Campobasso

La città omaggia Padre Giovanni Diodati: “Ciao Don… a te l’arte del Paradiso” fotogallery

In tanti hanno partecipato ai funerali di don Giovanni nella sua chiesa di San Paolo. Monsignor Bregantini ha ricordato tutte le sfumature umane e missionarie di un parroco che ha coltivato "il seme del vangelo di Dio, producendo i frutti dell'amore che oggi gli state dimostrando con questa vostra straordinaria partecipazione"

Don Giovanni Diodati è morto circondato dalla sua gente. I suoi familiari. I suoi amici più vicini.

Se n’è andato il 5 maggio 2019 senza nulla nascondere della sua agonia, della sua malattia improvvisa che pur combattendola ha poi preso il sopravvento. E così facendo s’è fatto amare ancora di più.

L’arrivo della salma a San Paolo, questa mattina c’è stato attorno alle 13. Prima il viaggio dall’Hospice di Larino e poi l’abbraccio dei tanti fedeli che lo aspettavano sul sagrato della sua chiesa.

Quindi la camera ardente: il feretro ai piedi della Croce di Cristo, protetto dai cordoni rossi, il vangelo sulla bara e la lenta e commossa processione di amici, parenti, fedeli, conoscenti che uno per uno hanno voluto dare al volto di don Giovanni l’ultimo bacio.

Poi i funerali alle 17 che diventano una festa, quella del Cielo. Le campane non suonano tristi rintocchi, le lacrime si tramutano in applausi, uno strappo che si fa presenza per sempre.

L’annuncio della morte di “Don Jo” ha colpito come un pugno l’intera regione e i tantissimi allievi agenti e ispettori della polizia di stato che vivono altrove; e che, padre Giovanni, lo avevano incontrato come cappellano del Corpo. Incarico che aveva lasciato andando in pensione non moltissimo tempo fa.

La chiesa di San Paolo è piena. La folla occupa anche tutto il piazzale. Decine di parroci sono allineati sull’altare, prima della santa messa celebrata dall’arcivescovo ci sono i suoi giovani e i suoi bambini, i gruppi di preghiera, le associazioni, il suo coro e i suoi musicisti, c’è la polizia, la guardia di finanza e i carabinieri, c’è il sindaco e il mondo del volontariato… c’è tutto l’immenso che aveva creato. Curato con amore, custodito con cura. Tanto che non c’è volto che non sia rigato dalle lacrime, non c’è mano che non stringa fazzoletti diventati brandelli, non c’è bocca che non invochi il suo nome.

Don Franco D’Onofrio, che in questi mesi ha sostituto l’assenza di don Giovanni, annuncia l’inizio della “cerimonia di commiato”, il suono della campanella e l’arcivescovo si prepara ad accogliere il dolore di un’intera città.

E’ una celebrazione divisa fra la tristezza della perdita e la gioia di chi crede perché “don Giovanni ora è tra le braccia del Padre”.

Le letture sul pulpito sono interrotte dai singhiozzi che bloccano il respiro, il ricordo di Monsignor Bregantini cattura l’applauso della platea, e poi ancora silenzio su San Paolo. Le facce piangono; su tutte la traccia visibile di un dolore, forte. La morte di “Don Jo” è ancora incomprensibile.

Monsignor Bregantini è lapidario: “Ha saputo entrare nei cuori di ognuno di voi e siete davvero tanti. Tantissimi”. Rammenta qualcosa di lui geometra, impiegato alla soprintendenza e amante dell’arte, passione che l’accompagnerà sempre anche quando deciderà di indossare l’abito talare dopo l’incontro con don Giovanni Battista.

C’è anche il ricordo della direttrice della scuola “G.Rivera” della polizia di stato. Poche parole a nome di tutta la questura, di cui don Giovanni è stato appunto cappellano e a cui era particolarmente affezionato. “Molti allievi agenti e allievi ispettori hanno incontrato i don Giovanni il loro padre spirituale – ha detto –  e quanto le sue parole siano stati utili a rafforzare il loro spirito lo dimostrano i moltissimi messaggi che continuo a ricevere da ieri sera, increduli e storditi per la perdita di colui che era ormai un caro amico”.

La messa a questo punto è terminata. Il feretro lo portano a spalla altri parroci perché “è la comunione del clero e l’affetto che gli rappresentano”, una folla incontenibile si sposta verso la strada. Quel feretro sollevato al Cielo fa esplodere ancora un lungo applauso e non ferma le lacrime, è l’ultimo saluto a “don Jo”, parroco di San Paolo e maestro di umanità.

 

commenta