Automobilisti

Valanga di bolli auto 2016: sono da pagare. Si consuma la ‘vendetta’ della Regione, “ma si può far ricorso”

A migliaia di automobilisti sono stati recapitati in questi giorni gli avvisi di pagamento da parte della Regione Molise tramite la società di riscossione Ica Creset. Questa volta i bolli non sono prescritti, ma un escamotage per non pagare c'è.

La ‘vendetta’ annunciata dalla Regione Molise la scorsa estate alla fine si è consumata sei mesi più tardi. Migliaia di automobilisti stanno ricevendo in questi giorni il bollo auto 2016. Avvisi già depositati nelle cassette postali dalla Ica Creset, la società che per conto dell’ente di palazzo Vitale si occupa della riscossione dei tributi.

C’è una differenza sostanziale con i bolli del 2013 e del 2014 recapitati in ritardo e caduti in prescrizione. Circa un anno fa mille automobilisti l’hanno ‘scampata’: dopo aver impugnato l’atto, non sono stati costretti a pagare perchè le commissioni tributarie provinciali e regionali hanno accolto i loro ricorsi. Beffata, l’amministrazione regionale ha deciso di reagire accelerando l’invio degli avvisi di pagamento. 

Ecco perchè questa volta i bolli auto 2016 appaiono ‘implacabili’, da pagare tassativamente. “Non si scappa stavolta”, il pensiero passato nella testa di più di qualche automobilista. Non c’è nemmeno la via d’uscita della prescrizione perchè saranno prescritti solo fra tre anni, ossia a partire dal 1 gennaio 2020. 

In realtà un escamotage ci sarebbe. Contro l’avviso di accertamento si può presentare una istanza di reclamo inviando alla Regione una proposta di mediazione. L’ente poi ha 90 giorni di tempo per rispondere. Da qui si potrebbero aprire diversi scenari: la Regione può comunicare se accogliere le ragioni dell’automobilista per evitare il contenzioso, può fare una contro-proposta di mediazione o confermare l’avviso di pagamento. Infine, potrebbe anche non rispondere.

Poi si apre il secondo tempo della ‘partita’. Scaduti i 90 giorni, il cittadino ha altri 30 giorni di tempo per decidere se presentare o no ricorso alla commissione tributaria provinciale e dunque avviare il contenzioso.

“La prima fase della procedura, ossia l’istanza di reclamo, non costa nulla perchè basta inviare una pec”, spiegano gli avvocati che hanno avviato i primi ricorsi dopo aver ravvisato una serie di inesattezze tecniche negli avvisi di pagamento recapitati. “Poi, se si decide di andare avanti, occorre versare 30 euro di spese giudiziarie“.

Un’opportunità per tanti automobilisti che potrebbero ‘salvarsi in calcio d’angolo’ ed evitare il pagamento.

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