Campobasso

Ingorghi e traffico in tilt: “È un delirio”. Il crollo dell’ex deposito Enel paralizza la città fotogallery

Com'era prevedibile, la chiusura al traffico di via Gazzani e via Monsignor Bologna per via del capannone pericolante ha spaccato la città: disagi per automobilisti e pedoni. "Sono preoccupato", ammette il sindaco Antonio Battista.

“Ci vuole almeno mezz’ora in più per raggiungere il centro di Campobasso, è un disastro”. Il capoluogo si è svegliato nel caos: è lunedì e il crollo dell’ex deposito dell’Enel di via Gazzani avvenuto sabato scorso (26 gennaio) non poteva non influenzare la normale ripresa delle attività. Ingorghi, lunghe file: auto, pullman e camion delle attività commerciali. Percorso deviato per gli autobus di città. La discesa di via Trivisonno (per intenderci quella che costeggia il vecchio stadio Romagnoli), viale Manzoni, via Scardocchia, via Gazzani e via Cavour i punti più critici: qui si è riversato tutto il traffico proveniente da porta Napoli – e quindi chi arriva da fuori Campobasso – Vazzieri e i paesi vicini come Ferrazzano e Mirabello.

traffico in tilt Campobasso

È dalle 7.30 di questa mattina che c’è una fila lunghissima di auto in viale Manzoni, il traffico è lo stesso da ore“, sottolinea uno degli agenti della Polizia Municipale. Ci sono due pattuglie a garantire la regolarità del traffico, ma anche a dare consigli e suggerimenti utili ad automobilisti e pedoni che non si ‘raccapezzano’ dopo il blocco di un punto nevralgico di Campobasso.

traffico in tilt Campobasso

Una parte di via Trivisonno, via Monsignor Bologna (ossia la strada che costeggia parco via 25 novembre) e via Gazzani sono state chiuse al traffico dopo che una parte della copertura dell’ex deposito Enel è collassato. L’edificio rischia di crollare interamente e per evitare pericoli alle persone la zona è stata chiusa al traffico.

Chi improvvidamente ha parcheggiato l’area nel parcheggio del vecchio Romagnoli è stato punito: la vettura è stata portata via dal carro attrezzi.

Percorso chiuso anche per i pedoni. “I calcinacci dovuti al crollo del deposito sono arrivati fino al palazzo di fronte, per questo non è consentito neppure il passaggio a piedi”, spiega un vigile ad una signora ‘bloccata’ dalle grate di ferro posizionate davanti al palazzo che si trova all’angolo tra via Gazzani e via Monsignor Bologna, proprio di fronte all’ingresso principale del fabbricato che ora fa paura. 

“Ma per quanto tempo ancora dobbiamo andare avanti così? Per raggiungere il posto di lavoro è problematico, Campobasso è un delirio”, confida il dipendente di un ufficio di via Cavour che abita a Vazzieri. “Magari potrebbe essere utile evitare che chi arriva da porta Napoli attraversi la città e venga dirottato dalla Tangenziale sulle strade alternative, forse si eviterebbe un po’ di traffico”, suggerisce qualcuno.

Ci sono disagi pure per i commercianti di via Gazzani: interdetta alla circolazione, sembra una strada ‘fantasma’. Per loro si preannunciano tempi duri, giorni di magra e probabilmente un calo delle vendite.

via Gazzani chiusa Campobasso

La città insomma è divisa in due e probabilmente lo sarà ancora per un po’. Le operazioni di demolizione dell’immobile ancora non sono state programmate. Il sindaco Antonio Battista è in attesa del responso dei sopralluoghi dei vigili del fuoco e del magistrato. La Procura, che ha dato mandato alla polizia giudiziaria del Comando provinciale dei vigili del fuoco di effettuare le indagini, potrebbe sequestrare l’immobile di proprietà dei Di Biase, famiglia di noti costruttori di Campobasso, che aveva presentato un progetto per la demolizione e ricostruzione fedele dello stabile costruito negli anni Trenta. Un progetto bloccato dalla Sovrintendenza che aveva posto sul fabbricato il vincolo storico-architettonico nonostante una perizia tecnica dei proprietari già ne metteva in luce il rischio crollo. E si era aperto un contenzioso davanti ai giudici amministrativi: dopo il pronunciamento del Tar, il prossimo 7 febbraio era prevista l’udienza al Consiglio di Stato.

Sono preoccupato – ammette pure Antonio Battistala città è spaccata in due, ci sono difficoltà per garantire la mobilità dei pedoni, quella pubblica e privata“.

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