Isernia

Migrante disperato beve candeggina e minaccia il suicidio. “Aveva perso lo status di rifugiato”

Aveva afferrato un pezzo di vetro per tagliarsi le vene e stava per ingerire il pericoloso liquido il ragazzo di 25 anni salvato dai Carabinieri. Il drammatico episodio oggi - 7 febbraio - in via Gorizia.

I carabinieri lo hanno fermato giusto in tempo. “Voglio morire”, avrebbe gridato disperato il migrante 25enne che questa mattina – 7 febbraio – ha minacciato il suicidio a Isernia.

Si era ritrovato in mezzo alla strada dopo aver perso lo status di rifugiato. Lui per qualche tempo aveva vissuto nel centro di accoglienza temporanea all’ex Hotel Sayonara che era stato costretto a lasciare non possedendo più i requisiti.

Il ragazzo, originario della Costa d’Avorio, ha prima afferrato un pezzo di vetro per tagliarsi le vene. Poi ha preso in mano una bottiglia di candeggina. Aveva intenzione di bere il liquido tossico che lo avrebbe ucciso.

Voleva farla finita.

Un operatore del centro di accoglienza, attirato dalle urla del 25enne, ha intuito quello che stava succedendo. “Voglio morire”, avrebbe urlato, come raccontano anche alcuni testimoni che in quel momento passavano in via Gorizia. Sono stati minuti ad alta tensione. C’è chi ha iniziato a temere per la vita del giovane. 

Perciò ha preso il telefono e ha chiesto l’intervento dei Carabinieri e del 118. L’intervento dei militari del nucleo operativo e radiomobile è stato fondamentale. I Carabinieri sono riusciti a bloccarlo evitando che mettesse in atto un drammatico gesto.

Poi il trasporto con un’ambulanza all’ospedale Veneziale di Isernia per gli accertamenti.

I Carabinieri invece hanno avviato gli accertamenti per capire le motivazioni che hanno spinto il 25enne a tentare il suicidio.

“Da una prima ricostruzione – riferiscono dall’Arma – l’insano gesto, con molta probabilità, può essere riconducibile alla perdita dello status di rifugiato, in quanto lo straniero fino a poco tempo fa era ospite di un centro di accoglienza temporaneo locale”.

Non si escludono, però, altre motivazioni attualmente al vaglio dei militari. Le indagini, dunque, consentiranno di chiarire se c’è un nesso tra la volontà di suicidarsi da parte del giovane e la perdita dello status di rifugiato, probabilmente dovuto alla perdita dei requisiti previsti dalle nuove norme in materia e in particolare dal decreto sicurezza approvato lo scorso dicembre dal Parlamento. Un provvedimento che, come denunciato dagli operatori dei centri di accoglienza, mette in mezzo alla strada le persone a cui non viene più riconosciuta alcuna forma di protezione internazionale o umanitaria.

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