Spending review ignorata

Regione sprecona: spese legali pagate agli eletti, consulenze e soldi ai patronati (che ‘sfornano’ consiglieri)

Dai contributi per pagare gli avvocati ai consiglieri e ai dirigenti regionali coinvolti nei processi ai 140mila concessi ai patronati: spese sospette in via Genova dove probabilmente la 'spending review' è solo un ricordo.

Ricordate la ‘spending review’, l’espressione anglosassone utilizzata per indicare la riduzione della spesa pubblica e i vari tagli decisi dal governo centrale alla spesa della pubblica amministrazione?

Forse la cura dimagrante è finita oppure è diventata meno rigorosa. Almeno nella Regione Molise: anche se i comuni cittadini continuano ad affrontare dei sacrifici, in via Genova si affrontano senza troppi crucci spese poco consone, come coprire i costi legali in favore degli eletti o dei dirigenti implicati in processi poi archiviati. Persone che guadagnano lauti stipendi e che non avrebbero certo bisogno di contributi.

Con una determina dirigenziale dello scorso 16 novembre l’ente ha liquidato circa 3mila euro a favore di Riccardo Tamburro, ex consigliere regionale che lo scorso agosto ha presentato domanda di rimborso per gli oneri sostenuti per l’attività difensiva svolta dal proprio legale di fiducia per un procedimento giudiziario per il quale è stato coinvolto in qualità di dirigente regionale. Poi è stato archiviato.

Chi pagherà il conto? Ovviamente i contribuenti molisani. Perché la Regione gli ha accreditato un rimborso di 2.298 euro stanziato da un capitolo del bilancio regionale ‘Spese per il patrocinio legale a favore di dipendenti e amministratori’.

Un contributo di cui ha usufruito anche l’ex governatore Michele Iorio a cui Palazzo Vitale ha concesso 3mila euro per pagare l’avvocato Arturo Messere, che lo ha difeso in un processo in cui è stato coinvolto in qualità di presidente della Regione.

Non c’è dubbio: è tutto legale. C’è una legge regionale, la numero 24 del 1988, che prevede l’assunzione da parte della Regione di ogni onere per “la difesa del dipendente o di un amministratore in un procedimento di responsabilità civile o penale, per fatti o atti direttamente connessi con l’espletamento del servizio e con l’adempimento dei compiti d’ufficio, a condizione che non sussista un conflitto di interessi, che l’esito del procedimento sia diverso da condanna che accerti il dolo o la colpa grave”.

Dunque – e lo ribadiamo – tutto legittimo e previsto dalla norma. Ma è anche vero che è poco opportuno che un consigliere o un dirigente regionale che guadagna mediamente dieci volte in più rispetto ad un normale cittadino si faccia poi pagare le spese legali dalla collettività.

Un ‘privilegio’ che le persone normali non hanno e quando hanno un problema giudiziario devono pagare di tasca propria l’avvocato. Non c’è di sicuro la Regione Molise che interviene.

Ma queste non sono le uniche “generosità” di palazzo Vitale. La giunta regionale, ad esempio, ha approvato una delibera con la quale viene autorizzato l’allargamento della segreteria particolare dell’assessore Vincenzo Niro. Nell’organico entrerà l’avvocato Giacomo Papa, ex braccio destro dell’ex commissario di Forza Italia Nunzia De Girolamo e legale di spicco in Molise. Papa fruirà di un contratto di collaborazione continuata e continuativa (i famosi co.co.co) per 12 mesi. Il rapporto di lavoro avrà pure una finalità politica?

Così come desta qualche sospetto il finanziamento destinato ai patronati e alle associazioni a difesa degli invalidi. Il governo Toma ha stanziato complessivamente 140mila euro in loro favore. Anche in questo caso, parliamo di contributi previsti dalla legge per le attività di questi enti.

Peccato che spesso chi è titolare o dipendente di tali uffici ha avuto la fortuna di essere eletto.

Di casi ce ne sono diversi: l’assessore all’Agricoltura Nicola Cavaliere, Antonio Columbro e Pasquale Colarusso, rispettivamente consigliere al Comune di Campobasso ed ex assessore durante la legislatura Di Bartolomeo.

Probabilmente anche i patronati si sono trasformati in bacini elettorali, una sorta di ‘sub partito’ che forse sarebbe il caso di finanziare solo se svolgono la loro funzione senza altri conflitti di interesse.

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