Campobasso

L’ex deposito Enel sarà abbattuto. Aperta un’inchiesta, ma “una perizia attestava il rischio crollo” fotogallery

Un'inchiesta coordinata dalla Procura che per le indagini ha dato mandato alla polizia giudiziaria dei vigili del fuoco chiarirà le cause del crollo del capannone di via Gazzani. Ma non è da escludere che abbiano influito pure le infiltrazioni d'acqua: l'edificio rischia di collassare. Intanto una perizia voluta dalla famiglia Di Biase, proprietaria dell'immobile, aveva già evidenziato i pericoli della struttura. Ma probabilmente l'allarme è rimasto inascoltato.

L’ex deposito Enel sarà abbattuto: quello che resta della struttura, nel cuore della città, è un pericolo. La decisione sarà presa nei prossimi giorni, ma sembra quasi scontata alla luce delle risultanze dei sopralluoghi dei vigili del fuoco.

C’era un allarme sul possibile crollo dell’ex deposito Enel che si trova all’angolo tra via Monsignor Bologna e via Gazzani, chiuse in serata alle auto e ai pedoni per evitare rischi alla pubblica sicurezza. Nero su bianco, una perizia tecnica confermava che la copertura dell’immobile costruito nel 1935 era a rischio. Un triste presagio di quello che si sarebbe verificato nel pomeriggio del 26 gennaio a Campobasso. Un allarme rimasto inascoltato.

Il documento era stato presentato dalla famiglia Di Biase, tramite i propri avvocati difensori Salvatore Di Pardo e Andrea Latessa, ai giudici del Tribunale amministrativo regionale che si sono pronunciati nella ‘guerra’ giudiziaria che vede contrapposti i proprietari dello stabile e la Sovrintendenza. Quest’ultima si era opposta al progetto di demolizione e fedele ricostruzione del capannone presentato dalla famiglia Di Biase.

Sul fabbricato era stato posto il vincolo storico architettonico. Durante la seconda guerra mondiale, quando gli alleati furono di stanza a Campobasso, aveva ospitato i mezzi dei soldati canadesi. Dopo aver perso al Tar, i proprietari avevano deciso di rivolgersi al Consiglio di Stato. L’udienza era stata fissata al prossimo 7 febbraio, fra tredici giorni.

crollo vecchio deposito Enel Campobasso

Ma poteva essere una strage nel cuore di Campobasso. Solo una casualità se non è successo nulla. Gli automobilisti (tra questi il sindaco di Petrella Tifernina Alessandro Amoroso) che stavano percorrendo in quel momento il tratto tra via Monsignor Bologna ed erano dirette verso via Gazzani e via Cavour ad un certo punto si sono trovati davanti agli occhi una pioggia di calcinacci. Per fortuna sono riusciti a frenare in tempo evitando di restare gravemente feriti e che pezzi di muro colpissero la loro vettura. Poi hanno allertato i soccorsi, mentre il ‘fumo’ dovuto al crollo del capannone avvolgeva la zona.

Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, oltre alla Polizia e ai vigili urbani che hanno bloccato il traffico per evitare pericoli. Un po’ di tensione, la paura dei residenti che quando hanno sentito il crollo hanno pensato ad un terremoto e sono scesi in strada. Tanti curiosi si sono fermati ad osservare le operazioni delle forze dell’ordine, mentre la città è stata ‘spezzata’ in due: per alcune ore è stato impossibile da Vazzieri raggiungere il centro passando per via Gazzani.

Gli uomini del 115, invece, con l’ausilio di un’autoscala hanno messo in sicurezza l’area rimuovendo tutte le parti pericolanti e transennando l’area. Ad un certo punto si è temuto il peggio per il proprietario del camper e del trenino che ogni domenica consente ai bambini della città di fare un ‘giro’ tra piazza Municipio e il corso. I mezzi sono parcheggiati internamente al vecchio deposito.

crollo vecchio deposito Enel Campobasso

Ma si è pensato pure a qualche senzatetto che avrebbe potuto trovare riparo nella struttura a causa delle rigide temperature di questi giorni. L’ispezione con le unità cinofile dei vigili del fuoco per fortuna ha dato esito negativo: non c’era nessuno sotto le macerie.

“Il crollo ha riguardato principalmente l’interno del capannone interessando parte della coperta, travi e catenarie di sostegno”, hanno riferito dal Comando provinciale. “Da un primo sopralluogo sono state rilevate notevoli infiltrazioni di acqua piovana nella copertura, deteriorata in più punti”. Ci sarà un’inchiesta coordinata dalla Procura che ha dato mandato alla polizia giudiziaria dei vigili del fuoco, intervenuti anche con il Niat (Nucleo investigativo antincendio territoriale) di effettuare le indagini che accerterà se ci sono state eventuali responsabilità. Per ora è un atto dovuto.

Il sindaco Antonio Battista, anche lui giunto sul posto, ha annunciato interventi “per mettere in sicurezza l’area. Lavoreremo rapidamente e seguiremo le indicazioni delle autorità competenti per prendere provvedimenti”. In serata trapela l’ipotesi, abbastanza concreta, di abbattere lo stabile che rischia di collassare del tutto. Una decisione che sarà presa nei prossimi giorni, forse già da domenica 27, quando è previsto un altro sopralluogo del sindaco e degli enti preposti. 

Invece il governatore Donato Toma, anche lui presente in via Gazzani, ha contattato l’Arpa Molise per verificare l’eventuale presenza di amianto, sostanza che potrebbe essere contenuta nel materiale della copertura e molto pericolosa per la salute dei residenti del quartiere.

Sul posto anche i tecnici dell’Enel per accertare eventuali guasti e il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Simone Cretella. “Era prevedibile”, il suo commento. Infine, mischiati ai comuni cittadini, anche gli avvocati Di Pardo e Latessa: “Avevamo presentato una perizia tecnica perchè il capannone era a rischio crollo”, la loro amara riflessione. “Il progetto di demolizione e ricostruzione fedele dell’edificio era stato bloccato dal vincolo posto dalla Sovrintendenza”.

Il pensiero è andato subito ad altri edifici nel cuore della città che versano nelle stesse precarie condizioni: l’ex Roxy e l’ex Ariston, ad esempio. E la tragedia sfiorata in via Gazzani è un campanello d’allarme: è il momento di decidere il futuro dei due immobili.

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