L'esodo dei 60enni

Oltre mille dipendenti prima in pensione: ‘Quota 100’ svuota le pubbliche amministrazioni. “Sarà un disastro”

Scenari poco rassicuranti sia per la pubblica amministrazione che per il comparto privato. La Uil lancia l'allarme e chiede nuove assunzioni: "Altrimenti sarà un disastro". I numeri snocciolati in un convegno organizzato nella sede della Scuola edile. Tecla Boccardo: “Corriamo il rischio di passare dal Molise con il più alto tasso di disoccupazione giovanile ad un Molise che azzera anche quei posti di lavoro che si liberano”.

Partiamo da alcuni dati: su 240 dipendenti del Comune di Campobasso 40 andranno in pensione a fine anno. Oppure spostiamo l’attenzione sui Centri per l’Impiego: tra i 14 impiegati cinque persone hanno chiesto di andare in pensione. Resteranno quattro amministrativi e altri cinque lavoratori, questi ultimi ex cantonieri. E per ora non saranno rimpiazzati.

Il Molise ha sfruttato in pieno l’opportunità offerta dalla misura varata dal governo Conte. Per chi non lo ricordasse il decreto legge numero 4 del 28 gennaio 2019 che disciplina l’accesso alla pensione offre la possibilità di ottenerla in anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge per chiunque entro il 31 dicembre 2019 abbia maturato 38 anni di contributi avendo almeno 62 anni d’età.

Al di là delle cifre, al di là dell’efficacia che i posteri assegneranno – o meno – alla manovra del pensionamento anticipato, la fatidica “Quota 100” ha già cominciato a suscitare pareri ed entusiasmi contrastanti.

Indici puntati, soprattutto, contro la mancata programmazione di un opportuno piano di assunzioni necessario per coprire eventuali lacune – di operosità e servizi – lasciate dall’ “esodo” dei lavoratori che lasceranno il proprio impiego grazie alla misura varata dal governo gialloverde.

Anche Tecla Boccardo, segretario generale Uil Molise, ha configurato scenari non proprio lieti per la nostra regione e per l’intero territorio nazionale: “La preoccupazione è quella di uno svuotamento, perché non si sta programmando la sostituzione, il turn-over, e tutto ciò naturalmente andrebbe a discapito dei settori dei servizi, della scuola, dei tribunali, gli ospedali perché ci sarebbe una fuoruscita enorme di personale a livello nazionale che non sarà compensata. Corriamo il rischio, concreto e nel giro di pochi anni, di passare dal Molise con il più alto tasso di disoccupazione giovanile (oltre il 40%), ad un Molise che azzera anche quei posti di lavoro che si liberano! Senza lavoro, in assoluto”.

E se in Italia l’Inps ha già “incassato” 131.000 richieste (tra dipendenti pubblici, statali in primis, e lavoratori del settore privato), in Molise ad oggi sono state inoltrate oltre 1000 domande, di cui due terzi in provincia di Campobasso.

“A questo esodo di under 62enni – ha spiegato la Boccardo – non corrispondono nuove assunzioni, il tasso di sostituzione è di appena il 37% secondo un recente studio; la sostituzione, infatti, tra pensionati e nuovi assunti non sarà automatica. E questo in alcuni settori produttivi può essere un vero disastro. Pensiamo al rischio di “collasso” di tutta la Pubblica Amministrazione, dove ‘la grande fuga’ (si stima che 595mila occupati accederanno alla pensione nel triennio) può far cadere a pezzi l’intero sistema, anche perché Quota 100, si innesta in un quadro già di per sè disastroso con il blocco del turn over e riduzione della spesa pubblica degli ultimi 15 anni. Se non si procede immediatamente con un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni di giovani nelle Pubbliche Amministrazioni il disastro sarà inevitabile”.

Una situazione che rischia di rappresentare l’ennesimo colpo di scure anche per il mondo del lavoro, in ottica molisana: “Negli ultimi dieci anni a Campobasso hanno chiuso i battenti 32 imprese commerciali e 30 a Isernia – continua la Boccardo – la Fca, ad esempio, ha fatto registrare 60 pensionamenti in ‘Quota 100’ ad aprile e nell’arco del triennio si arriverà a toccare le 250/300 unità: anche in questo caso, al momento, non sono previste nuove assunzioni. Uno scenario che, collegato alla delocalizzazione, suggerisce una riflessione profonda. D’altra parte, questa è la Regione dove, nell’ultimo decennio della crisi, sono stati cancellati 5.000 posti di lavoro”.

Ipotesi di rilancio?

“Il tema del lavoro – ha spiegato il segretario generale Uil- va rimesso al centro dell’agenda politica. Rilanciamo oggi, la proposta dell’istituzione di un Osservatorio regionale che possa analizzare ed elaborare dati utili per una visione ampia e coerente della realtà, che orienti le scelte programmatiche del governo regionale, per definire quell’idea forte di sviluppo che sia in grado di invertire la rotta.”

Presente all’appuntamento anche il presidente del Civ Inps, Guglielmo Loy: “Dopo i primi mesi di sperimentazione, cominciamo ad avere un’idea di massima rispetto all’impatto che la misura sta avendo nel tessuto produttivo. E ad oggi registriamo un’adesione elevata solo rispetto ai pensionamenti che stanno toccando le amministrazioni centrali, la sanità e gli Enti Locali. Si registra, poi, uno scollegamento tra pensionamenti e posti di lavoro che mette in discussione la tenuta del sistema. L’equilibrio tra pensionati e pensionandi con lavoratori attivi, insieme ad attività parallele di politiche attive, è il vero tema del futuro, partendo dalla imprescindibile sostenibilità finanziaria”.

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