Il racconto

I 70 anni di Carmelo Di Pilla, fotoreporter isernino che sfuggì alla morte nella strage dell’Heysel

La sua foto, riverso esanime, sui gradoni della morte dello stadio di Bruxelles, la sera di Juventus-Liverpool, fece il giro del mondo. “Mi risvegliai in ospedale diverse ore dopo”. Dagli anni Novanta lavora come fotografo che, nonostante tutto, predilige gli eventi sportivi. Ecco il ricordo di quella drammatica notte.

Compie oggi 70 anni uno dei fotografi più noti di Isernia e un po’ di tutto il Molise. Auguri e lunga vita al nostro amico, sempre cortese e disponibile, Carmelo Di Pilla, quella vita che strinse con tutte le forze fra le mani la sera del 29 maggio del 1985, la sera in cui si riversarono nella curva di uno stadio tutti i demoni più mostruosi del calcio, la sera della strage dell’Heysel a Bruxelles.

L’uomo che vedete qui sopra, riverso esanime a terra, è proprio lui. Un’immagine impietosa, agghiacciante, che venne utilizzata da vari giornali italiani e stranieri a corredo del drammatico titolo che sancì quella orrenda pagina di morte allo stadio.

Carmelo era andato a Bruxelles in compagnia di tre amici di Isernia. “Avevamo mangiato, e male, alla Grand Place – ricorda – Poi ci avviammo verso lo stadio per seguire trepidanti la finalissima di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Ricordo che scelsi io il posto dove sedermi, era libero”. Era un gradone di cemento deteriorato nel famigerato ‘Settore Z’, quello che, intorno alle 19.20, venne invaso con la violenza di un uragano dal maledetto magma umano degli hooligans inglesi, molti dei quali ubriachi e fuori di senno da diverse ore.

Un assalto premeditato, forse una vendetta, si dirà in seguito, dal momento che tra quei delinquenti senza coscienza c’erano anche tifosi di altre squadre britanniche, non solo i Reds del Liverpool. Quello che successe subito dopo è rimasto negli occhi di tutti noi che quella sera eravamo davanti alla tv, pronti ad esultare per un gol, e che invece ci ritrovammo costretti a fare i conti, all’improvviso, e troppo giovani, con la follia del genere umano.

“Ci fu una prima ondata fortissima che ci spinse via lontano – racconta Carmelo Di Pilla – poi un’altra, devastante. Mi ritrovai per terra, calpestato da decine di persone e in balia dei movimenti di quell’onda di gente inerme, schiantata dagli hooligans. Poi si spense la luce…non ricordo altro”. Carmelo perse i sensi. Nella foto lo vediamo in polo bianca, scomposto, buttato sui gradoni del fatiscente stadio Heysel, come un cadavere, braccia aperte e gambe piegate innaturalmente: un Cristo caduto dalla croce.

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La sua immagine, in quello scorcio di caos, tamburi, morti, panico e sciarpe bianconere, fece il giro del mondo. Ci ‘aprirono’ la Gazzetta dello Sport e il Tempo (la foto qui sopra) e anche alcuni giornali francesi. Carmelo, per fortuna, non era morto. “Mi risvegliai verso le 3 di notte in un letto di ospedale, sempre a Bruxelles. Avevo ferite su tutto il corpo. Avevo perso tutto: giacca, macchina fotografica e soldi. Ma ero ancora vivo”. Altre 500 persone come lui vennero ricoverate in diversi ospedali della capitale belga. Alcuni purtroppo morirono, sopraffatti dall’ondata di morte generata dai pazzi inglesi, senza dimenticare in questo contesto la vergognosa impreparazione delle Forze dell’Ordine belghe.

Furono 39 le vittime, 32 delle quali italiane, tifosi della Juve, bambini compresi. “Restai due giorni in ospedale – dice ancora – vennero a trovarmi il Presidente della Figc di allora, Federico Sordillo, e Antonio Matarrese, che sarebbe stato il suo successore dopo la parentesi Carraro. In corsia incontrai pure Re Baldovino, con il quale scambiai qualche parola in francese”.

Poi, Carmelo Di Pilla, il sopravvissuto, poté tornare in Italia. “Era un volo militare, sull’aereo c’era anche il Ministro (del Lavoro, ndr) De Michelis. Quando in volo aprii un giornale francese, vidi la mia foto, quell’immagine così drammatica e assurda”. Già, una foto, quello che poi avrebbe rappresentato il risultato tangibile della sua professione.

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Carmelo Di Pilla, infatti, dopo aver condotto per una dozzina d’anni un negozio di alimentari, a Isernia, ha deciso di riprendere la macchina fotografica e, dagli anni Novanta, è impegnato come fotografo che, nonostante tutto, ama e predilige gli eventi sportivi.

È sempre lo stesso, cortese e “sempre juventino”. La tragedia di quella notte gli è rimasta dentro ma anche la voglia di essere vivo e testimone delle sue grandi passioni. Buon compleanno Carmelo, auguri per tutto.

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