Libro dei sogni

40 km di pista, 5 ponti, una strada nuova a Termoli nord: ma per la Ciclovia del Molise servono altri 15 milioni

Il progetto di una pista ciclabile che percorra tutta la litoranea dalla Costa Verde alla foce del Saccione appare avveniristico ma difficilmente realizzabile: la stima dei costi supera i 20 milioni di euro, mentre la Regione ne ha concessi solo 5.

Una pista ciclabile che attraversi l’intera costa molisana, partendo dal confine con l’Abruzzo fino a quello con la Puglia. Dalla Costa Verde al Saccione, attraversando Trigno, Biferno, Sinarca e altri torrenti. Passando alle spalle del Paese vecchio di Termoli, fra ciclostazioni e aree ristoro. Un progetto che sembra preso dal Nord Europa, con chiare ripercussioni positive per il turismo e per la sostenibilità ambientale. Un progetto che pare venire dal futuro e che probabilmente nel futuro resterà. Non è una nefasta previsione, ma un’affermazione che nasce da un semplice calcolo. I soldi del finanziamento regionale coprono meno di un quarto del costo complessivo dell’opera. Ci sono 5 milioni, il progetto di fattibilità ne indica almeno 20 come necessità.

Quattro Comuni (Termoli, Campomarino, Petacciato e Montenero di Bisaccia) si sono messi insieme e di recente hanno avuto modo di visualizzare il progetto di fattibilità realizzato da un gruppo di lavoro della Ferrotramviaria Engineering. A leggere la relazione si resta affascinati da come potrebbe essere l’opera qualora venisse realizzata.

Parliamo di 40 chilometri ininterrotti di pista ciclabile su sede propria e a doppia corsia. Solo per un brevissimo tratto, circa 350 metri nel territorio di Campomarino, si prevede di realizzare la pista sulla sede stradale attuale, chiaramente coi dovuti accorgimenti di sicurezza. Per il resto il progetto è quello di realizzare ex novo la pista o di sfruttare alcuni brevi tratti già esistenti come quello sul lungomare nord di Termoli, quello che da Petacciato marina conduce verso nord, un percorso ciclopedonale nell’area del porto turistico di Montenero, e un altro breve segmento all’interno di Campomarino lido. Oggi tutti brevi tratti che sembrano un po’ fini a se stessi.

Il tracciato previsto è di circa 40,5 chilometri, dei quali 4,2 esistenti, altri 1,8 da adeguare e ben 34,4 da edificare. Inoltre in alcuni punti, quelli che non transitano all’interno dei centri abitati, la pista ciclabile è pensata affiancata a una striscia pedonale che in tutto sarebbe di poco più di 10 chilometri.

Il punto di partenza è considerato il confine con l’Abruzzo, dato che proprio a San Salvo marina esiste una pista ciclabile molto bella e frequentata che conduce fino a Vasto marina. La Ciclovia del Molise rientra infatti nell’ambito di un più ampio progetto di collegamento ciclabile che vada da Trieste a Santa Maria di Leuca, insomma un percorso che copra totalmente il versante adriatico.

Ipotizzata la realizzazione di sei ciclostazioni, cioè aree attrezzate con parcheggi per auto e per bici, stalli per la ricarica di bici elettriche, panchine con punti informativi, distributori di snack e bevande e persino bagni pubblici o wc chimici. Le zone previste sarebbero alla Costa Verde, alla stazione ferroviaria di Petacciato, alla Torre Sinarca, al porto di Termoli, nella zona centrale di Campomarino Lido e alla spiaggia Vallona non lontano dal confine pugliese. Oltre a queste, altre piazzole di sosta attrezzate, pur se con meno servizi.

Ma per arrivare alla realizzazione del segmento molisano ci sono da superare diversi ostacoli, non solo metaforicamente. Non è un mistero infatti che il tratto costiero del Molise sia attraversato da fiumi e torrenti che sfociano in mare. Dovendo fare ex novo la pista ciclabile, senza la possibilità di sfruttare la rete infrastrutturale presente, ecco quindi che bisognerà costruire dei ponti. Non saranno ponti di cemento e asfalto, chiaramente, ma costruirli costa. Quanto? Il conto lo presenta lo stesso studio di progettazione.

Solo di cosiddette ‘opere di scavalco’, il conto totale ammonta a 11 milioni e 140 mila euro. Il ponte sul Trigno è quello più problematico: 8 milioni tondi tondi. Poi ci sono 1,5 milioni per il ponte sul Biferno, mezzo milione sia per superare il collettore di Campomarino che i canali di Rio vivo, 164mila euro per travalicare il torrente Mergolo al confine fra Montenero e Petacciato.

