Campobasso

Il Premio ‘San Giorgio’ al giornalista Domenico Iannacone: “La sua trasmissione tv ha la sensibilità del teatro” fotogallery

Il giornalista insignito del prestigioso riconoscimento nell’aula consiliare del Municipio. Battista: “La sua è una testimonianza di impegno civile e intellettuale”

I silenzi sanno parlare. Spesso, più di ogni parola. Lo sa bene Domenico Iannacone, noto giornalista Rai insignito ieri pomeriggio, venerdì 14 dicembre, del premio San Giorgio 2018, importante riconoscimento conferito dal Centro Studi Molisano.

Una gremitissima sala consiliare, a Palazzo San Giorgio, ha offerto il proprio plauso all’opera e allo spessore intellettuale dell’ideatore de “I dieci comandamenti”, già firma di primo livello in altre importanti programmazioni di servizio pubblico.

Una carriera dalle radici lontane, fatte di studio, di passione per la poesia e per il  cinema. E di amore per il Molise, sua terra d’origine. La partenza da Torella del Sannio, l’incontro con gli intellettuali nella Capitale, poi il coronamento di un percorso professionale luminoso, con l’approdo in Rai.

“Da giovane mi nutrivo di poesie – ha confessato al pubblico di Campobasso – poi mi sono concentrato sulla parola come significato assoluto, sulla densità dei pensieri. Perché la parola ha bisogno di essere vera, di portare verità, per far breccia nelle coscienze. Il calore, la luce, devono essere cardini anche per il giornalismo. Questo background – ha spiegato – mi ha permesso di elaborare la mia struttura. Mi sono formato con il cinema e anche con una parte di televisione, con i documentari di Comencini e Pasolini”.

Su “I dieci comandamenti” e sull’ultima serie del programma: “Abbiamo cercato di raccontare ad ogni puntata un diritto; molto spesso un diritto negato. Si tratta di una edizione molto laboriosa per me; laboriosa a tal punto da far sorgere l’interrogativo sulla mia permanenza in Rai. Ma tutto questo mi ha fatto capire che il programma ha un’autonomia propria. L’attraversamento del reale deve portare a mettersi a nudo, a trovare la propria dimensione personale. Io ho trovato la mia non frammentando la realtà, raccontandone anche i silenzi, le attese, le pause. Credo che l’informazione non debba dettare giudizi. C’è un tempo per la parola e un tempo per il silenzio, un altro per l’ascolto: non bisogna accelerarli o mistificarli”.

Prima de “I dieci comandamenti”, il lavoro a Ballarò: “Mi trovavo a Verona, stavo seguendo il caso di un’ordinanza del sindaco Tosi contro i lavavetri. Feci il servizio. Al momento di prendere il treno, trovai a pochi passi dalla stazione una mendicante. Riaccesi la macchina da presa e le chiesi: “Che fai qui?”. Dopo lunghi silenzi mi rispose: “Chiedo l’elemosina. Ti do fastidio?”. Fu quello un momento emotivamente intensissimo; fatto di pause complesse, ma straordinariamente eloquenti. Lo montai alla fine del nastro. Quando però lo presentai in produzione, per valutarne la messa in onda, mi chiesero di tagliare quel finale perché c’erano troppe pause. Capii allora che avevo bisogno di altro”.

“Quello di Iannacone – ha detto il sindaco di Campobasso, Antonio Battista – è un lavoro che va ben oltre l’informazione. La sua è un’opera piena di valori alti e nobili, in cui questa amministrazione certamente si rispecchia”.

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A tessere le lodi del giornalista anche il presidente del Consiglio Comunale di piazza Vittorio Emanuele II, Michele Durante: “Questa sala, come luogo assembleare, è straordinariamente vicina agli stessi valori incarnati nell’opera di Domenico. Lui ha ormai conosciuto lo propria consacrazione, di carattere non solo nazionale. ‘I dieci comandamenti’  rappresenta molto più che un semplice programma televisivo; è un prodotto letterario consegnato alla televisione e, cosa ancor più significativa, a un pubblico ampio cui spesso è negata la possibilità di approfondimento tematico. Diritti e consapevolezza dei diritti: è questa la matrice di sensibilità che caratterizza l’opera di Iannacone. Ci sono i silenzi tipici del teatro, così come c’è una riflessione autentica, improntata alla crescita; un’impostazione ancor più preziosa perché sembra essere così distante dai tempi odierni, fatti di dibattiti che molto spesso non conoscono delicatezza alcuna. Quella di Domenico Iannacone – ha concluso Durante – è la ricerca di una normalità felice”.

Presente all’appuntamento anche il presidente del Centro Studi Molisano, Giuseppe Reale: “Il premio San Giorgio è attribuito a quelle personalità che hanno saputo distinguersi per meriti particolari nei campi della conoscenza. Questa edizione premia l’impegno e la testimonianza di Domenico Iannacone, un molisano che ha scelto il racconto dei fatti, il racconto della realtà, e lo ha fatto in una maniera nobile e autentica”.

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