Consiglio regionale

Salvo Mazzuto, la sfiducia non passa. Ma dopo 10 mesi Toma ha i voti contati fotogallery

In Consiglio regionale la mozione di sfiducia contro l'assessore esterno presentata dal Partito democratico e sottoscritta dalle consigliere dissidenti leghiste Aida Romagnuolo e Filomena Calenda e dai sei esponenti del Movimento 5 Stelle. Ma la maggioranza ha votato contro l'iscrizione del provvedimento all'ordine del giorno. E' finita 10 a 10 (Scarabeo assente) ma ora per il Governatore si pone un problema di numeri in maggioranza a soli 10 mesi dall'insediamento.

“Finirà in parità, 10 sì e 10 no. La mozione contro Mazzuto non passa“. Ecco l’ipotesi che inizia a circolare nei corridoi di palazzo D’Aimmo poco prima dell’avvio dei lavori. Al centro dell’agenda del Consiglio regionale la mozione di sfiducia contro l’assessore esterno presentata dal Partito democratico e sottoscritta dalle consigliere dissidenti leghiste Aida Romagnuolo e Filomena Calenda e dai sei esponenti del Movimento 5 Stelle.

Un atto politico perchè il titolare del Lavoro e delle politiche sociali ha manifestato “numerose inefficienze sulla gestione delle crisi aziendali, in particolare la mancata richiesta di proroga degli ammortizzatori in deroga, ad esempio per i lavoratori della Ittierre”. Gravi vengono considerate pure le affermazioni di Mazzuto sul regionalismo differenziato e “sugli sprechi e le inefficienze della Regione Molise, autoaccusando il suo governo regionale”.

La maggioranza è decisa a salvare l’assessore esterno, come facilmente intuibile dopo il ‘diktat’ espresso alla vigilia da Donato Toma: “Non ho motivi per rimuovere Luigi Mazzuto”.

Fuori dal Consiglio regionale c’è una decina di iscritti della prima ora, la maggior parte è arrivata da Termoli e Campomarino. “Sono qui per chiedere le dimissioni di Luigi Mazzuto – dice Anacleto Monti, iscritto dal 2015 al Carroccio – perchè non si è comportato e non si sta comportando bene da parecchi anni. La base di Termoli ha chiesto già 3 anni fa la sfiducia di Mazzuto. Oggi chiedono la sfiducia di Mazzuto due consigliere regionali. Mi pare dunque che ci sia qualcosa che non funziona”. E poi “Mazzuto si trova ad occupare un posto che non gli compete”. La colpa è di Matteo Salvini? “Un po’ di colpa ce l’ha pure lui, lo statuto va cambiato”.

Lega

Lo scontro nella Lega si è consumato nel fine settimana, quando la Romagnuolo e la Calenda avevano annunciato il sostegno alla mozione del Pd chiedendo il commissariamento del coordinatore regionale. Poche ore dopo la durissima reazione del leader del Carroccio: il ‘cartellino rosso’ di Matteo Salvini.

Nessun dietrofront da Romagnuolo e Calenda. Neppure quando, prima del Consiglio regionale, la maggioranza cerca di convincerle a ritirare le firme sotto alla mozione. Nulla da fare, le due consigliere escono prima dalla stanza in cui si svolge il confronto. “La maggioranza è spaccata, non esiste più. Devono capire che bisogna finire col vecchio modo di fare politica”, confida ai giornalisti prima dell’avvio dei lavori la Romagnuolo.

E’ proprio da lei che a palazzo D’Aimmo parte il fuoco amico. Chiede l’iscrizione e l’immediata discussione in Aula dell’atto di sfiducia e nel successivo intervento riserva una bordata contro il governatore Donato Toma: “Lei aveva annunciato che avrebbe assegnato le deleghe ai consiglieri regionali, ma in 10 mesi non abbiamo visto niente” e “deve rimuovere dall’incarico Mazzuto perchè non è più un membro rappresentativo di questo governo”. 

