Incontro con l'attore

Viaggio fra vizi e virtù dell’uomo Flavio e dell’attore Bucci. E Termoli risponde presente

Flavio Bucci, a Termoli per la proiezione del docufilm sulla sua vita, tra battute irriverenti e bisticci col pubblico ha riempito ancora una volta la scena

Un pezzo di cinema e di teatro italiani era seduto ieri in una poltroncina dell’ex cinema Sant’Antonio a Termoli. Un applauso scrosciante lo ha accolto quando ha fatto la sua entrata e il ‘maestro’ Flavio Bucci ha risposto al benvenuto con una battuta, paragonando il cinema ad una riunione di carbonari. Ma il pubblico, stavolta, non è mancato all’appello e sono stati in tanti a recarsi in sala.

Pubblico per Flavio Bucci

Si è tenuta infatti ieri, 27 dicembre, la proiezione del documentario ‘Flavioh’, tributo all’uomo e all’artista ‘fuori dagli schemi’ Flavio Bucci, evento inserito nel cartellone natalizio Wintermoli organizzato dall’Amministrazione comunale. Ad accompagnare l’eccentrico protagonista c’erano uno dei registi e produttori del docu-film, il molisano Marco Caldoro, e Pascal Zullino, nel cast del film. Il regista Riccardo Zinna, che ha scritto e diretto il film – peraltro impreziosito dalla colonna sonora da lui composta – non ha potuto assistere neanche alla presentazione di Flavioh alla Festa del Cinema di Roma, a causa della prematura scomparsa avvenuta nel settembre scorso. Una commozione non simulata e parole di stima e affetto sono state espresse nei suoi confronti nel corso della serata.

L’idea del film sull’attore di origini molisane per parte di padre (di Casacalenda) è nata, come racconta Caldoro, proprio in Molise (a Campobasso) dove i registi si sono incontrati. Ne è venuto fuori un lavoro, di produzione indipendente, che è una riflessione allo stesso tempo dolce ed ironica su un uomo, un attore, i suoi vizi e le sue virtù.

Il documentario-tributo a Flavio Bucci è un vero e proprio viaggio tra i luoghi e le persone che hanno segnato la sua carriera artistica e la sua vita personale. Tappe del viaggio, a bordo di un camper, sono la casa di Torino dove Bucci è nato e vissuto da piccolo e il cinema di quartiere dove si è formata la sua vocazione attoriale, poi Roma, dove vive la sua anziana madre con il fratello Riccardo, Amsterdam, là dove sono il suo terzo figlio e la sua ex compagna, e ancora l’Emilia-Romagna, nel cimitero dove riposa Antonio Ligabue, il pittore da lui magistralmente interpretato in uno sceneggiato televisivo che ha suggellato il suo successo negli anni ‘70.

Nel film grande spazio hanno i racconti emozionati di alcuni dei protagonisti del cinema italiano che hanno lavorato con Bucci, quali il regista Giuliano Montaldo, che lo ha diretto in ‘Agnese va a morire’, il produttore Claudio Mancini, che narra del talento di Bucci e di un cinema che non esiste più, o ancora l’attore Alessandro Haber, amico sul set e nella vita, che gli dedica parole commoventi. A queste testimonianze si alternano racconti dal tono più intimo e personale come quelli delle due ex moglie e dei tre figli che non nascondono il difficile rapporto con un personaggio istrionico ed irrequieto. Il talento di Flavio Bucci non è in discussione, e se per taluni non ha avuto tutto il successo che avrebbe meritato, per altri è ‘colpevole’ di aver sciupato le sue straordinarie doti con la sua vita dissoluta.

Decisivo fu l’incontro con il regista Elio Petri che lo volle per i suoi ‘La classe operaia va in paradiso’, con il ‘gigante’ Gian Maria Volontè, e ‘La proprietà non è più un furto’, cui si rende omaggio attraverso spezzoni che puntellano il documentario. Ma dal teatro al doppiaggio, dal cinema alla televisione, Bucci ha inanellato una serie di prove eccelse, senza mai per questo sentirsi un divo. D’altronde “la vanagloria appartiene a chi è privo di talento”.

A fine proiezione Zullino, girando tra le fila del cinema, tra una domanda del pubblico e una risposta perlopiù piccata dell’attore, ha ricordato come Bucci non sia l’uomo sfortunato che i media dipingono. “È l’uomo più fortunato del mondo ed è fortunato chi lo ha incontrato”. Un talento straordinario capace di prove attoriali tra le più difficili e che solo un grande attore può affrontare quali quelle dei personaggi tratti da ‘Memorie di un pazzo’ di Gogol o ‘Opinioni di un clown’ di Henrich Böll.

Flavio Bucci col cane

E gli astanti hanno apprezzato la serata che ha avuto il merito di portare in città un ospite ‘non comune’ e un film che al momento è in tour in giro per l’Europa e ha già ottenuto importanti riconoscimenti. Meno gradita invece la pessima acustica in sala durante la proiezione del film che ha fatto storcere il naso a molti.

Flavio Bucci, 72 anni, oggi ha il fisico provato dagli eccessi e un passo malfermo che lo costringe a muoversi con un bastone (e accompagnato dal suo fido cagnolino) ma la verve e lo spirito non paiono aver accusato contraccolpi. La sua ironia e la sua ruvidezza, anche ieri sera al limite di un vero e proprio turpiloquio, denotano una tempra mai corrosa e una capacità di riempire la scena, nonostante tutto.

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