Il giorno dopo il voto su salvini

Silenzi e inquietudini: la tempesta a 5 Stelle è servita. “I nostri valori sacrificati sull’altare del governo”

Suicidio politico, tradimento? Come stanno vivendo i pentastellati molisani l'esito del voto su Matteo Salvini? Sono ore di tribolazione e riflessione sul futuro del partito anche tra i consiglieri al Comune di Campobasso. Se Gravina sceglie il silenzio, Cretella e Praitano provano a spiegare il momento: "Ieri il Movimento era in trappola", dice il primo. Invece il secondo sottolinea: "Non voglio buttare l’acqua sporca con il bambino, ma tutto è in discussione".

C’è chi la scorsa notte non ha chiuso occhio, chi si è rigirato nel letto per pensare e ripensare al risultato del sondaggio più complicato (forse) nella storia della politica italiana. Chi si è chiuso nel silenzio.

Il giorno dopo il risultato del voto sulla piattaforma Rousseau i pentastellati molisani appaiono quasi frastornati. Sms, messaggi su whatsapp. Telefoni che squillano. Ma all’esterno, o meglio con la stampa, non c’è voglia di confrontarsi su quello che ieri è stato definito un “suicidio politico”, espressione coniata dagli intellettuali più vicini al Movimento 5 Stelle, il “tradimento” dei principi che sono l’essenza di questa esperienza politica.

Movimento 5 stelle Campobasso

“No comment, non voglio parlare di quello che è successo”. Sceglie il silenzio Roberto Gravina, attuale consigliere comunale di opposizione, l’uomo su cui i 5 Stelle hanno puntato 5 anni fa per ‘aprire come una scatoletta’ il Comune di Campobasso. Di sicuro è uno degli eletti meno allineati e più critici.

Il ‘gran rifiuto’ a rilasciare l’intervista cozza non poco con i post scritti in questi giorni sui social. Gravina era favorevole al processo per il ministro Salvini, pur manifestando il proprio dissenso perché “aver reso la questione un vero e proprio referendum sul Governo, chiaramente ha reso tutto più complicato”.

Poi il ‘no’ perché “i processi si fanno proprio per capire se si è violata la legge, altrimenti neanche esisterebbero e altrimenti neanche si spiegherebbe il perché moltissimi processi ai politici arrivano ad assoluzione dell’imputato”.

Dopo un voto che forse si rivelerà un boomerang, col M5S sconfitto sull’immunità (uno dei temi più sentiti) e sempre più fagocitato dalla Lega, Gravina decide di non rilasciare dichiarazioni a Primonumero. “E’ un momento complicato”, si limita a dire.

Stato d’animo simile per il collega a palazzo San Giorgio. Simone Cretella non nasconde il ‘travaglio interiore’: “Ho cambiato idea per due o tre volte. Per questo poi ho votato alla fine, in serata”.

Il Movimento 5 Stelle si è spaccato su questo voto? “Non credo ci sia una spaccatura, piuttosto coesistono anime diverse, come avviene in tutti i partiti. La diversità di opinioni rientra nella dialettica interna ed è un fatto positivo. Ma c’è da premettere che io non ero favorevole a questo sondaggio, il tema non doveva essere materia di una consultazione on line tra gli iscritti, toccava decidere ai nostri portavoce alla Camera”. A suo avviso, “la vicenda (sulla nave Diciotti, ndr) è stata strumentalizzata”.

Cretella dà una sua versione sulla subalternità alla Lega: “Io credo che il Movimento è in trappola, è stato in trappola ieri perché, a prescindere dall’esito del voto, ci sarebbe stata una valanga di consensi per Salvini: sarebbe stata la vittima se fosse andato a processo, un’assoluzione lo avrebbe legittimato ancora di più. Purtroppo siamo in un contesto in cui Salvini ne esce sempre bene e il Movimento 5 Stelle male”.

E poi “penso che ci avrebbero dato addosso pure se l’esito del sondaggio fosse stato diverso”. Ammette che “la situazione non è felice” ma “dopo le Europee credo che i rapporti si rivedranno. Questo è un governo congiunto, in cui siamo stati costretti ad abdicare su alcuni aspetti a fronte dell’approvazione di riforme che erano i nostri cavalli di battaglia”.

“Qualcosa si è rotto”. Parola di Luca Praitano, anche lui consigliere comunale a Campobasso. La scorsa notte ha dormito pochissimo. Il pensiero fisso sull’esito del sondaggio e sul malcontento che in quelle stesse ore ha trovato sulla rete una facile valvola di sfogo.

Prova a farsi interprete del malcontento che ha mandato la base in tumulto: “Il sacrificio di una serie di principi sull’altare del governo alla fine la paghi e questo mi preoccupa. Non mi riferiscono all’emorragia di voti, perché oggi l’elettorato è molto volubile. E non voglio nemmeno buttare l’acqua sporca con tutto il bambino, ma tutto è in discussione, mi chiedo se c’è qualcosa da salvare e se è opportuno proseguire questo percorso”.

Praitano racconta che “c’è chi è particolarmente deluso”, ossia “il nostro zoccolo duro. Mi preoccupo per questo, non vorrei perderlo”. Per spiegare lo smarrimento e lo sconforto che si respira fa un paragone forse azzardato: “Mi sento come quei cittadini delusi da Renzi”.

Motivi per restare in M5S per ora ce ne sono almeno due. Il primo: “Se resto è perché attorno c’è il deserto, non c’è l’alternativa. Oggi l’alternativa al Movimento è il non voto”.

Il secondo: “Se c’è un motivo per rimanere nel Movimento è proprio avversare Salvini. Per quanto possa sembrare strano ai nostri detrattori, gli unici che possono contrastare Salvini siamo noi del Movimento 5 Stelle. Il regionalismo differenziato, ad esempio, è un pericolo per il Sud. Gli unici che possono contrastare questa idea politica malsana, sono proprio i 5 Stelle”.

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