Sotto la pioggia battente che annaffia la città da due giorni, il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha fatto ritorno a Campobasso a due mesi dalla presentazione del Contratto istituzionale di sviluppo, il Patto per il Mezzogiorno che prevede investimenti da 9 miliardi per il rilancio delle regioni più deboli sia sul piano infrastrutturale che imprenditoriale e turistico.
“Sono qui – ha esordito Giuseppe Conte nell’incontro in Prefettura – per raccogliere i frutti del lavoro avviato lo scorso 11 febbraio, occasione in cui avevo annunciato che sarei tornato presto. Vogliamo essere promotori del riscatto del Meridione, che deve andare oltre sentimenti di diffidenza e sfiducia”.
Sentimenti che, al netto della speranza che deriva dalla possibilità di mettere in campo le azioni dei progetti da scegliere e finanziare fra le 252 proposte elaborate per il Molise, resistono e sono avallati da numeri drammatici.
“Abbiamo perso 1200 aziende – ha dichiarato il presidente della Provincia di Isernia Coia nel suo intervento, rivolgendosi al premier – Abbiamo in questi due mesi provato a proporre opere infrastrutturali e immaginato interventi a sostegno del mercato locale, sul versante naturalistico e sulla valorizzazione dei tratturi. Signor presidente, c’è spopolamento e invecchiamento che ci fanno paura”. Quindi un appello: “Manteniamo i presidi di sicurezza in Molise come i tribunali e le questure. Perché la malavita è dietro l’angolo in Basso Molise e lo è in provincia di Isernia. Non c’è sviluppo se non c’è legalità”.
Il Governatore Donato Toma ha spiegato di non conoscere in dettaglio le 252 proposte pervenute ma “immagino si innestino sulla necessità di superare criticità. Come dissesto idrogeologico, infrastrutture, spopolamento, disoccupazione, fuga dei giovani, crisi di piccola e media impresa. Fra qualche ora – ha aggiunto – saremo su cantiere di Rfi per avviare lavori di elettrificazione: è un segno del destino averla qui proprio oggi. Penso che stiamo facendo ottimo lavoro se questo contratto nasce dall’esigenza di accelerare intervento strategico per il nostro territorio”.
“Il Molise – ha detto poi il premier – è una regione silenziosa, ma questo governo sa cogliere anche un suono dai toni bassi e viene a stimolare la vostra conoscenza e la vostra sensibilità. La rinascita del tessuto sociale parte da voi, che siate sindaci, presidenti, imprenditori, sindacati, parte viva del tessuto sociale. Siete voi a interpretare i bisogni veri del territorio”. Conte ha mostrato sorpresa davanti al numero delle proposte arrivate elaborate in questi due mesi, ben 252. “Rapidamente vaglieremo le istanze per portare a termine strategie di sviluppo”. Oggi non si conosceranno quindi quali progetti sono stati selezionati ma sarà attivato il tavolo istituzionale, che verrà istituito mediante un apposito decreto che il Governo pubblicherà fra pochi giorni, per la selezione delle idee progettuali.
La maggior parte (88%) riguarda il turismo e i tratturi. Il 43% dei progetti è sulle infrastrutture di cui il Molise ha bisogno come il ‘pane’. “C’è un sistema molto carente”, afferma pure il capo di palazzo Chigi. Infine, l’occupazione. Tre i settori principali: prodotti locali, artigianato e agroalimentare. La gran parte delle idee è stata presentata dai Comuni (82), poi associazioni e imprese (16) e infine da due consorzi.
“L’adesione è stata massiccia”, sintetizza il presidente del Consiglio dei Ministri.
“Il vero risultato di questi due mesi è stata la sconfitta della logica della rassegnazione, è prevalsa una logica di sviluppo identitario“, ribadisce Domenico Arcuri di Invitalia, il braccio operativo del contratto di sviluppo.
Il premier va via intorno alle 13 e non si ferma davanti ai microfoni dei giornalisti: “Mi aspettano a Roma, non posso”. C’è un vertice sulla crisi libica a cui deve partecipare.
Conte si ferma soltanto qualche minuto per salutare i cittadini che lo hanno aspettato in piazza Prefettura per stringergli la mano sfidando il freddo pungente. Tra questi c’è Libero Gianfagna, il titolare di un caseificio di Campobasso. “Presidente, le ho portato il caciocavallo che aveva chiesto l’11 febbraio. Li faccio io”. Il presidente ride e poi entra in macchina per tornare nella capitale.
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