Il ddl sicurezza

Il decreto Salvini ‘ammazza’ accoglienza e posti di lavoro: “Operatori licenziati, migranti a spasso”

Quali sono le conseguenze delle nuove norme in materia di sicurezza e dei decreti Minniti e Salvini? Abbiamo tracciato il quadro con il responsabile dei Cas Eden Salvo Dall'Oglio: "Aumenteranno gli stranieri irregolari, mentre nei centri di accoglienza hanno perso le ore psicologi e assistenti sociali. Magazzinieri, addetti alle pulizie e alla manutenzione sono stati licenziati".

Non solo Riace. L’integrazione funziona anche in Molise. Ormai è noto, certificato anche da studi come il dossier 2018 presentato all’Università alla fine di ottobre. Un’indagine che ora rischia di diventare ‘carta straccia’ alla luce dell’approvazione in Parlamento del decreto sicurezza targato Matteo Salvini che, ‘abbinato’ al ddl Minniti, rischia di avere conseguenze che chi opera nel settore definisce “pericolose”. Non a caso, è stato bocciato dal Csm.

I progetti Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo) stanno chiudendo. Più vuoti i centri di accoglienza straordinaria, i famosi Cas. Obiettivo raggiunto per chi ha promosso le nuove norme sulla sicurezza. Non è così per chi opera quotidianamente in quelle realtà. Gli stranieri “finiscono in mezzo ad una strada” generando un pericolo sociale.

C’è un’altra conseguenza a cui probabilmente i più non pensano: chi aveva trovato nelle varie strutture di accoglienza una possibilità di lavoro in una regione senza speranze verrà licenziato.

Cosa sta succedendo a Campobasso? A fornirci una panoramica è Salvatore Dall’Oglio, responsabile dei centri di accoglienza Eden. Nel 2017 le strutture che si trovano nella zona industriale del capoluogo ospitavano circa 460 persone. Attualmente hanno una capienza di 375 posti e ospitano 340 stranieri. In pratica, 120 posti in meno “con la conseguente riduzione dell’orario del personale e il licenziamento di una decina di persone sui 50 operatori (tutti giovani) che lavoravano nelle strutture Eden“.

A casa addetti alla manutenzione, magazzinieri e addetti alle pulizie. “Hanno perso le ore psicologi e assistenti sociali, alcuni contratti full time sono stati trasformati in part time”, racconta.

E i migranti? “Da maggio a oggi una quarantina è andata via”.

Non viene più riconosciuta loro alcuna forma di protezione internazionale o umanitaria. Tutto è nato a causa di “un inasprimento del Tribunale di Campobasso nel giudicare i ricorsi proposti dai richiedenti asilo contro la decisione della commissione territoriale. Il decreto Minniti aveva previsto l’abrogazione del ricorso in appello, e questo aspetto non è stato modificato dal decreto Salvini. Quindi, se ottengono un diniego dalla commissione e un successivo rigetto dal tribunale, le misure di accoglienza decadono e i cittadini stranieri vengono dimessi”.

Il dato è allarmante: “Oggi il 99% dei ricorsi presentati al Tribunale di Campobasso viene rigettato e i cittadini stranieri vengono dimessi dai centri”. Da qui a finire per strada il passo è breve. E non importa se di mezzo ci vanno donne incinte o con bimbi piccoli. Alcuni casi recenti lo hanno dimostrato.

Aumenterà la presenza di irregolari per strada? E dunque potenzialmente si rischiano più reati? “Assolutamente sì”, risponde netto Dall’Oglio. Nè i nuovi centri per il rimpatrio previsti dal decreto Salvini sembrano una valida soluzione: “Non apriranno mai”.

Succede infatti che con l’entrata in vigore del decreto Salvini “i titolari di protezione umanitaria o di casi speciali non possono più accedere ai progetti Sprar“. Parliamo di “soggetti vulnerabili, affetti da patologie, soggetti con disagi mentali, nuclei familiari monoparentali, portatori di handicap” che “oggi vanno in mezzo ad una strada. E’ già accaduto a Campobasso: il Comune si è dovuto fare carico di un nucleo monoparentale che è stato accolto dalle suore di viale Elena e poi credo sia andato via”.

Nelle strutture Eden ci sono diversi ospiti affetti da disagio mentale. “A uno di loro – riferisce Dall’Oglio – è stata concessa la protezione umanitaria qualche giorno fa. Lui soffre di un disturbo psichiatrico grave, potrebbe essere pericoloso socialmente, ma non rientrerà nei progetti Sprar destinati ai soggetti affetti da disagio mentale. Fra poco andrà in mezzo alla strada e diventerà un problema sociale. L’assistente sociale del Comune che ho già contattato mi ha detto di rivolgermi all’Asrem, ma il sistema di welfare locale è capace di farsi carico di queste persone? Già il Sert, a cui si rivolgono alcuni nostri ragazzi, è tragicamente lacunoso”.

Una volta terminata la protezione internazionale, gli stranieri irregolari rischiano di diventare dei ‘signor nessuno’ (la definizione di Dall’Oglio) perchè per loro è molto difficile pure essere rimpatriati. Casi del genere nei centri Eden ce ne sono 15, ma “diamo comunque loro i servizi, i pasti e i kit igiene. Questa situazione è comune agli altri centri”.

Gli irregolari comunque sono “tutti regolarmente segnalati alla Prefettura e alla Questura”. Con i rischi del caso. “Se un giorno uno di questi accoltella un operatore o un altro ospite, di chi è la responsabilità?”. I controlli delle forze dell’ordine? “Non ce ne sono mai stati”. Dall’Oglio dà questa spiegazione: “Il governo si assicura che non si paghi più per l’accoglienza di queste persone, non che vengano accompagnate fuori dall’Italia perchè non hanno diritto a ricevere una protezione internazionale”.

Insomma sembra che l’importante sia risparmiare sui famosi 35 euro. L’appalto vinto dai Cas Eden ne prevede 33 euro a migrante. Di questi 2,50 euro vanno al richiedente. I restanti 30,50 euro servono a pagare vitto e alloggio, assistenza medica, kit igiene, orientamento e informazione legale e giuridica, insegnamento dell’italiano, laboratori e attività, oltre a retribuire i vari professionisti (psicologi, mediatori, assistenti sociali, operatori diurni e notturni). E di queste spese dovranno ora sobbarcarsi i Comuni. Dall’Oglio è scettico: “Il sistema di welfare è carente per la popolazione autoctona, andrà in difficoltà con l’aggiunta dei migranti”.

Il sistema di accoglienza italiano rischia dunque di esplodere. “Due terzi degli Sprar presenti in Italia chiuderà a breve, l’altro terzo chiuderà nel prossimo futuro”, la sua previsione. 

L’intervista al responsabile dei Cas Eden si conclude con una considerazione: “Una riforma dell’accoglienza era necessaria perchè così com’era non andava bene, era stata fatta in regime emergenziale e quindi era lacunosa. Però bisognava anche valutare le conseguenze. Oggi un permesso di soggiorno per casi speciali (ad esempio, un nucleo monoparentale) è valido un anno, non vengono riconosciute le misure di accoglienza e dopo un anno potrebbe essere anche non rinnovabile perchè il principio di non respingimento in Italia dice che fino a quando il neonato ha sei mesi, non si può essere rimpatriati”.

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