Termoli non lo avessero potuto operare? Un caso che fa riflettere, specialmente in un momento in cui il nosocomio San Timoteo è quasi abbandonato a se stesso, con reparti chiusi e pochissimi medici.

Si trovava nell’attività di famiglia, dove aveva appena concluso il turno del mattino e stava sistemando le cose, quando è stato colpito da una emorragia improvvisa. “Sono vivo grazie alla presenza dell’ospedale San Timoteo” racconta Antonio Berchicci, 30 anni di Guglionesi, farmacista. “Se non ci fosse stato l’ospedale a Termoli non avrei fatto in tempo e oggi non potrei raccontare il lieto fine di quanto mi è accaduto”.

Una storia che colpisce, la sua, perché proprio il tempo ha giocato un ruolo decisivo. Mezz’ora dopo la violenta perdita di sangue, innescata da una complicazione seguita a un intervento di tonsillectomia cui era stato sottoposto diversi giorni prima, si trovava già in sala operatoria. Era martedì 30 aprile, un giorno che ora non dimenticherà più. Alle 13 e 30 l’emorragia, alle 14 e 10 stava entrando, in barella, nella sala operatoria accompagnato dai rianimatori.

Una corsa in ospedale con l’auto privata per fare prima, lui stesso ha avvertito telefonicamente il 118 che stava arrivando un caso grave. Al San Timoteo hanno predisposto tutto nel più breve tempo possibile e gli hanno salvato la vita, perché una emorragia di quel tipo richiede una operazione tempestiva finalizzata a suturare i vasi che perdono sangue.

7 giorni dopo quella disavventura e dopo 5 giorni di ricovero in chirurgia, perché il reparto di Otorino che lo ha seguito è di fatto “chiuso”, declassato a unità semplice e accorpato a chirurgia generale con una dotazione di due soli posti letto, Antonio Berchicci sta bene, si è ripreso e può ringraziare i medici e il personale che lo ha assistito dal momento in cui ha messo piede in ospedale. “Grazie al dottor Rosati, alla dottoressa Di Iulio, al primario Serafini e agli anestesisti Germele e Giannantonio” dice, riflettendo soprattutto su un aspetto: “Come per altri casi e patologie, anche per quanto mi riguarda intervenire subito era fondamentale. Nelle mie condizioni, a detta dei medici, non sarei riuscito ad arrivare a Campobasso, non avrei potuto aspettare oltre”.

In pratica senza l’intervento a Termoli, in un ospedale che pure continua a essere sistematicamente depotenziato e lasciato a secco di medici e infermieri, Antonio non sarebbe nella condizione di poter riferire quello che gli  successo. Una vicenda che ancora una volta pone l’attenzione generale sull’importanza strategica, per il diritto alle cure dei pazienti, di un presidio come il San Timoteo, dove si lavora in condizioni sempre più difficili e con un organico dimezzato rispetto alle necessità reali della popolazione.

Non è scontato, in un contesto come questo, che si riescano ad adottare sempre le procedure più efficaci per salvare la vita dei pazienti con patologie tempo-dipendenti. La tac rotta della scorsa estate – guasto che si è ripetuto di recente, con tre giorni di interruzione del servizio e trasferimento all’esterno dei esami urgenti – costata la vita a un cittadino di Larino, ne è la dimostrazione.

E, per quanto riguarda il reparto di Otorinolaringoiatria, un tempo nemmeno troppo lontano fiore all’occhiello del San Timoteo con una massiccia mobilità attiva da fuori regione, la situazione è catastrofica. Trasformato in unità operativa semplice con decreto ministeriale, ha una attività operatoria ridotta e posti letti al lumicino: due sono in Chirurgia generale, cui il reparto è accorpato, e due sono dedicati alle operazioni in day surgery.

Antonio Berchicci è stato anche fortunato: che sarebbe successo se l’emorragia lo avesse colpito un giorno festivo, in un orario ben più problematico per i turni ospedalieri delle 14? Difficile fare ipotesi, ma quello che è certo è che il declassamento di Otorino ha comportato oltre a una perdita sostanziale di introiti per le malmesse casse della sanità molisana, un danno per i cittadini e potenziali pazienti.

Intanto continua a circolare la petizione popolare per la riattivazione della Unità operativa complessa di Otorino al San Timoteo. Le firme sono migliaia e la speranza è che la raccolta possa servire a sensibilizzare la struttura commissariale e la Asrem sull’importanza del servizio.

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