Campobasso

Frode con import di macchine: evasa Iva per 5 milioni, 48 indagati. Guai pure per 3mila acquirenti

La squadra mobile ha smantellato un mercato di auto parallelo. Il meccanismo è quello dei raggiri carosello, sistema grazie al quale le vetture erano rivendute dai concessionari a prezzi inferiori a quelli di mercato

Auto di importazione messe in vendita a prezzi più bassi di quelli previsti sul mercato, un giro di fatture false messe in circolo con il meccanismo delle frodi ‘carosello’ e un’evasione Iva pari quasi a cinque milioni di euro.

A scoprire gli illeciti sono stati gli uomini della squadra mobile su disposizione della Procura di Campobasso dopo l’input dell’Agenzia delle entrate che tra il primo gennaio 2014 e il 30 aprile 2017 aveva notato una percentuale di immatricolazione di auto a Campobasso paurosamente alta rispetto al resto d’Italia.

Tradotto in numeri significa che sono state registrate alla Motorizzazione civile 2897 automobili – perlopiù provenienti dalla Germania – di cui 2167 immatricolate a Campobasso e 730 a Isernia.

Quarantotto persone, tra titolari di concessionarie e operatori del settore, sono state denunciate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’erario.
Per due persone il procuratore Nicola d’Angelo aveva chiesto la misura cautelare in carcere, per quattro quella ai domiciliari ma il Gip Veronica D’Agnone – subentrato alla collega Teresina Pepe che precedentemente invece in fase investigativa aveva finanche concesso le intercettazioni telefoniche – ha invece ritenuto di rigettare la richiesta avanzata da D’Angelo. Tant’è che il prossimo 16 gennaio si discuterà davanti al Riesame il ricorso presentato dalla Procura proprio rispetto al rifiuto in merito alle misure da applicare.

Conseguenze penali a parte, l’indagine sotto il profilo fiscale è colossale.

Iniziata nel 2016 si è protratta fino allo scorso luglio quando sono arrivati i primi avvisi di garanzia. E quando ancora in quei giorni le frodi andavano avanti nonostante ci fossero già state le avvisaglie di controlli e accertamenti in corso che probabilmente gli indagati erano certi di scampare.

La Mobile, invece, è andata fino in fondo smantellando un vero e proprio “mercato parallelo” di autovetture.

L’evasione delle imposte era realizzata attraverso l’interposizione di società ‘cartiere’, ovvero società che vengono utilizzate proprio per l’acquisto e la vendita fittizia di merci. Lo scopo di questo intreccio è quello di dissimulare l’effettiva transazione commerciale che, invece, avviene tra due soggetti realmente operanti, con lo scopo di evadere l’Iva.

In sostanza, ogni autovettura figurava acquistata da una società “schermo” che a sua volta rivendeva a privati o a società vere, emettendo fattura, senza però versare la corrispondente Iva. In questo modo, il titolare dell’ultima azienda acquirente comprava l’autoveicolo dalla società cartiera e nonostante non pagasse l’imposta sul valore aggiunto usufruiva della detrazione di imposta documentata dalla fattura di acquisto.

Proprio questo meccanismo consentiva ai vari autosaloni di praticare prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato, ottenendo un notevole vantaggio concorrenziale ai danni degli altri operatori del settore.

Intanto, nel frattempo che si pronunci il Riesame sul ricorso della Procura, certamente sotto l’aspetto erariale i quasi tremila acquirenti che hanno acquistato l’auto (spesso più di una) senza versare l’Iva (qualche volta a propria insaputa, qualche volta complici del raggiro) nei prossimi giorni saranno chiamati a pagare il dovuto con relativo fermo dell’auto e sequestro del libretto di circolazione.

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