Lo sguardo di roberta morrone

Donna, prima bella poi brava

L'afFondo/5 - Nel Paese di Casanova, accade che una visita istituzionale di un Alto Funzionario (donna) diventi l’occasione per sfoggiare ars conquistatorie di bassa lega

Tutti Casanova, gli italiani. Un’eredità che perseguita il maschio italico e, in seconda battuta, le donne del BelPaese e di ogni latitudine. Perché non si perde occasione per fare di un incontro con una donna di bell’aspetto un tentativo, molto spesso goffo, di approccio pseudo-sessuale. Poco male, dirà qualcuno, “noi italiani siamo fatti così”. Una visione semplicistica e che tende a giustificare atteggiamenti che vanno ben oltre la semplice (presunta) galanteria.

Qualche settimana fa il Comune di Termoli ha ospitato la Console della Repubblica Tunisina Beya Ben Abdelbaki, Alto Funzionario di sede a Napoli il cui Consolato ha giurisdizione in quattro Regioni del Mezzogiorno d’Italia. Un’occasione importante e di alto livello istituzionale, in cui ci si sarebbe aspettato di assistere ad una cerimonia con tutti i crismi della formalità come si addice a tali occasioni. Se non fosse che la visita in Sala Consiliare si è trasformata in un imbarazzante teatrino di maldestra seduzione. Non uno, ma ben due Consiglieri (di minoranza) – che continuo ostinatamente con innato rispetto istituzionale a scrivere con la lettera maiuscola – nei loro saluti ed interventi hanno tenuto a sottolineare soprattutto una cosa: la bella e gradevole ‘presenza’ della Console. Poteva passare inosservata, e così forse sarà stato per molti dei presenti, ma a me – donna – non è affatto sfuggito. Ma se è vero, come ho ipotizzato, che molti non ci avranno fatto neanche caso, tutto l’episodio assume ancora maggiore rilevanza e gravità perché vorrebbe dire che ormai si è assuefatti ad atteggiamenti di tal sorta.

Probabilmente è proprio così e non lo scopriamo di certo oggi. Culturalmente è diffuso il pensiero che alle donne piaccia essere apprezzate per la loro bellezza e che gli uomini debbano adularle per il loro aspetto fisico, pena la caduta della reputazione di ‘machi’. Io penso invece che sia umiliante a livello professionale, e non solo, essere ‘riconosciuta’ per le proprie fattezze e, solo eventualmente, per la propria competenza, bravura, professionalità e quant’altro.

Decenni di berlusconismo, si sa, hanno segnato profonde modifiche al rapporto tra uomo e donna ‘sdoganando’ atteggiamenti sempre presenti ma che hanno assunto, con il leader di Forza Italia, una dimensione pubblica e pertanto accettabile. Io credo che la deriva seguita al berlusconismo abbia inferto dei colpi fortissimi all’universo femminile in campo sociale, professionale, politico. In quest’ultimo campo le donne continuano ad impegnarsi poco e i motivi sono collocabili a vari livelli, tutti intrecciati tra loro. Solo per accennarne qualcuno, possiamo dire che la divisione dei ruoli a livello familiare, qui da noi, vede ancora schiacciata la donna sotto le incombenze della casa e dei figli. Altro che ‘la stanza tutta per sé’ di cui scriveva Virginia Woolf nel lontano 1929. Quel luogo, fisico e metaforico, in cui poter sperimentare e nutrire la propria creatività, pare essere ancora un miraggio per molte donne.

E poi c’è l’aspetto culturale, trasversale e che ha pervaso ogni ‘classe’ sociale, che fa sì che quelle donne che ce l’hanno fatta, con tenacia e talento, a raggiungere posizioni di potere o prestigio, come la Console suddetta, vengano accolte da un’alzata di sopracciglio o, nei casi peggiori, con l’esposizione al pubblico ludibrio (ricordate gli insulti a Laura Boldrini?). Oppure, come spesso accade e come è accaduto in quel di Termoli, sotto le mentite spoglie del complimento galante si malcela un’ottusa e retriva visione dei rapporti sociali tra uomo e donna. Lui è bravo, lei è bella.

Premesso che, fino a prova contraria, nessuna donna può essere tacciata di aver raggiunto un ragguardevole successo professionale per il suo mero aspetto estetico, è forte nell’immaginario collettivo l’idea che sia questo il motivo alla base di ogni ‘scalata’, che sia in Parlamento o in un’azienda poco cambia. Non giova certo, poi, assistere all’accensione di riflettori sulle donne sulla base non già della loro capacità ma della loro gradevolezza per i sopraffini ‘palati’ maschili. La donna, nella sua veste privata così come in quella pubblica, viene attenzionata per il suo aspetto estetico, bello o brutto che sia. Tra il ‘culone’ della Merkel e la ‘bella presenza’ della Console tunisina il sostrato culturale è sempre lo stesso. La donna, finanche quella di potere, nello sguardo dell’uomo è o non è bella, prima di tutto.

Quello che Gad Lerner anni fa ebbe a definire il “retrogrado galateo” di Silvio Berlusconi è lo stesso dei consiglieri comunali nostrani. L’incontro in Municipio si è concluso con lo stesso tenore con cui era iniziato. “Spero che l’abbiamo trattata come una principessa”, con questo goffo, goffissimo, augurio è calato il sipario sull’imbarazzante teatrino che, ancora una volta, ha ricordato a noi donne come il nostro ruolo, per gli uomini-seduttori, sia quello di donne-ornamento. E alle donne che si piegano a questa idea e arditamente e con furbizia usano il loro fascino per conquistare potere, dico che la strada per la parità è ancora di là da venire se il discrimine sarà incentrato sul fattore estetico.

Non so come venga accolta pubblicamente la Console Abdelbaki in Tunisia o in altri Paesi, quel che so è che in Italia è stata oltraggiata come ho detto, sebbene in maniera inconsapevole. Facendo arretrare me – e le donne – di centinaia di anni tanto da sentire con impressionante vicinanza la voce di Virginia Woolf.

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