Termoli

La cassa integrazione pesante fa tremare la Fiat: “Il Piano industriale non ha certezze”

Durissimo il Soa dopo l'annuncio di lunghi periodi di stop forzato in tutti i reparti tranne l'8 valvole: "Fabbrica al capolinea, almeno si faccia una rotazione sugli ammortizzatori perchè gli operai hanno bisogno di lavorare". La Uilm chiede un confronto con l'azienda, e intanto da più parti si avanza la domanda sui tempi dei nuovi investimenti FireFly nello stabilimento. "Oggi non ci sono certezze"

Preoccupa, e non poco, l’ondata di cassa integrazione ordinaria annunciata ieri per lo stabilimento Fiat Chrysler di Termoli. Diverse le perplessità e i timori espressi dai lavoratori, che in realtà provano a controbilanciare il clima di rinnovato pessimismo confidando fortemente nel nuovo piano industriale dell’amministratore delegato Manley, in dirittura d’arrivo e con avvio produttivo stimato a inizio 2020.

Nella fabbrica molisana si dovrebbero produrre i due nuovi motori a tecnologia ibrida, FireFly, eredi naturali dello storico Fire. Tuttavia non ci sono tempi certi sull’avvio delle nuove linee produttive, e a giocare un ruolo particolarmente importante in questo momento è la recessione italiana e lo stato dell’economia del Paese che penalizza fortemente il settore industriale.

Diversi anche i sindacalisti che hanno manifestato timori dopo un periodo che sembrava essere caratterizzato da un maggiore ottimismo proprio per la conferma degli investimenti per Termoli. La Uilm ha chiesto un confronto con la direzione per capire se ci siano prospettive reali di investimento e in modo particolare quali tempi potrebbero essere garantiti.

Intanto il Sindacato Operai organizzati, il Soa, non utilizza mezzi termini. “Stiamo arrivando al capolinea, la Fiat che contava più di 3mila dipendenti ora si vede bloccare le produzioni nel silenzio più assoluto”. Dura l’accusa nei confronti dei vertici aziendali da parte del Soa, che in una nota mette in evidenza come “alcune lavorazioni di componenti in questi anni sono state soppresse a favore delle produzioni estere di quei Paesi giudicati competitivi. A oggi il reparto produzione Cambi è praticamente fermo, dei tre turni esistenti ne è rimasto uno e spesso anche qui c’è il ricorso alla cassa integrazione”.

E ancora: “Si parla di un piano industriale come di una grande opportunità di ripresa, ma in realtà non ci sono progetti chiari per il 2020, piuttosto spirali crepuscolari esclusivamente per i motori”. La domanda è più che comprensibile. Quale sarà la produzione dei nuovi motori ibridi? In quale misura verrà attuata? E quanti lavoratori saranno coinvolti?

Intanto la cassa integrazione riguarda quasi tutto lo stabilimento sia a febbraio che a marzo, per periodi prolungati. L’unico reparto che al momento sembra essere immune dal ricorso allo stop forzato è quello dell’8 valvole, che produce proprio il Fire. Ma probabilmente questo dipende dall’esigenza di accelerare la produzione finale di un motore che a partire dal 2021 non esisterà più. E anche nell’8 valvole è atteso un massiccio ricorso alla cassa integrazione a partire dall’estate 2019.

Intanto il Soa chiede a Fiat Chrysler Automotive e ai sindacati di far “rispettare la rotazione per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali e favorire almeno chi ha famiglia e ha un urgente bisogno di lavorare. Tocca sempre ai lavoratori chiedere chiarezza e diritti” osserva il comitato, mettendo in evidenza come “il tentativo di dipingere la realtà dello stabilimento metalmeccanico rose e viole da parte di qualche sindacalista si è sempre rivelato infondato”.

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