La querelle politica

Sea Watch, avvocato molisano porta Salvini in Tribunale: “Il ministro confonde le leggi”

Non solo il Tribunale sulle immunità parlamentari, anche il Tribunale amministrativo si occuperà dei migranti della Sea Watch. Pronto il ricorso presentato dall’avvocato Salvatore Di Pardo: “Il ministro confonde le sue posizioni sull'immigrazione con il salvataggio delle persone in mare”.

L’avvocato campobassano Salvatore Di Pardo torna di nuovo in campo per tutelare i diritti dei migranti e per chiedere il rispetto delle leggi italiane e internazionali.

Com’era avvenuto la scorsa estate con la nave Diciotti, questa volta si parla delle 47 persone a bordo della Sea Watch. Sulla vicenda già c’è un esposto arrivato sul tavolo della Procura di Siracusa. Il legale molisano presenterà un ricorso al Tar. L’annuncio arriva dopo la visita di una delegazione parlamentare del Pd sulla nave e alla vigilia della pronuncia della giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere, avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Il caso della Sea Watch è simile a quello della Diciotti. In quell’occasione l’amministrativista di Campobasso rappresentò una serie di Ong impegnate in azioni di salvataggio. “Noi facemmo ricorso al Tar con una serie di associazioni perché chiedevamo quale è l’atto che consente al ministro e a tutto il governo di tener ferme le persone su una nave, atteso che la libertà di circolazione può essere limitata solo da un intervento dell’autorità giudiziaria. Perché Salvini può fare deroghe alle procedure? È questo il punto: e vale sia per la Diciotti, che è una nave italiana e quindi i migranti saliti a bordo erano già in territorio italiano, che per la Sea Watch 3, che è nave olandese, ma ha soccorso migranti e ha diritto ad attraccare in un porto sicuro, tra i più vicini evidentemente. Questo dice la legge”.

Il capo del Viminale dunque ancora sul banco degli imputati. Perchè, spiega Di Pardo, “l’intervento del Tribunale dei ministri è quasi un atto dovuto alla luce di quello che è stato il comportamento del ministro Matteo Salvini. Noi lo avevamo evidenziato davanti al giudice amministrativo. Avevamo all’epoca impugnato i provvedimenti in seguito al tweet di Salvini con il quale di fatto era stata impedita l’attività della Pubblica Amministrazione e di fatto impedito lo sbarco dei migranti. Oggi il Tribunale riconosce che non è stato un atto politico, ma un’azione indebita del ministro sull’attività amministrativa che di fatto ha confinato esseri umani su una nave. Una conferma delle argomentazioni contenute nel ricorso al Tar che poi è stato immediatamente seguito dallo sbarco dei migranti”.

Nel caso della Diciotti, ricorda Di Pardo “non c’era un provvedimento strutturato che diceva perché si derogava alla procedura amministrativa di far sbarcare queste persone e perché si derogava a quanto stabilito dai trattati internazionali. C’era solo un tweet del ministro. Mi sembra che si continuino a mischiare le posizioni sull’immigrazione con il salvataggio delle persone in mare. Il tutto è invece regolato da leggi italiane e internazionali”.

commenta