Tagli editoria, Federazione Stampa e Ordine col presidente Mattarella

“Federazione nazionale della Stampa italiana e Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti condividono l’appello al presidente della Repubblica lanciato dai giornalisti di tante piccole testate che rischiano la chiusura a causa del taglio del fondo dell’editoria messo a punto dal governo 5 Stelle-Lega. La norma inserita nel testo della manovra non ha niente a che vedere con la riforma del settore, pure necessaria, ma rappresenta un mero regolamento di conti con la categoria. Si tratta di una pugnalata alla schiena di tante piccole realtà editoriali espressioni di minoranze politiche, culturali, linguistiche e un chiaro avvertimento a tutti gli altri: chi crede di poter portare avanti battaglie ideali e culturali, anche in contrapposizione al governo, d’ora in avanti avrà vita dura. È un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, alla funzione critica della stampa, al ruolo dei corpi intermedi. Tutto questo sarà messo a segno con un maxiemendamento alla manovra, senza alcun confronto con gli operatori del settore. L’auspicio è che i singoli parlamentari di maggioranza e di opposizione facciano appello alla loro libertà di coscienza e votino contro una norma che condannerà a morte decine di testate e allungherà la lista di giornalisti e lavoratori precari e disoccupati”. Lo affermano, in una nota, Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine dei giornalisti. 

E intanto Fnsi e Ordine si esprimono sulle dichiarazioni del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, che in commissione di Vigilanza sulla Rai, in difesa della proposta di taglio progressivo del fondo per l’editoria, ha confermato la volontà di colpire il pluralismo dell’informazione. “Il governo si assume la responsabilità di assestare un colpo mortale a numerose piccole testate, espressioni di minoranze o di determinati territori. Per non parlare di Radio Radicale, che sarà costretta a interrompere da subito le trasmissioni. Numerosi giornalisti e lavoratori del settore perderanno il posto di lavoro, con buona pace di chi, come il ministro Di Maio, continua a parlare di lotta al precariato in modo strumentale e con evidenti finalità propagandistiche e di autopromozione. L’auspicio è che in Parlamento prevalga il buon senso e che i parlamentari non si rendano complici di un disegno che punta a cancellare la circolazione delle idee, colpendo il diritto dei cittadini ad essere informati e, come più volte ricordato dal presidente della Repubblica, l’articolo 21 della Costituzione”.

commenta