Giovanni ziccardi a termoli

Aut Aut festival, l’incubo orwelliano dei social prestati alla politica: “Così si vincono le elezioni”

Il primo dei tre appuntamenti con l’Aut Aut festival – versione primaverile – ha visto come ospite lo scrittore e docente universitario di Informatica giuridica Giovanni Ziccardi. Nel presentare il suo ultimo libro “Tecnologie per il potere” l’autore ha fatto una disamina del modo in cui vengono utilizzati i social network – e tutti i dati degli elettori che contribuiscono a profilarli – a fini elettorali

Sembra un incubo di stampo orwelliano e invece è la realtà che tutti noi viviamo. Si è parlato dell’influenza della tecnologia e in special modo dei social network nella politica nel primo appuntamento del 2019 con l’Aut Aut festival a Termoli ieri, 27 aprile. Ospite lo scrittore e docente di Informatica giuridica (all’Università di Milano) Giovanni Ziccardi che nell’occasione ha presentato il suo ultimo libro “Tecnologie per il potere” (Raffaello Cortina, 2019). A dialogare con lui l’ideatrice del fortunato festival – giunto ormai alla sua quarta edizione –, la giornalista Valentina Fauzia.

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Ad essere condizionati dal potere social sono dunque – questa la tesi del docente che è difficile non condividere – gli esiti stessi delle tornate elettorali e non solo: sono i diritti democratici a correre seri pericoli. Pensiamo all’idea di silenzio elettorale che “la tecnologia ha spazzato via”, così Ziccardi che ha descritto la tecnologia come un’onda che va avanti e non si ferma mai. L’esempio di Donald Trump è emblematico e probabilmente il più incisivo ma non è l’unico. Dal Brasile alla Francia passando per la Brexit, gli esempi di elezioni vinte grazie alla campagna spregiudicata fatta sui social media sono tanti e ci dicono una cosa incontrovertibile: la politica è cambiata e il primo e più importante mezzo per affermarsi è un buon uso della tecnologia. Succederà ancora “con una potenza che non ci aspettiamo” – predice il professore emiliano – alle prossime elezioni europee del 26 maggio.

Libro Giovanni Ziccardi

“Un oracolo del digitale è meglio di uno stratega politico”. Il potere oggi si intreccia sempre più col marketing e in questo il Presidente americano Trump ha rappresentato una sorta di spartiacque, intuendo più di chi lo aveva preceduto che bisognava puntare su quello. Come? Con un’operazione che assume i tratti di una distopia orwelliana: profilare gli elettori. “Con 170 like vi conosco meglio del vostro partner” ha affermato Ziccardi citando ciò che negli ambienti politici nessuno ormai ignora. I numeri di Trump vale la pena citarli: 250 milioni di persone profilate nel suo archivio e un numero stratosferico di data point, ovvero informazioni che vanno a costituire l’ossatura della profilazione. Sono poi quelle informazioni, veicolate da like cuoricini e tweet, che dettano l’agenda politica, “non già il bene comune”. Col risultato che “oggi le elezioni si possono vincere anche in assenza di contenuti”. Si lancia un’idea sui social e si testa come viene accolta dai potenziali elettori. È così che la politica viene fatta ‘alla carta’ per il proprio bacino elettorale.

Non che prima i votanti non venissero in qualche modo profilati, ma era un’operazione che richiedeva tempo e lavoro enormi per i partiti vecchio stampo. E se pure Barack Obama aveva intrapreso quella strada, Trump lo ha fatto con una precisione e un investimento inusitati. Oggi è tutto incredibilmente semplice, sono gli algoritmi che correlano le informazioni e non è azzardata la definizione ‘Dittatura dell’algoritmo’ che diede Stefano Rodotà. È una fotografia allarmante quella che vien fuori dalla disamina di Ziccardi e lui stesso ammette che i suoi libri sono ‘apocalittici’. “Siamo disarmati, è un mondo inquietante e a voi arriva in maniera molto ovattata”. Perché sono in pochi, pochissimi, a comprendere le dinamiche che ci sono dietro. La rete è una materia inafferrabile di per sé e queste operazioni sono coperte da un muro di segretezza.

La comunicazione politica nostrana vive delle stesse dinamiche e nessuno dei partiti ne è immune. Gli esempi di Lega/Salvini, Movimento 5stelle e Pd/Renzi sono lì a dirci che, sebbene le strategie siano diverse, l’uso della tecnologia e dei social è tutto tranne che improvvisato ma ben plasmato ai fini delle esigenze del partito e, in definitiva, del consenso che si vuole ottenere.