Un altro siluro la Romagnuolo lo scaglia contro Mazzuto: “E’ imbavagliato, non ha nemmeno espresso il candidato sindaco per Campobasso e Termoli, dove la Lega è il primo partito”.

La Calenda rincara la dose: “Non siamo state coinvolte nella scelta dei candidati sindaci a Campobasso e Termoli, Mazzuto ha organizzato riunioni carbonare”. E sull’espulsione: “Ho dato voce ad una situazione di sofferenza della Lega”. E ancora: “Mazzuto non ha più la fiducia di chi è stato eletto in quota Lega legittimamente”, “circa 3mila molisani hanno scritto il nostro nome e cognome sulla scheda elettorale. Quanti voti ha preso Mazzuto? Zero, non si è candidato”. Dunque, “se ricopre quel posto in giunta è anche grazie a noi”. Al capo della giunta Calenda chiede una verifica di maggioranza.

Critico il giudizio della Calenda pure sulle vertenze irrisolte: “Non ha trovato nessuna soluzione per le vertenze ex Gam, ex Ittierre, ex Zuccherificio. E’ una grave sconfitta per il governo nazionale”.

L’assessore ‘sfiduciato’ ascolta in silenzio gli attacchi delle due colleghe di partito, in apparenza senza fare una piega. Ma forse in fondo in fondo il suo animo ribolle.

La richiesta di discutere la mozione è ovviamente appoggiata da Micaela Fanelli (Pd), prima firmataria del documento: a suo dire, l’assessore Mazzuto non ha fornito le risposte in materia di lavoro e politiche sociali soprattutto. Mentre dal punto di vista politico “dopo 10 mesi in questo Consiglio regionale non c’è più una maggioranza”.

Andrea Greco (M5S) parla di “un fallimento politico del presidente Toma”, con il Consiglio regionale “impantanato nelle sabbie mobili partitiche”. E “anche se la mozione dovesse finire in parità, 10 a 10, vuol dire che questa maggioranza non ha più i numeri a soli 10 mesi dal voto”. L’esponente dell’opposizione a 5 Stelle lancia bordate contro il capo della giunta regionale: “E’ espressione del più vecchio partitismo, lei è il curatore fallimentare di Paolo di Laura Frattura“.

In Aula manca Massimiliano Scarabeo (gruppo misto, ma eletto con Forza Italia). Sarebbe potuto essere l’ago della bilancia.

Alla fine la mozione di sfiducia si ‘schianta’ prima del tempo, non viene nemmeno discussa in Consiglio regionale. E’ Toma a imporre il ‘veto’ facendo capire l’aria che tira nel suo intervento, l’unico della maggioranza: “Le consigliere Calenda e Romagnuolo hanno il diritto di esprimere quello che pensano, ma questa non è la sede giusta per farlo, ci sono altre sedi. Archiviamo questa spiacevole mozione che non ci porta a nulla di utile, anche perchè l’assessore viene nominato dal presidente della Giunta regionale e se ne assume tutta la responsabilità. So io se si deve fare qualcosa, in questo momento sono convinto che non sia necessario far nulla. Non posso permettere – insiste – che gli assessori siano fatti oggetto di personalismi o rivendicazione di incarichi o strumentalizzazioni politiche. E’ lealtà politica“.

Al momento del voto finisce così come da pronostico: 10 sì e 10 no. Mazzuto ritrova il sorriso. Le consigliere leghiste, rimaste isolate rispetto alla maggioranza, abbandonano l’Aula assieme alle opposizioni. M5S protesta: “Oggi c’è stato l’ennesimo sopruso, è la seconda volta che non ci fate discutere un argomento in Consiglio regionale”, urla Andrea Greco. Il presidente Salvatore Micone preannuncia provvedimenti nei suoi confronti.

La maggioranza dunque salva il suo assessore esterno. Ma i numeri sono risicatissimi. E per il presidente Toma governare in queste condizioni per altri 4 anni sarà forse un’impresa. Nemmeno il suo predecessore Paolo di Laura Frattura, che nel corso della legislatura ha ‘perso’ alcuni consiglieri di maggioranza, aveva avuto tali difficoltà.

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