Campobasso

Deposito crollato, via alle operazioni di abbattimento. Guerra tra proprietari e Soprintendenza fotogallery

Sono proseguite nella notte le operazioni di demolizione dell'ex capannone collassato il 26 gennaio scorso: dopo l'ordinanza firmata dal sindaco di Campobasso, alle ore 12 del 1 febbraio sul cantiere sono arrivati gli operai e i mezzi della ditta Di Biase, i costruttori campobassani proprietari della struttura.

Sono iniziate, puntualissime, alle ore 12 di oggi, 1 febbraio, le operazioni di abbattimento dell’ex  deposito Enel collassato nel primo pomeriggio del 26 gennaio. Gli operai della ditta DB costruzioni (famiglia Di Biase) sono arrivati sul cantiere coi loro mezzi, dal lato di via Gazzani, iniziando a transennare la zona interdetta al traffico dal giorno del crollo. Ai proprietari del manufatto costruito negli ani Trenta tocca procedere con la demolizione e la successiva rimozione dei detriti, oltre al ripristino della sicurezza dell’area.

Dopo aver chiuso tutto col nastro arancione gli stessi hanno iniziato a togliere la rete d’acciaio che delimitava il vecchio capannone sotto lo sguardo dell’avvocato Andrea Latessa che assieme al collega Salvatore Di Pardo perora gli interessi del costruttore campobassano.

L’avvio delle operazioni sembrava dovesse slittare questa mattina, nonostante l’ordinanza di abbattimento firmata ieri dal sindaco di Campobasso, a causa di una lettera inviata dalla Sovrintendenza alla Procura della Repubblica. Un tentativo, dopo il vincolo che aveva già impedito a Di Biase di demolire il suo deposito, per cercare di bloccare di nuovo i lavori.

Evidentemente hanno prevalso gli interessi di pubblica incolumità e l’attività di abbattimento è potuta entrare nel vivo nonostante la pioggia incessante sulla città.

Sul posto anche una pattuglia della Polizia e gli uomini del 115. “Siamo qui per verificare le condizioni minime di sicurezza”, spiega l’ingegnere Giuseppe Petrone, capo del nucleo di polizia giudiziaria dei vigili del fuoco che subito dopo il crollo hanno iniziato le indagini su mandato della Procura di Campobasso. “Nonostante il maltempo, si procederà ugualmente. Anzi la pioggia eviterà alle polveri (causate dall’abbattimento, ndr) di diffondersi”. 

Al momento non si sa quanto durerà l’intervento e i conseguenti disagi per pedoni, commercianti e automobilisti di Campobasso. “Non è un’operazione che si svolge in un solo giorno”, puntualizza ancora l’ingegnere Petrone. “Anche perchè siamo di fronte ad una situazione di precarietà della struttura e le operazioni vanno svolte in un determinato modo”.

Intorno alle 13.30, quando una ruspa ha cominciato a ridurre in briciole le mura perimetrali dello stabile, l’arrivo sul cantiere del sindaco di Campobasso Antonio Battista. Caschetto giallo per proteggere il capo, per il primo cittadino sono state ore frenetiche dopo la lettera che questa mattina si è ritrovato sulla scrivania. Mittente: la Sovrintendenza. Prima un confronto col dirigente preposto, poi la ‘corsa’ in Prefettura. “Ieri ho firmato l’ordinanza perchè c’è il pericolo che l’immobile crolli e bisognava tutelare la pubblica incolumità. E anche perchè crediamo e speriamo che questa parte della città debba tornare al più presto alla normalità”, sottolinea poi ai giornalisti presenti sul posto per filmare la demolizione del deposito.

Dalle risultanze è emerso che il maltempo può aggravare le condizioni dell’edificio e che c’è il pericolo di nuovi crolli – aggiunge – c’è un oggettivo problema di sicurezza. Per questo, dopo aver coinvolto le altre autorità interessate, ho preso questa decisione e ho firmato l’ordinanza di abbattimento. Era necessaria, la città sta soffrendo e spero che al più presto questa parte della città possa tornare alla normalità”.

