La sentenza

Paga per più di un anno le spese per aiutare il figlio dislessico, Inps condannata al risarcimento

Il giudice del Tribunale di Campobasso ha dato ragione alla madre di un ragazzino di 12 anni con disturbi specifici dell'apprendimento riconoscendo il diritto al sostegno economico per far fronte alle "difficoltà persistenti nelle funzioni e nei compiti propri dell'età". L'istituto dovrà pagare anche l'arretrato.

“Signora, suo figlio è svogliato, disattento”. Le parole delle insegnanti della scuola primaria le aveva sentite pronunciate tante volte. E quando ha iscritto il figlio alle medie, ha voluto andare più a fondo. La donna si è rivolta alla Neuropsichiatria infantile dell’Asrem dove i medici hanno certificato un disturbo specifico dell’apprendimento, tecnicamente definito con l’acronimo ‘Dsa’. Comunemente si pensa alla dislessia, ma in realtà ci sono tante ‘declinazioni’: disortografia, discalculia e disagrafia.

Per consentire al figlio un regolare apprendimento scolastico, la signora decide di iscriverlo ad un centro privato di aiuto compiti. Il ragazzino, che attualmente ha circa 12 anni, inizia a frequentarlo dal 2017. Ci va due volte a settimana, di pomeriggio. Con enormi difficoltà economiche per la famiglia, disposta a privarsi di cose meno importanti pure di garantire un’istruzione e quindi un futuro al giovane studente.

Nel frattempo la madre inoltra all’Inps la domanda di indennizzo dal momento che la spesa è piuttosto onerosa e ha un peso non indifferente sull’economia domestica. Peccato che l’Istituto reputa di non riconoscere il contributo mensile. Ed è a questo punto che la donna decide di rivolgersi allo studio legale Di Pardo e, assistita dagli avvocati Carmelina Salvatore e Salvatore Di Pardo, inizia la sua battaglia.

Carmelina Salvatore

Il 15 gennaio il giudice del Tribunale di Campobasso Laura Scarlatelli stabilisce che questa famiglia ha il diritto di ricevere l’indennità di frequenza per consentire una formazione adeguata al ragazzino con disturbi specifici dell’apprendimento. Non solo: impone all’Inps di pagare anche l’arretrato fino al 1 novembre 2017. In pratica, il Tribunale riconosce un sostegno economico mensile per il minore per far fronte a quelle che la legge definisce “difficoltà persistenti nelle funzioni e nei compiti propri dell’età” (norma n. 289/1990 che istituisce l’indennità di frequenza).

Il pronunciamento del giudice dunque pone fine a quello che l’avvocato Carmelina Salvatore considera “dei soprusi da parte dell’Inps per questi ed altri bambini che hanno difficoltà e che necessitano di aiuto particolare. Aiuto che, quasi sempre, corrisponde ad una spesa ingente per le famiglie”. E magari questo episodio sarà un esempio per tanti altri genitori vittime di ale ingiustizia. 

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