Sanità molisana

Ospedali senza medici, e il Ministero stoppa gli incarichi ai pensionati. Ultima spiaggia: comprare servizi dalle società esterne

Il paradosso: il Governo che ha voluto un Commissario straordinario alla sanità per il Molise, il quale ha proposto incarichi a camici in quiescenza per fronteggiare la mancanza di medici, ora stoppa tutto e avvia una istruttoria. “Qualcuno si era proposto – confida il direttore sanitario Lucchetti – ma ora non possiamo prenderlo in considerazione”. Pericolo di una paralisi per interi reparti. L’ultima chance della Asrem è rivolgersi a società di professionisti della sanità e comprare i servizi. Ma non è così facile.

Nonni in camice bianco? No, nemmeno quelli sono possibili nel Molise che pare avere una fattura stregonesca per quanto attiene alla sanità. E ai medici che mancano, disperatamente mancano. E mancheranno ancora di più, sempre di più secondo le drammatiche previsioni dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute: tra 15 anni – è la sintesi dell’indagine – il Servizio Sanitario pubblico perderà 14mila medici, e il Molise insieme con il Lazio e la Lombardia è la regione al momento con le minori dotazioni di medici. Come si fa per evitare la paralisi dei reparti (oltre a Ginecologia, Pediatria, Anestesia c’è anche il Pronto Soccorso tra quelli che corrono i maggiori pericoli) e, in una prospettiva più a lungo termine, addirittura l’interruzione di pubblico servizio?

“Eh, come si fa? Noi le abbiamo provate tutte”. Antonio Lucchetti, il direttore sanitario della Asrem, è sconfortato. L’ultima tegola che ha colpito tra capo e collo la direzione dell’azienda sanitaria molisana è il semaforo rosso arrivato direttamente da Roma sulla proposta, già tradotta in atti aziendali, di conferire incarichi libero professionali a medici specialisti “in quiescenza”, vale a dire in pensione.

Toma, Lucchetti e Sosto

Qualcuno si era fatto avanti – ammette Lucchetti – ma non potrà essere preso in considerazione. Il Mef (ministero di Economia e Finanza, ndr) ha mandato una nota alla struttura commissariale intimando di sospendere tutto per approfondimenti da parte del Dipartimento della Funzione pubblica”.

E quindi? “Quindi niente, questa strada non si può perseguire per ora”. Niente da fare, i pensionati (che avevano dato l’adesione) per il momento sono una opzione impossibile. C’è il veto da Roma. Da parte dello stesso Governo – è un paradosso, ma ormai il Molise è abituato a tutto – che ha scelto Angelo Giustini, il commissario straordinario, per risollevare dal coma indotto l’abbacchiatissima sanità molisana. Giustini ha proposto di allargare i concorsi ai quali non vuole partecipare nessuno anche ai pensionati, la proposta è stata concretizzata con avvisi pubblici, e ora il Governo frena.

In Veneto ci sono riusciti: i camici bianchi in quiescenza sono stati richiamati in corsia. Ma il Veneto non è una regione sotto Piano di Rientro e sotto commissario, quindi una delibera di Giunta è riuscita a bypassare gli ostacoli. Per il Molise, invece, non esiste nemmeno questa chance.

“Stiamo facendo di tutto – sbotta il direttore sanitario – di tutto e di più. Ma i concorsi vanno deserti, nessuno vuole venire a lavorare in Molise, dove non ci sono incentivi professionali per i medici perché è una regione senza centri universitari, senza Policlinici, senza ospedali di secondo livello. E gli specialisti del Molise che sono andati a specializzarsi fuori non hanno intensione di tornare qua, hanno fatto altri percorsi di vita. Fino a qualche anno fa – ricorda ancora Lucchetti – Termoli era una meta abbastanza ambita. Ora anche da Termoli preferiscono andare a Foggia, Vasto, Chieti”.

san timoteo ospedale

Senza considerare che le borse di studio per specializzazioni in neonatologia, pediatria, ortopedia o pronto soccorso sono insufficienti. E che in generale in Italia lo squilibrio tra domanda e offerta sanitaria è sempre più marcato. Insomma, la paralisi di interi reparti è dietro l’angolo. Una paralisi che l’azienda sanitaria intende evitare: “Ci dobbiamo provare in tutti i modi. Ed è per questo – dice ancora Lucchetti – che stiamo facendo un ultimo tentativo”.

Come? Con un bando per acquistare prestazioni specialistiche mediche da società che offrono servizi sanitari laddove occorrono. “Sono società che si stanno sviluppando proprio in relazione alla carenza di medici, i cui servizi nelle attività di guardia e in corsia si possono acquistare. Ma ovviamente dipende dagli specialisti che hanno a disposizione. Di pediatri, per esempio, non ne abbiamo ancora trovati…”.

E’ l’ultima spiaggia, ed è anche zeppa di incognite. “Se nemmeno così si riesce a riportare qualche medico nei nostri ospedali allora non lo so più. Alzo le mani”.

La domanda che nessuno vuole fare a voce alta rimane nell’aria, presente anche se invisibile. Cosa accadrà nel giro di 5, massimo 10 anni? Saranno ancora in piedi gli ospedali pubblici del Molise, oppure il diritto alla salute sarà stato fagocitato dal privato, dalle tante strutture “a pagamento” che stanno spuntando come funghi e che, grazie alle convenzioni con le Asl, succhiano già una parte consistente del budget destinato alla cura dei molisani?

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