Termoli

Fiat e Renault, prove di fusione per entrare nei gruppi automobilistici più forti al mondo. “Nessuna fabbrica chiusa”

L'azienda torinese conferma la lettera non vincolante con la quale propone ai francesi la fusione, garantendo che "nessuno stabilimento sarà chiuso". Clima di attesa anche in Molise per l'esito della trattativa. A Termoli la fabbrica metalmeccanica costituisce la principale realtà occupazionale della regione con 3mila dipendenti, senza considerare l'indotto

Prove di fusione tra Fiat e Renault, e clima di grande attesa per l’esito della trattativa entrata nella fase cruciale. “Nessun stabilimento rischia la chiusura” sembra essere il motivo dominante per l’Italia da parte del Gruppo automobilistico torinese, che ha presentato a Renault una proposta non vincolante di fusione. Ieri l’indiscrezione, rilanciata negli Stati Uniti, non era stata commentata, ma  con una nota pubblicata nelle ultime ore Fiat Chrysler Automotives ha confermato le voci dichiarando che la proposta “fa seguito a iniziali dialoghi operativi tra le due società per identificare prodotti e ambiti geografici in cui si potrebbe collaborare, in particolar modo nello sviluppo e nella commercializzazione di nuove tecnologie”. Il consiglio di amministrazione di Renault ha fatto sapere che la proposta sarà esaminata in giornata.

L’eventuale società risultante dalla fusione tra le due aziende automobilistiche sarebbe detenuta per il 50 per cento dagli azionisti di Fca e per il 50 per cento dagli azionisti di Groupe Renault, con una struttura di governance paritetica e una maggioranza di consiglieri indipendenti. Sulla base dei risultati 2018 – si legge nella nota – “i ricavi della Società risultante dalla fusione sarebbero quasi €170 miliardi con un utile operativo di oltre €10 miliardi e un utile netto di oltre €8 miliardi”. La società sarebbe quotata a Milano, Parigi e New York.

Fiat scrive che la nuova società diventerebbe il terzo più grande “Original Equipment Manufacturer (OEM)” al mondo, “con 8,7 milioni di veicoli venduti”.

L’azienda che a Termoli detiene il maggiore stabilimento produttivo, con personale impiegato di circa 3mila unità senza contare l’indotto, ha anche specificato che la fusione non comporterebbe la chiusura di stabilimenti e che “i benefici dell’operazione proposta deriverebbero da investimenti più efficienti in termini di utilizzo del capitale in piattaforme globali dei veicoli, in architetture, in sistemi di propulsione e in tecnologie”.

 

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