Venafro

Violenze ai bambini dell’asilo, il capo della Procura: “Chiederemo subito il processo”

Carlo Fucci rassicura che la stessa celerità utilizzata dagli uomini della squadra mobile di Isernia per condurre le indagini, sarà impiegata anche per l’istanza di rinvio a giudizio perché si ratifichi la verità utile per un'eventuale condanna. Intanto Venafro è un paese indignato e sotto shock: “Possibile che nessuno le abbia mai sentite urlare?”

Il procuratore di Isernia, Carlo Fucci, è stato perentorio: la stessa velocità utilizzata per condurre le indagini e quindi mettere al sicuro i bambini, sarà impiegata anche per le richieste di rinvio a giudizio a carico delle due insegnati, adesso sospese, che hanno lavorato a rendere infernale le mattinate dei piccoli di due o tre anni in una scuola dell’infanzia di Venafro.

In città, ma un po’ ovunque, si respira un clima di indignazione. Ma a Venafro soprattutto i genitori dei bambini sono irritati e risentiti rispetto a quella che definiscono una “condizione di omertà generale”.

Continuano a chiedersi come mai nessuno si è mai domandato il perche delle urla all’interno dell’edificio, perché mai nessuno si è permesso di verificare “con visite a sorpresa” i criteri educativi utilizzati da “queste due signore?”. Le mamme che hanno denunciato hanno raccontato, infatti, di “episodi che sono certamente accaduti anche in passato”. Molti infatti hanno riscontrato nei figli più grandi gli stessi atteggiamenti dei più piccoli e soltanto oggi si spiegano perché.

La prossima settimana, entro dieci giorni, ci sarà l’interrogatorio di garanzia ma tutti a Venafro si chiedono anche perché rispetto ad elementi probatori così importanti “il giudice non le ha mandate in carcere?”. “Dov’è la giustizia garantista? E garantista per chi? Per i peccatori, non per gli innocenti”, si sfoga una mamma all’uscita dalla riunione che venerdì sera, a poche ore dall’accaduto, è stata convocata nella stessa scuola dal dirigente in presenza anche di Anna Paola Sabatini, per sostituire le due maestre inquisite.

“Non ci basta – dice un altro genitore – non basta sostituirle. Dovrebbero essere in carcere e pagare sin da subito per il male che hanno fatto. Non bastano quei video, non bastano i comportamenti dei nostri figli a cui dovremo porre rimedio. Cosa vogliono di più”.

Di tutt’altro parere è l’avvocato Giovanni Perrotta che con Adriano Iannaccone difende una delle due indagate: “Sono contrario alla divulgazione di certe immagini perché siamo ancora in fase di indagini preliminari, attendo l’interrogatorio di garanzia dove arriverò dopo aver letto attentamente le carte e parlato con la mia cliente”.

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