Lungomare gente bici

Esistono poi due ponti che potrebbero essere solamente ristrutturati o adeguati. Si tratta del vecchio ponte dismesso del Sinarca, di fianco alla Torretta, per il quale vengono messi in conto 150mila euro. Spesa ben più ingente, pari a 326mila euro, per allargare il ponticello di legno sul Tecchio, nell’area di Petacciato marina. Quello realizzato meno di 20 anni fa (foto d’archivio sopra), per una pista ciclabile che parte dal semaforo e si interrompe nel bel mezzo della pineta, è troppo stretto per due corsie.

Ma ci sono anche altre difficoltà da superare, come il segmento che va dal confine con Petacciato alla Torretta di Termoli, visto che si tratta di una zona dove sono molte le abitazioni private, le residenze estive e i residence. Come fare? La soluzione pensata dai progettisti, in accordo con l’Amministrazione comunale, è quella di una complanare, vale a dire una strada a senso unico da realizzare fra le case e l’attuale sede stradale che resterebbe a doppio senso. In mezzo alle due andrebbe ricavato lo spazio per la pista ciclabile e quella pedonale.

Una pista ciclabile...
per le auto in sosta

Dai calcoli illustrati nella relazione lo spazio ci sarebbe, considerato che su buona parte di quel tratto una pista ciclabile esiste già, però è ormai ‘nascosta’ (foto d’archivio sopra) dai parcheggi e non la usa nessuno da decenni. Così la relazione: “Si propone, a partire dal lato mare, la creazione di una corsia a senso unico con caratteristiche di viabilità locale (complanare), dove possibile con limitrofi stalli di sosta in linea, che si interrompono in corrispondenza degli accessi carrabili alle proprietà. A tale corsia si affianca (lato entroterra) il percorso ciclopedonale e ad esso le due corsie della viabilità di scorrimento. La comunicazione fra la viabilità locale (complanare) e quella di scorrimento avviene attraverso alcune immissioni che interrompono puntualmente la continuità del percorso ciclopedonale e che vengono trattate come attraversamenti pedonali. Due nuove rotatorie e lo svincolo tra la SS16 e la tangenziale di Termoli a Torre Sinarca consentono l’inversione di marcia in sicurezza. La complanare come accennato si svilupperebbe per una lunghezza di circa 2 km”.

E ancora: come consentire al percorso di passare dal lungomare nord al porto per proseguire verso Rio vivo? La prima risposta che viene in mente è che il futuro ipotetico tunnel che tanto fa discutere Termoli potrebbe servire anche a questo. Ma la risposta è no, perché come detto i progettisti suggeriscono la soluzione in sede propria della ciclabile. L’idea è quindi quella di un sottopasso. Non uno scavo nel terreno però, bensì un passaggio nell’angusto spazio a ridosso dei lidi.

Sempre dalla relazione: “Sostanzialmente l’opera si affianca al lungomare Colombo lato mare e viene realizzato in aderenza agli edifici esistenti, fra questi ultimi e la sede stradale. Nell’ipotesi formulata, la cui fattibilità è stata verificata a livello preliminare direttamente in sito, il percorso dirama a sinistra alla sede stradale utilizzando uno slargo esistente, affiancandosi agli edifici e procedendo per circa 30 metri in aderenza agli stessi. La copertura del sottopasso avrebbe giacitura corrispondente alle attuali terrazze che costituiscono pertinenza dei fabbricati, quindi al livello stradale. L’uscita avverrebbe alle spalle degli stabilimenti balneari in prossimità dell’area pedonale di Piazza Castello e da qui il percorso procede lungo la scogliera sulla passeggiata di Via dei Trabucchi”.

Sembra molto fantascienza, specie se si considera che i costi sono molto superiori al finanziamento regionale ottenuto dai quattro Comuni e che ammonta a cinque milioni di euro. I lavori della pista da soli ne richiedono 8,9 milioni che sommati agli 11,1 dei ponti porta il totale a venti milioni. Insomma in cassa c’è un quarto di quello che serve. I progettisti propongono quindi di realizzare un primo lotto da 4,3 milioni, suddividendolo con lavori per ognuno dei quattro Comuni, per poi richiedere altri fondi. Un po’ come a dire: i lavori sono iniziati, il progetto è bello, non lasciamolo marcire così.

Il Comune di Termoli ha dimostrato di crederci, inserendolo nel Piano triennale delle opere pubbliche di recente approvato dal Consiglio comunale e suddividendo il finanziamento, quale ente capofila, in 1,5 milioni per il 2015 e i restanti 3,5 milioni per l’anno successivo. Ma è chiaro che per realizzare un’opera del genere bisognerà trovare altri fondi, altrimenti resterà anche questo un bellissimo progetto stile Nord Europa ma da libro dei sogni.

commenta