Di Pardo, Latessa e Battista Campobasso

Qualche curioso si ferma ad osservare i lavori. Invece dai palazzi vicini c’è chi segue le operazioni dalla finestra o dal balcone. Mettono ‘il naso’ fuori dai loro negozi pure i commercianti di via Gazzani: da quando la strada è stata chiusa per il pericolo crollo, la clientela è ‘sparita’ penalizzando fortemente le attività.

Non c’è la sovrintendente, in questi giorni sono venuti tutti a vedere quello che succedeva: il sostituto procuratore, il presidente della Regione, il sindaco. Tutti tranne chi ha posto il vincolo”, sottolinea invece l’avvocato Salvatore Di Pardo con una punta polemica. “Perchè non sono qui, visto che tanto ci tenevano a conservare questo immobile?” I proprietari dell’ex deposito utilizzato dalle truppe canadesi durante la seconda guerra mondiale avevano già consegnato una perizia stilata da un professore universitario per evidenziare il rischio crollo. Che di fatto è avvenuto alle ore 15.20 del 26 gennaio.

“La famiglia Di Biase – ricorda l’avvocato Latessa – aveva già chiesto di poter abbattere e ricostruire fedelmente l’immobile alla Sovrintendenza. Quest’ultima stamattina ha chiesto con un’altra lettera se era possibile salvaguardare l’edificio. Ma dopo aver apposto il vincolo non ha mai comunicato delle alternative all’abbattimento, cosa voleva tutelare e quali interventi di messa in sicurezza voleva mettere in campo. Ha posto solo un vincolo che metteva a rischio la pubblica incolumità”.

Noi ci aspettavamo che la Sovrintendenza ponesse un vincolo attivo – insiste l’avvocato Di Pardo – non ha dato indicazioni per la sopravvivenza dell’immobile” ed “è stato sconcertante che si volesse mantenere in piedi un fabbricato antiquato, impossibile da risistemare dal punto di vista sismico. La collettività è stata costretta a subire questo grave pericolo senza che si potesse fare nulla. Se il fabbricato fosse crollato a Corpus Domini sarebbe stato una strage. In questi anni, la proprietà non ha potuto far nulla proprio perchè c’era il vincolo della Soprintendenza”.

Le operazioni di demolizione sono proseguite anche di notte, quando gran parte del manufatto è stato abbattuto da due gru all’opera, una su via Gazzani e l’altra nello spazio adiacente il vecchio stadio Romagnoli. Nell’area un cumulo di macerie.

deposito crollato abbattimento notte Campobasso

Nel giro di poco tempo dunque la città tornerà a vivere la sua normalità: residenti, commercianti, automobilisti e mezzi pubblici costretti ad un giro più lungo per raggiungere il centro cittadino perchè la zona interdetta al traffico era uno snodo cruciale. Gli ingorghi e il caos si sono aggravati in questi giorni. Ed è su questo argomento che Legambiente lancia un monito all’amministrazione di palazzo San Giorgio: “Una mobilità urbana schiacciata sulle auto private con una viabilità che si concentra su due soli assi viari non può reggere a un evento imprevisto. Una città in cui è lampante la mancanza di una viabilità di ‘circonvallazione’, che consenta gli spostamenti tra i diversi quartieri della città senza dover passare necessariamente per il centro”.

Per l’associazione ambientalista “negli anni le amministrazioni che si sono susseguite non hanno avuto il coraggio di puntare su una mobilità diversa per la città, proponendo un’offerta di qualità che potesse attrarre utenti togliendo spazio all’uso dell’auto privata per gli spostamenti urbani e periurbani. Al contrario si è assistito al taglio delle corse dei bus urbani che ha contribuito a congestionare il traffico cittadino”.

Infine un monito: “Puntare con decisione a favorire la mobilità alternativa incentivando l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico con la creazione di corsie e percorsi preferenziali; potenziando la mobilità su rotaia valorizzando gli investimenti che si stanno compiendo sulla metropolitana leggera, favorendo l’utilizzo di mezzi di spostamento ‘leggeri’ (bicicletta, e-bike, ciclomotori); ancora, potenziando le aree di parcheggio a ridosso del centro e creando dei servizi navetta”.

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