Termoli

La ‘trappola’ del debito, Marco Bersani: “L’austerità toglie i diritti”. Comitato controllerà il bilancio comunale

Gli attivisti de La città invisibile hanno ospitato il fondatore di Attac Italia nonchè promotore del comitato per l’azzeramento dei debiti illegittimi. Sotto accusa l’ideologia dominante del debito, una sorta di dogma funzionale, a suo parere, a privatizzare, a deregolamentare il mercato e, in ultima istanza, a cancellare i diritti fondamentali dei cittadini.

Si è discusso di debito, finanza e di come questi incidano sulle vite delle persone e sui loro diritti. A dirimere il tema Marco Bersani, fondatore di Attac Italia e promotore del Cadtm Italia, il comitato per l’azzeramento dei debiti illegittimi. Ad ospitarlo gli attivisti de La città invisibile, nella loro sede in piazza Olimpia a Termoli.

Marco Bersani a La città invisibile

Non una semplice relazione bensì una vera e propria assemblea civica – così come definita in apertura dal volontario Davide Di Rado – che è stata anche l’occasione per ufficializzare una nuova ‘creatura’: l’Audit civico Termoli. Si tratta di un comitato che si è dato il compito di controllare il bilancio del Comune di Termoli e che si riunirà periodicamente per riflettere e approfondire il tema, studiandolo attentamente. L’intento è quello di socializzare saperi e dati su questioni economiche e finanziarie (debito in primis) rispetto alle quali spesso la volontà di capire cede il passo allo scoramento per una materia che sembra al di fuori delle nostre possibilità di comprensione e che pare avere i tratti di una scienza arcana e misteriosa.

Il tema dell’incontro di mercoledì 23 gennaio, il debito, è un problema che ci riguarda tutti. Per Marco Bersani una delle prime mistificazioni è proprio questa: “Il debito è, sì, un problema ma non è ‘il problema’”. L’autore de ‘Dacci oggi il nostro debito quotidiano’ – il suo ultimo libro – spiega al nutrito uditorio che ci è stata raccontata una favola volta ad alimentare l’ideologia del debito. Il debito complessivo del pianeta è 4 volte il Pil complessivo del pianeta e pertanto assolutamente impagabile. E invece i governanti non fanno che sacrificare tutto al ripagamento del debito. “In realtà – spiega Bersani – i creditori non hanno alcun interesse a che il debito sia ripagato perché se così fosse perderebbero due cose: il pagamento degli interessi sul debito e la possibilità di decidere delle vite dei debitori”. Fondamentale dunque mantenere in vita la catena del debito.

La dottrina neoliberista si è subito rivelata una favola. L’dea del pianeta come unico grande mercato, delle enormi ricchezze prodotte, del benessere per tutti e della autoregolamentazione del mercato non è mai stata realtà ed è andata in frantumi già verso la fine degli anni ’80. Il divario nella distribuzione della ricchezza è divenuto esponenziale. È di pochi giorni fa il Rapporto Oxfam secondo cui 26 persone nel mondo posseggono la ricchezza detenuta da 3,8 miliardi di persone, la metà più povera della popolazione mondiale. Per fronteggiare la crisi del modello capitalistico si è introdotta la finanza, ovvero scambi di denaro sui mercati che non hanno alcuna connessione con la realtà. Una ‘follia’ moderna che però non ha allontanato affatto il rischio di crisi economiche che, anzi, sono diventate endemiche. Ma se i beni prodotti non possono essere comprati perché i poveri non possono permetterseli e per gli altri interviene comunque una saturazione, come si fa? “Se non si vendono più i beni, bisogna trasformare in beni i servizi che prima erano pubblici”. Istruzione, sanità, acqua – ad esempio – da servizi pubblici devono entrare sul mercato e assoggettarsi alle sue leggi. La questione del servizio idrico ha tenuto banco per un po’ e si è parlato del referendum del 2011 il cui risultato – contro la privatizzazione dell’acqua – è stato deliberatamente calpestato, sempre in nome del debito alto dell’Italia.

Debito che si tramuta, nelle narrazioni di chi governa, in ‘colpa’. Bersani ricorda a proposito come le due parole – debito e colpa – siano identiche nella lingua inglese. Colpa e catastrofismo, per l’ospite, vengono utilizzati come armi per tramutare la favola in incubo, generando paura e spavento. “Quando si ha paura ci si isola e si tende ad aderire al potere dominante perché il bisogno di appartenenza è insito nell’uomo e appartenere al potere dominante dà l’illusione di salvarsi”. E qui il riferimento va al vicepremier Salvini e alle narrazioni xenofobe che fanno di rom e migranti i nemici numeri uno.

L’austerità va a pregiudicare i diritti fondamentali dei cittadini e l’ideologia del debito e de ‘i soldi non ci sono’ finisce per scaricare i suoi effetti su alcune categorie deboli come i migranti. In questo contesto si arriva a definire una scala di priorità che fa gridare a tanti ‘Prima gli italiani’ e che non avrà argine – dice Bersani ai tanti presenti  – se non si smaschererà l’ideologia che hanno creato e che è funzionale al mantenimento dello status quo.

 

“Lo shock serve a far diventare politicamente inevitabile ciò che è socialmente inaccettabile”, spiega Bersani citando Milton Friedman. La “trappola del debito” ha dunque esattamente lo scopo, attraverso l’enfatizzazione del problema del debito pubblico, di spaventare le comunità nazionali, di farle sentire in colpa perché ‘si è vissuto al di sopra delle proprie possibilità’ fino a spingerle a rassegnarsi ad accettare le politiche di privatizzazione e di espropriazione del beni comuni.

 

È Roberto De Lena, volontario dell’associazione e attivista su più fronti, a calare questi concetti sul territorio locale, ricordando ai presenti come si stia assistendo a sempre maggiori esternalizzazioni e privatizzazioni di servizi pubblici locali nonché alienazioni di proprietà pubbliche. E Bersani gli fa eco affermando che sugli enti locali viene scaricata gran parte delle misure di austerità sebbene essi producano una piccolissima parte del debito nazionale. Il famoso Patto di Stabilità è emblematico perché non permette agli enti locali di disporre dei propri avanzi di bilancio a favore della propria comunità. Si è parlato anche dello strumento del ‘progetto di finanza’ cui si ricorre sempre più spesso ‘perché l’ente locale non ha soldi’. E non poteva mancare il riferimento all’opera nota come ‘Tunnel’.

Come si esce allora da questa trappola che ci strangola e ci toglie diritti? Bersani indica la via: “Bisogna ricostruire il terreno della socialità e della partecipazione democratica”. Le pratiche di resistenza sono tante – mai come oggi afferma Bersani – ma chi le attua si sente solo e non capisce che invece solo non è e che se si fa rete con gli altri si può addivenire ad un modello altro di società e ad una riconversione sostenibile ed ecologica dell’economia. “Non è il panico che deve orientarci bensì la preoccupazione”.  E bisogna iniziare a occuparsi – e a preoccuparsi – di decisioni che incidono sulla nostra vita – questo in sintesi l’invito rivolto agli astanti -, plaudendo così alla missione del neonato Audit civico che intende vigilare sulle casse del proprio Comune.

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