Borsa internazionale del turismo

Percorsi di profumi, gusto e sapori: il Molise in vetrina alla Bit stuzzica il palato

È un Molise che non solo esiste ma si impone su tutti quello rappresentato, attraverso lo stand dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo (Aast) di Termoli, alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano. Dopo una prima giornata di apertura, cxhe ha registrato numerosi visitatori attirati dai profumi delle mele e delle piante aromatiche e dalla sfera di legno a vista, oggi l’esposizione ha offerto il meglio della regione, prendendo tutti per la gola.

Se è vero che l’occhio vuole la sua parte è pur vero che le papille gustative hanno bisogno di essere stuzzicate. E lo stand molisano non delude. La ciliegina sulla dolce torta della terra che non ti aspetti? Tre prodotti, punti fermi del settore agroalimentare targato Molise: il caciocavallo di Agnone, la ventricina di Montenero di Bisaccia e la Tintilia della cantina Salvatore di Ururi. I capisaldi della tipicità sono stati presentati alla stampa nazionale: trenta giornalisti di testate nazionali e di categoria che nel pomeriggio hanno presenziato all’incontro organizzato nello stand dell’Aast che per l’occasione si è affidata alla bravura di Peppone Calabrese della trasmissione Rai ‘Linea Verde’ e al racconto del professor Rossano Pazzagli dell’Università degli Studi del Molise.

Una giusta rappresentazione della realtà molisana passata nelle ultime ore anche nelle immagini del Tg1 che ha dato ampio risalto allo stand dell’Aast in uno dei suoi servizi di punta sulla Bit, così come la pagina facebook ufficiale della manifestazione che, affezionatissima al Molise, non lesina foto e commenti più che positivi nei nostri confronti. Tantissimi i complimenti ricevuti per lo stand ed altrettanti per i prodotti tipici tanto che, in quei vassoi pieni di delizie, non è rimasto nulla. Capitano d’eccezione il Commissario dell’Aast Remo Di Giandomenico e il responsabile alla Cultura del Distretto Molise Orientale Antonio Franzese.

Una seconda giornata di Bit giunta al termine, che ha visto protagonisti gli operatori della nostra regione che, fin dall’apertura del mattino si sono messi al lavoro per promuovere le proprie offerte e un territorio tutto da scoprire. “Siamo di antiche terre – ha detto il commissario Aast Remo Di Giandomenico -. La nostra natura deve essere vitalizzata, quest’anno sottolineiamo che la natura non può essere sottomessa ai capricci del destino. Come vedete abbiamo uno stand che rispetta la natura, un lembo di terra come il nostro così piccolo, ma che ha prodotti di tutto rispetto. Sono poi gli operatori che devono venderli. Le quattro vele con le donne che vedete sono le protettrici del nostro Molise”.

Interessante l’intervento del professore dell’Unimol Rossano Pazzagli, cultore del territorio e del turismo, adottato dal Molise da diversi anni: “Ho imparato ad amare questa terra lavorando in Molise e incontrando i suoi compaesani e i giovani. Adesso a forza di dire che non esiste, il Molise esce alla ribalta. È stata una grande operazione di marketing. Conoscere il Molise, è come compiere un pellegrinaggio laico e religioso, e all’insegna del gusto. Si sintetizza tutto nelle tre P. Il paesaggio, i paesi e i prodotti. Il paesaggio è l’elemento di connessione, lo specchio di tutto quello che c’è e che c’è stato sul territorio. Le origini sannite, i percorsi della transumanza. L’incontro fecondo tra uomo e natura. Il mare e la montagna. Il Molise è una regione di paesi. Ce ne sono tanti. Incastonati nella pietra e perfino nel nome. La pietra, il Molise è questo. Rugoso e liscio allo stesso tempo. Ma è tutto da scoprire”.

Il finale è stato tutto di Peppone Calabrese che commenta: “Il Molise lo sento molto vicino, sembra che non esista, ma invece c’è ed è molto reale come la mia Basilicata. Questo caciocavallo che vedete così giallo, è così perché gli animali sono stati portati al pascolo, hanno mangiato almeno sessanta tipi di erbe. Solo dando gratificazioni ai produttori si potrà tornare a parlare anche di territorio. C’è la transumanza che è un rito meraviglioso, in questo tragitto c’è tutta la forza e la grinta di questo popolo”. Per la ventricina l’ultima parola è stata invece del professor Antonio Franzese: “Questo prodotto è unico, solo in trenta comuni a cavallo del fiume Trigno tra Abruzzo e Molise si realizza questo dono che la cultura contadina faceva mangiare solamente nei momenti più importanti. Si chiama ventricina perché si insaccava nel ventre del maiale. La cosa importante è che viene fatta senza conservanti, ma soprattutto perché ha l’80% di carne magra e il 20% di grassi”. Inutile segnalare che a fine conferenza stampa caciocavallo, ventricina e tintilia sono andati a ruba con tanti applausi e ringraziamenti da parte di chi ha pensato e immaginato Molise a Milano attraverso la narrazione iniziale di Aldo Gioia e gli interventi che sono seguiti.

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