Termoli

Ospedale San Timoteo, la resa dei conti è un mezzo flop. Asrem e Toma disertano

L’incontro organizzato dal comitato ‘San Timoteo’ con i vertici della Asrem e della Regione è finito con una sconfitta dettata dall’assenza dei dirigenti dell’azienda sanitaria e del Governatore che, per impegni improrogabili, non si sono presentati. Una riunione che ha visto protagonisti pochi cittadini e qualche politico impaziente di dire la sua sull’argomento.

È una sanità pubblica falcidiata, condannata a morire, assieme ai molisani, quella descritta durante l’incontro pubblico organizzato dal Comitato ‘San Timoteo’ lunedì 10 dicembre nella sala del cinema Sant’Antonio. Una riunione che è andata contro ogni aspettativa per la scarsa partecipazione: se da un lato il maltempo, con tanto di grandine che ha colpito la costa, ha fatto desistere i cittadini, dall’altro parlano le assenze della Asrem e della Regione.

Tre mancanze, quelle del Governatore Donato Toma, del Direttore Generale della Salute Lolita Gallo e di quello della Asrem Gennaro Sosto che, seppur giustificate da impegni improrogabili, pesano come un macigno sulle spalle dei termolesi e dei molisani che “sono rassegnati e non sentono più nulla”, come descritto dal Presidente del comitato Nicola Felice.

La speranza di salvare la sanità termolese parte da qui, da un incontro-dibattito che ha coinvolto alcuni cittadini intervenuti e le cariche politiche locali e regionali come Antonio Di Brino accompagnato da Christian Zaami e seduto accanto a Michele Marone, Daniele Paradisi, Antonio Sciandra (unico consigliere di maggioranza comunale presente) e per l’ente regionale, gli esponenti di minoranza Valerio Fontana e Vittorino Facciolla. In sala anche Giuseppe Astore, militante in politica da diversi anni ormai, e i medici Giovanni Fabrizio, Gianni Serafini e Giovanni Cardillo al fianco di Felice.

Da diversi anni, ormai, il servizio sanitario molisano soffre a causa di una mancata strategia efficace, di carenze ospedaliere e sprechi che l’hanno condannato a divenire quasi un ostaggio del commissariamento: da Iorio a Frattura è stato un susseguirsi di cariche e, dopo un roseo 2017 in cui il Molise non ha registrato debiti, “siamo tornati a macinarne, non uscendo dal piano di rientro ed aggravando la nostra posizione”, ha ammesso Felice.

E così, anno dopo anno, la sanità molisana sembra essere condannata a morte certa da politiche che hanno sacrificato interi reparti: un esempio su tutti quello di Ostetricia del San Timoteo che, al 10 dicembre, sfiora a malapena i 350 nascituri su 500 minimi richiesti dal Governo per la sopravvivenza del comparto. Obiettivo raggiunto, invece, ad Isernia dove hanno festeggiato i 512 nuovi nati.

Incontro comitato San Timoteo

Una crisi che, inevitabilmente, investe anche altri reparti: “Se fate un giro nei corridoi del nosocomio – ha affermato Felice – Li troverete vuoti. Questo vi indurrebbe a pensare che la popolazione stia bene e che nessuno abbia bisogno di cure mediche. Invece è tutto l’opposto: carenza di personale e di posti letto stanno condannando il San Timoteo alla chiusura, avvicinandolo alla stessa sorte subita dal Vietri di Larino”.

Proprio la realtà frentana è stata al centro di una accesa discussione che ha visto protagoniste le donne del comitato ‘Pro Vietri’ che dopo aver constatato un “certo campanilismo” nelle parole di Felice che si è riferito principalmente al San Timoteo, hanno condannato i “piani operativi messi in atto finora e risultati fallimentari” e puntando il dito contro la classe politica rea di “barattare la vita umana in cambio di voti” e chiedendo la sua esclusione dal tema salute. Argomento che ha trovato il benestare dello stesso Felice che ha ripetuto come Termoli sia “terreno per le cavallette che vengono qui a mangiare (sotto elezioni) lasciando distruzione”.

Una decadenza, quella della sanità pubblica, che ha permesso l’espansione, quasi a macchia di leopardo, di altre realtà “private che hanno captato l’utenza – ha continuato il presidente del comitato – attraverso le offerte di visite specialistiche che l’ospedale non è più in grado di dare”.

Complice l’attesa per effettuare una visita e per ottenere la diagnosi, come specificato dal dottor Fabrizio, va da sé che a giovare di queste carenze sono gli altri nosocomi della zona, Vasto in primis: “Se non accorpiamo i servizi non arriveremo ai numeri stabiliti dal Governo – afferma Fabrizio – Ci lamentiamo della chiusura di ginecologia, ma molte donne partoriscono in Abruzzo, vi siete chiesti il perché? Lì la qualità permette un incremento degli operatori, qui funziona al contrario”.

Fabrizio, medico ormai in pensione, ma operativo per diversi anni nelle varie realtà ospedaliere della regione e d’Italia, propone una soluzione: “Unifichiamo le attività per far sì che le persone vengano curate bene, ovunque si trovino, con un accesso facile ai servizi ed una rete di emergenza di pronto utilizzo, aumentando la qualità dei servizi e diminuendo le attese”.

Sul tema commissario, il Generale Angelo Giustini, sono intervenuti sia Michele Marone che spera che “si dia da fare, sbattendo i pugni in Consiglio per garantire l’articolazione strutturale anche alla Regione Molise” e Facciolla che, dopo aver specificato come “la regione sia commissariata ormai dal 2007”, ha proposto di seguire il modello Puglia per la stabilizzazione: “Senza fare bandi hanno utilizzato una procedura amministrativa approvata dalla Corte Costituzionale perché il territorio necessitava di operatori”. Felice ha poi ripreso la parola lasciando i presenti con un interrogativo: “È Termoli che ha bisogno del Molise o è il Molise ad aver bisogno di Termoli?”.

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