Boccata d'ossigeno

Ue: 1,5 miliardi per aree interne e piccoli Comuni. Fanelli: “Un risultato storico”

Per la prima volta nella storia dell’Unione europea, il 5% del Fesr sarà destinato allo sviluppo delle aree interne. Ad annunciarlo l'Anci

Finalmente. Nell’agenda europea trovano spazio e (soprattutto) risorse le aree interne e i piccoli Comuni, finora messi in secondo piano nella programmazione dei Fesr, i fondi strutturali.

Il prossimo ciclo di programmazione prevede una novità importante: per la prima volta nella storia dell’Unione europea, il 5% del Fesr sarà destinato allo sviluppo delle aree interne. Parliamo di 1,5 miliari di euro, una boccata d’ossigeno fondamentale per città ed enti locali.

E’ un risultato storico”, sottolinea Micaela Fanelli durante la conferenza stampa che si è svolta oggi – 21 febbraio – presso la sede nazionale dell’Anci (Associazione comuni italiani). Al tavolo, tra gli altri, il presidente del Consiglio nazionale Anci nonché capo della delegazione italiana del Comitato europeo delle Regioni, Enzo Bianco, la coordinatrice Micaela Fanelli, l’eurodeputato Andrea Cozzolino, relatore per il Parlamento europeo del regolamento sul Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR).

“Il fatto che per la prima volta nella storia del Fondo sullo sviluppo regionale – aggiunge l’ex sindaca e attuale consigliera regionale del Pd – il Parlamento europeo ha deciso di stanziare il 5% di risorse alle aree non-urbane, interne è un riconoscimento alla strategia nazionale per le aree interne messa in campo dall’Italia nel ciclo di programmazione in corso”.

Grazie al nuovo ciclo di programmazione, sono previsti importanti investimenti nell’efficienza delle pubbliche amministrazioni locali e nella loro capacità di gestire i fondi europei, per migliorare i servizi alla cittadinanza e al territorio.

“Non c’è città in Italia oggi che non stia realizzando infrastrutture importanti con i fondi con l’Unione europea. Siamo riusciti – il commento di Enzo Bianco – ad incrementare ulteriormente la dotazione budgetaria della politica di coesione portandola a 378 miliardi rispetto ai 330 proposti inizialmente dalla Commissione. Le nostre città potranno essere più competitive, in modo particolare quelle delle aree più depresse: è un grande risultato”.

In pratica, per la prima volta, al centro dell’agenda europea viene posto anche il destino delle piccole città e dei piccoli Comuni, cioè “le aree che, negli ultimi dieci anni, più di altre hanno risentito della crisi e della politica di austerità. E lo abbiamo fatto – ha spiegato Cozzolino – introducendo meccanismi di flessibilità, liberando maggiori risorse, semplificando l’accesso ai fondi europei e rafforzando la capacità amministrativa”.

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