Continua a succedere, ed è successo ancora. Raptus d’ira, scatti di violenza, comportamenti che spaventano il personale e davanti ai quali ci si sente impotenti anche perché non c’è nessuno, nel Pronto Soccorso dell’ospedale San Timoteo, ad arginare le manifestazioni di insofferenza dei pazienti che a volte sfociano in violenza, e non solo verbale.
Qualche giorno fa, durante il pomeriggio, un uomo residente in un comune dell’hinterland che stava aspettando da circa tre ore per una ferita al piede – giudicata comunque non grave – riportata mentre lavorava con attrezzi e chiodi, ha afferrato una sedia della sala d’attesa scaraventandola con forza contro la porta che divide lo spazio dal corridoio degli ambulatori, all’interno dei quali i medici stavano operando su casi più urgenti. Trambusto, urla, un rumore assordante e ripetuto che ha messo in agitazione il personale.
E sabato sera, dopo l’accoltellamento finito con un arresto per tentato omicidio nei pressi di un locale periferico di Termoli, il Pronto soccorso del San Timoteo è stato nuovamente teatro involontario di violenza. Qui il 47enne che ha sfoderato il coltello ha nuovamente incontrato il 30enne che aveva ferito al collo, mancandogli per pochissimo la carotide.
I due si sono azzuffati in corridoio con calci, pugni e naso rotto. Il tutto sotto lo sguardo del medico e dell’infermiera, sconvolti e preoccupati, che hanno naturalmente chiamato le forze dell’ordine a sedare gli animi e a far scattare le manette.
Negli ultimi mesi episodi del genere si sono ripetuti con una frequenza allarmante tanto da aver accelerato la richiesta di una guardia armata, almeno per la notte. Ma dalla Asrem non ci sono ancora risposte specifiche in merito a questo, sebbene si stia valutando – dicono dagli uffici amministrativi – l’assunzione almeno per i mesi estivi di un vigilante armato per il Pronto soccorso di Termoli.
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