Un altro grande tema sviscerato nell’incontro di ieri al Cinema Sant’Antonio è stato quello del ‘giocare sporco’. Perché nel quadro politico sempre più frammentato e polarizzato, in cui vige la regola ‘O con me o contro di me’, odio, paura e discriminazione sono parole d’ordine. La profilazione degli utenti assume ancora più importanza se l’obiettivo di alcuni politici è cercare consenso nella parte che già li supporta e utilizzare la strategia dell’odio nei confronti degli oppositori. Perché l’attacco è il modo migliore per attirare attenzione sui social network. “L’odio genera traffico”, così nel gergo, ed è per questo che è diventato un mezzo utilizzatissimo. Addirittura esistono robot che si piegano a questo scopo: i cosiddetti chatbot sono software progettati per simulare una conversazione con un essere umano. E tra questi non mancano quelli che generano odio facendo così schizzare la conversazione. Ma quanti sanno che non è il politico a rispondere ma un robot?

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Altro tema caldo quello dei dati personali, compresi quelli sensibili e più intimi, che sopravvivono all’utente stesso perché – ormai dovremmo saperlo – la rete non dimentica, i dati non sono rimossi bensì raccolti per anni e hanno un valore che perlopiù sottovalutiamo. Ziccardi aveva analizzato la questione nel suo “Il libro digitale dei morti”. Pensiamo che sia tutto gratuito quando ci iscriviamo ad un social e non pensiamo che stiamo pagando un prezzo altissimo fornendo i nostri dati che verranno usati per i più disparati fini, anche in maniera illecita.

La via d’uscita forse non c’è e Ziccardi spiega perché: “Tutti sperano nel ritorno della privacy ma è un miraggio. Oggi si tende più a esibire che a custodire. La protezione dei dati è un’idea astorica”. La soluzione fornita, sebbene non esaustiva, è quella di non far circolare i dati che ci riguardano per quanto in nostro potere. Perché molti, ahinoi, circolano al di là delle nostre possibilità di controllo (si pensi a quando sono gli altri a taggarci).

Ad essere profilate sono anche le nostre emozioni, come ha ricordato Fauzia citando il caso dell’analisi semantica e linguistica che viene fatta analizzando le parole da noi più utilizzate sul mezzo social. Ed è anche grazie a quelle informazioni che il social network di turno ci cataloga. E “se facebook ti profila come un infante la comunicazione politica che ti giungerà sarà ritagliata su quel livello culturale”.

Remo Bodei a proposito ha parlato di ‘finzione’ proprio per porre l’accento sulla mistificazione in cui siamo imbrigliati. Crediamo che internet ci dia accesso alla totalità delle informazioni e invece quelle che riceviamo e a cui prestiamo fede sono narrazioni che si sovrappongono alla realtà e che sono ad hoc, forgiate per noi. Allora si capisce ancor meglio come a rischio sia l’idea stessa di democrazia.

L’ospite, con simpatia e pacatezza, ha risposto alle domande del pubblico, oltremodo attento e interessato per l’intera durata del dibattito. Lo scenario tratteggiato è, come detto, negativo e con poche possibilità di restarne fuori. In più c’è amarezza – ha chiosato l’ospite – sapendo dell’enorme potenziale delle tecnologie che potrebbero essere usate, anche per la politica, in maniera pulita. Così finora non è stato e l’unico barlume di speranza risiede nell’aggiornamento legislativo per tutelare maggiormente gli utenti. E – aggiungiamo associandoci al pensiero della Fauzia – nell’informarsi, nel tentare di comprendere, unica via per aprire gli occhi e dotare di consapevolezza le nostre azioni.

Da segnalare, con rammarico, la scarsa presenza di pubblico, incomprensibile dati l’interessante tema, lo spessore dell’ospite e la gratuità dell’evento.

Giovanni Ziccardi Aut Aut

Il festival – ricordiamo – è organizzato dal Comune di Termoli e vede la collaborazione, come partner privati, della libreria Fahrenheit e della Locanda Alfieri. La kermesse culturale per questa edizione si terrà al Cinema Sant’Antonio. Il prossimo imperdibile appuntamento vedrà ospite il giornalista e scrittore Corrado Augias, a Termoli sabato 11 maggio.

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