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Non c’è più tempo: in piazza per il clima

In tutto il mondo il 15 marzo si manifesterà per chiedere interventi reali e concreti che possano combattere il riscaldamento globale e i suoi effetti. Gli allarmi degli scienziati si susseguono sempre più pressanti, e i giovani ci chiamano a rendere conto della distruzione ormai quasi inarrestabile che noi adulti abbiamo causato.

Come attivisti della Rete, da sempre impegnati nelle battaglie a tutela dell’ambiente, del territorio e dei diritti dell’uomo connesso con il pianeta, ci auguriamo che una marea di ragazzi scenda nelle piazze per “riprendersi il proprio futuro” e scegliere quale mondo abitare.

Il nodo dei cambiamenti climatici riguarda ogni ambito di vita sociale e personale; le disfunzioni climatiche saranno responsabili di altre guerre nel sud del mondo, delle migrazioni, della metà delle morti nel mondo, dell’abbassamento della qualità della vita, mettendo a rischio la sopravvivenza dei biomi e delle popolazioni nel mondo.

E’ necessario riaprire un dibattito serrato (da noi in realtà mai abbandonato) sulle scelte economiche da fare localmente per rallentare gli effetti del surriscaldamento globale. Oltre ai trattati internazionali, spesso anche messi in discussione da potenze come gli Stati Uniti d’America, è necessario intervenire dal basso, dalle città, dalle comunità territoriali alle quali i mercati impongono un consumismo distruttivo.

E’ necessaria una nuova economia non più guidata dai parametri liberisti ma effettivamente sostenibile. Senza intervenire davvero nelle produzioni energetiche ed agroalimentari, gli equilibri ambientali non potranno essere salvati.

L’illusione criminale della crescita infinita, paradigma trionfante del capitalismo selvaggio, ha dimostrato di non essere compatibile con la salute dell’uomo e del pianeta, e questo è un fatto oramai accertato. Anche nei nostri territori, del resto, tutte le lotte civiche in difesa dei beni comuni e per una gestione sostenibile e rispettosa della madre terra non hanno trovato ascolto presso le amministrazioni comunali e regionali che si sono succedute.

Ora i ragazzi ci addebitano giustamente lo sfacelo che è sotto gli occhi di tutti: con l’acutezza dei loro giovani anni, incapace di compromessi al ribasso, hanno capito benissimo ciò che i potenti del mondo, ciechi e colpevoli, non vogliono vedere.

Lo sciopero mondiale del 15 marzo rappresenta una spinta per non stare più a guardare, ma rimettere al centro del dibattito ed affrontare finalmente il problema di sempre: quello di un mercato che con le sue leggi pretende di precarizzare la vita, vendere e distruggere il nostro pianeta.

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