Termoli

L’ecotassa mannaia per lo stabilimento Fiat di Termoli? Sbrocca: “Il Governo faccia un passo indietro”

L’Amministrazione Sbrocca è preoccupata per le ricadute che l’introduzione della ecotassa varata dal Governo potrebbe avere sullo stabilimento di Rivolta del Re. Il gruppo automobilistico ha fatto marcia indietro rispetto al piano di investimenti di cui avrebbe beneficiato anche Termoli. “Le conseguenze per il territorio sarebbero devastanti”

L’ecotassa sulle auto più inquinanti e gli Ecobonus a favore dei motori puliti potrebbero essere una mannaia per lo stabilimento Fca Fiat di Termoli. È quanto sostiene il Sindaco Angelo Sbrocca in una conferenza tenutasi oggi – 26 gennaio – in sala consiliare alla presenza dei consiglieri Michele Barile e Salvatore Di Francia. Assente, ma solo per motivi di salute, il Consigliere Vincenzo Sabella, anche lui – come gli altri due – dipendente dello stabilimento di Rivolta del Re.

Si guarda con spavento alle ricadute che avrà sul territorio l’introduzione delle due norme della legge finanziaria che il Governo gialloverde ha varato. L’ecotassa, insieme all’ecobonus, dovrebbe diventare operativa sugli acquisti e le immatricolazioni di auto a partire da marzo. Manca ancora però un decreto ministeriale che disciplini l’applicazione delle misure e non tutto è chiaro rispetto alle auto che verranno tassate per le emissioni di Co2.

Al netto delle incertezze cui solo il mercato potrà rispondere, si prevedono scenari infausti per gli stabilimenti del gruppo Fca italiani. Termoli, naturalmente, non fa eccezione. “Poche settimane fa eravamo qui coi sindacati euforici per il piano di investimenti, annunciato dal nuovo A.D. Mike Manley, che avrebbe coinvolto anche lo stabilimento termolese. Poi, con la proposta del Governo è calato il freddo”. Queste le parole del primo cittadino che non nasconde amarezza e preoccupazione. Il piano di investimenti per la cittadina termolese avrebbe significato maggiore produzione e nuova occupazione. Linfa vitale per il territorio. Ora si paventa un brusco calo della produzione, meno lavoro e addio ai nuovi propulsori per Termoli.

Non è tardato infatti, all’indomani dell’approvazione della finanziaria, il dietrofront del gruppo automobilistico. L’annuncio della casa automobilistica di un piano di investimenti da 5 miliardi di euro – ricordiamo – era stato annunciato a fine novembre e prevedeva, nel periodo 2019-2021, il lancio di 13 nuovi modelli o restyling di modelli esistenti e di nuove motorizzazioni con impiego diffuso di tecnologia ibrida ed elettrica. Per Termoli il progetto consisteva nell’implementazione di un nuovo modulo produttivo per i propulsori benzina FireFly 1.0 e 1.3 turbo, aspirati e ibridi. Ma, a seguito dell’introduzione della norma in finanziaria, lo scenario è drasticamente mutato. Fca ha preso una posizione netta annunciando di fare marcia indietro sul piano di investimenti se la tassazione verrà introdotta.

I tempi per l’elettrificazione sono lunghi, “non è una cosa che si fa dall’oggi al domani – ha sottolineato Sbrocca -. Ciò significa che nello stabilimento di Termoli non si produrranno i nuovi motori presumibilmente prima della fine di quest’anno se non nel 2020”. E prima di allora? Il rischio ha un nome: cassa integrazione.

Fiat, gli operai e il giorno del rilancio

Sbrocca definisce ‘inopportuna’ la scelta, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, fatta in un momento in cui il mercato delle auto si trova a fare i conti con un calo sensibile delle vendite. Le norme in oggetto “potrebbero anche essere meritorie in linea generale – ha spiegato Sbrocca – ma calate nel nostro contesto avrebbero effetti molto critici”. La preoccupazione è alta dunque per le ricadute sullo stabilimento che dà lavoro a 3mila persone, indotto escluso, e per l’economia regionale tutta.

Si teme una crisi di produzione che coinvolgerebbe molti dipendenti con annesse famiglie. “È un tema molto sentito da me sia come dipendente dell’azienda che come amministratore”, spiega Michele Barile che afferma come nello stabilimento ci sia molta maretta e una forte preoccupazione. Il consigliere è entrato poi nel merito della produzione spiegando che i motori 2.0 t4 e 3.0 q6, essendo di grossa cilindrata, sarebbero soggetti alla nuova tassa coinvolgendo in ultima istanza i tanti dipendenti che vi lavorano. Probabile la tassazione anche per l’unità del motore 1.4 16 valvole che viene montato su una delle auto più vendute, la Tipo.

Salvatore Di Francia, dipendente Fiat da 31 anni, ha poi ricordato la crescita esponenziale che lo stabilimento ha avuto negli anni e su cui il compianto Sergio Marchionne ha voluto investire. “Il motore Fire qui prodotto è un fiore all’occhiello”. Ma oggi la paura è che la riconversione produttiva dello stabilimento, accolta con tanto entusiasmo, si tramuti in una possibilità persa. A preoccupare il consigliere non è solo la cassa integrazione quanto situazioni ancor peggiori. “Sono preoccupato per la chiusura di alcune unità produttive che significherebbe il trasferimento per alcuni dipendenti e ciò avrebbe conseguenze sociali importanti per tante famiglie e per la regione tutta che si spopolerebbe”.

Cosa si può fare? La richiesta unanime dei tre è un appello alle istituzioni per chiedere un passo indietro al Governo così da porre rimedio agli effetti che la normativa avrebbe. Altrimenti il rischio che si corre è grosso, ed è sintetizzabile nelle parole di Di Francia: “L’azienda non ci penserà due volte a spostare la produzione in altri Paesi, ci taglieranno fuori”.

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