Giorno della memoria

Il ricordo della Shoah per non ripetere l’orrore: medaglia d’onore a Carroccio, soldato reduce dei lager

Il militare di Baranello, internato nel corso della seconda guerra mondiale, insignito dell’onorificenza. Il sindaco Battista: “Dai racconti dei sopravvissuti bisogna imparare a costruire un futuro migliore”.

Tra orrore e filo spinato, lo spartiacque della storia. Perché il mondo, dal quel momento, non è stato più lo stesso. L’eco della ‘Giornata della Memoria’ risuona anche in Molise, con la consegna della ‘Medaglia d’Onore’ conferita dal Presidente della Repubblica a Giovanni Carroccio, militare nato a Baranello e internato nei lager nazisti durante il secondo conflitto mondiale.

Una cerimonia, quella tenuta in Prefettura, che ha ripercorso drammaticità, eredità e insegnamenti di una delle pagine più buie della storia, sottolineando però l’importanza di ripartire dai valori della solidarietà, del rispetto e della condivisione.

“Non basta un minuto di silenzio, non bastano le lacrime. Non basta la vergogna e nemmeno la compassione – ha detto il sindaco di Campobasso, Antonio Battista – Occorre l’indignazione. Occorre riflettere, rileggere quei tragici eventi, ripercorrere ogni passaggio di quel periodo storico per evitare che un simile orrore possa ripetersi. Un crimine contro l’umanità che potrebbe assumere altri contorni, ma che sarebbe lo specchio dei nostri tempi, di una società che costruisce cortine di filo spinato, che alza barriere, che rifiuta l’altro, lo straniero, il prossimo. Dai racconti dei sopravvissuti ai campi di sterminio dovremmo imparare a comportarci da uomini nei confronti di altri uomini. Ecco dunque che il messaggio del Giorno della Memoria diventa un monito a fare meglio di quanto fatto in passato. Il mio auspicio – ha chiuso il primo cittadino – E che il Giorno della Memoria sia un omaggio a chi non c’è più a chi ha sofferto, a chi è miracolosamente sopravvissuto; una data per iniziare a costruire un mondo migliore, in cui imparare ad aprire le braccia a chi bussa alla nostra porta, senza paura”.

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Anche il presidente della Regione, Donato Toma, si è soffermato sul valore della testimonianza storica e sull’esigenza di difendere dignità e  diritti inviolabili dell’uomo: un compito che spetta alle istituzioni quanto ad ogni singolo cittadino, nella quotidianità.

Ricordare per non ripetere. Bisogna partire da chi si è opposto al rischio di sterminio, proteggendo i perseguitati. Il Giorno della Memoria – ha spiegato Toma nel corso del proprio intervento – Ha dunque un significato importante soprattutto per le nuove generazioni. Quello della persecuzione nazista ha rappresentato un momento tragico della storia d’Europa e del nostro Paese: il ricordo dello sterminio del popolo ebraico deve aiutarci a non dimenticare, a comprendere la storia, ad allontanare algidità, indifferenza ed egoismo. Perché dopo il 27 gennaio del 1945 e dopo Auschwitz ci sono altri cancelli, altro filo spianato, altri conflitti. Esistono ancora oggi rigurgiti di ideologie pericolose, per noi e per la democrazia. E quindi abbiamo due possibilità: trasformare la giornata della Memoria in un lavacro della coscienza collettiva o farla diventare la via per riaffermare il rispetto del valore della vita, della dignità e dei diritti dei cittadini. Il signor Carroccio – ha aggiunto il governatore –  È perciò un esempio per tutti noi, per un futuro possibile”.

Presente all’appuntamento anche la direttrice dell’ufficio scolastico regionale, Anna Paola Sabatini: “Le leggi razziali presero concretezza proprio dalle scuole, cominciando a escludere gli ebrei dalle lezioni. E in questo c’è un forte valore simbolico: escludere i bambini dalle scuole significa infatti escluderli dal loro futuro. Per questo motivo, il messaggio ai ragazzi non può che essere questo: evitare e combattere ogni forma di sopruso nella quotidianità. Per non dimenticare bisogna parlare di quanto accaduto, bisogna conoscere il valore ed il peso della storia. Essere qui oggi è dunque una grande opportunità”.

Nel corso della cerimonia, gli alunni dell’istituto omnicomprensivo di Campodipietra hanno ricordato la straordinaria figura di Gino Bartali, ciclista e sportivo protagonista di atti di coraggio che hanno contribuito  a salvare numerosi ebrei dallo sterminio. Toccante la testimonianza di Francesco Maddalena, del liceo Scientifico ‘Romita’ di Campobasso, che ha visitato il campo di concentramento di Auschwitz insieme ad Andra Bucci, sopravvissuta all’olocausto.

“I nazisti volevano separare le madri dai figli, ma non sono mai riusciti a separare i cuori, i sentimenti. La madre di Andra e Tatiana, per questo, in quei rari e preziosi momenti in cui riusciva a rivedere le proprie figlie, invitava sempre le piccole a ricordare i loro nomi, a non dimenticare la loro storia, i loro genitori. Questa giornata deve ricordarci perciò il peso dell’indifferenza; l’indifferenza di chi inceneriva la vita in modo così atroce, di chi non riusciva a provare pietà per i bambini, per quelle condizioni così estreme e brutali. Il rischio che corriamo oggi è quello di lasciar passare un messaggio sbagliato ai nostri figli e ai nostri nipoti: quello cioè di non aver imparato la lezione. Ecco perché la pace va costruita con le nostre mani, non con la retorica. Dobbiamo fare nostro il peso della storia, perché un giorno saremo noi i testimoni”.

Essere qui oggi rinvigorisce il ricordo ed è una forte emozione che sto ancora metabolizzando”, ha commentato Guido, nipote del signor Giovanni Carroccio, che ha ritirato per il nonno la ‘Medaglia d’onore’ conferita all’ex militare di Baranello.

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