Indagini sul sabotaggio

Minacce ai dirigenti della Cattolica nel biglietto anonimo. Il cerchio si stringe sui dipendenti “arrabbiati”

La Digos sta cercando conferme ad alcuni sospetti che vedono al centro delle indagini dipendenti della Fondazione. Chi è riuscito ad arrivare nella zona protetta, sabotando l'impianto di manomissione e lasciando una lettera anonima che suona come una intimidazione, conosceva perfettamente la strada e sapeva dove andare. Intanto oggi pomeriggio le sale operatorie sono state riattivate.

L’attività nelle sale operatorie è sospesa anche questa mattina ed è stata ripristinata nel pomeriggio alla Fondazione Giovanni Paolo II – la Cattolica – si prova a tornare alla normalità dopo il sabotaggio avvenuto nella notte tra domenica e lunedì scorsi, quando qualcuno si è introdotto nella struttura e ha manomesso l’impianto di ossigenazione.

Ieri, lunedì, la Digos di Campobasso, giunta in ospedale assieme ai Carabinieri, ha avviato le indagini e ascoltato il personale dipendente. Ci sono i primi sospetti in base agli iniziali riscontri degli investigatori. Sospetti tutti legati al biglietto anonimo lasciato dal misterioso sabotatore che si è introdotto nell’area protetta, e che farebbero pensare ad un dipendente frustrato e arrabbiato: nel testo al vaglio degli inquirenti ci sono minacce e offese contro alcuni dirigenti della struttura sanitaria di largo Gemelli.

Ad avvalorare l’ipotesi c’è il particolare che chi è entrato in quella zona dell’ospedale sapeva come muoversi, dove andare e come manomettere l’impianto di ossigenazione per creare un danno, che si è rivelato un danno serio. Inizialmente si era pensato che potesse trattarsi di un atto vandalico o dell’errore di un parente di un paziente ricoverato e che suo malgrado era finito nell’ala protetta dell’ospedale. Ma ovviamente, alla luce del biglietto e del sabotaggio, questa “pista” ha perso ogni credibilità.

Una volta nell’area protetta, nonostante il sistema di allarme fosse scattato, il sabotatore ha staccato gli impianti di ossigenazione e i frigoriferi che conservavano farmaci costosi provocando un danno economico alla Fondazione. E anche cosa ci fosse nei frigoriferi non poteva saperlo un estraneo.

Il colpevole potrebbe essere individuato presto: la Polizia ha visionato le immagini del sistema di videocamere interno al presidio sanitario e da queste potrebbe trarre ulteriori elementi. A meno che il misterioso sabotatore sia riuscito a ‘schivarle’ sapendo proprio che le telecamere erano accese.

Intanto alle ore 15.30, le sale operatorie della Fondazione “Giovanni Paolo II” sono state riattivate. “Il personale – si legge in una nota diramata alle redazioni giornalistiche – ha lavorato ininterrottamente, anche nelle ore notturne, con grande dedizione e senso di abnegazione, affiancato dai responsabili delle aziende di manutenzione e dal personale specialistico delle case fornitrici degli impianti. Per garantire la massima sicurezza, sono stati effettuati i collaudi previsti dalla legge. Tutte le apparecchiature risultano pienamente funzionanti. Si è fatto tutto il possibile per evitare di ridurre al minino i disagi ai pazienti. L’attività chirurgica è stata sospesa solo per poche ore. Da questo pomeriggio tutto è tornato alla normalità. Da parte loro, gli investigatori stanno conducendo le opportune indagini per individuare l’autore/i dell’ignobile gesto. Tutto il personale della Fondazione sta collaborato attivamente con le forze dell’Ordine, nell’auspicio che vengano presto individuati i responsabili”.

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