Termoli

Morì dopo volo da un ponteggio, parte processo per omicidio a carico di due responsabili

In prima istanza erano stati prosciolti, ma la Procura della Repubblica di Larino e la famiglia della vittima avevano impugnato il provvedimento in Cassazione. E ora si apre un nuovo capitolo giudiziario per la morte, avvenuta  il 26 giugno 2012, di Antonio Splendido, operaio di 51 anni morto dopo un tragico volo dal ponteggio della palazzina a Colle Macchiuzzo in fase di costruzione. Il palazzo, a distanza di sei anni, è stato ultimato ma non è abitato perché, pur essendo pronta la graduatoria popolare degli alloggi Iacp, non è stato agganciato al sistema fognario in considerazione dei problemi cittadini di depurazione. La morte di Splendido invece è ancora senza colpevoli, ma la famiglia spera che si arrivi a un verdetto giusto ora che ci sono due imputati che il prossimo 28 marzo (2019) saranno giudicati dal  Tribunale Monocratico di Larino.

Si tratta di Nicola Lembo, responsabile del procedimento nominato dall’Ente committente Iacp della Provincia di Campobasso, e di Antonio Procino, coordinatore per la sicurezza sul cantiere in fase di esecuzione. I due, prosciolti in un primo momento, lo scorso 12 novembre sono stati rinviati a giudizio dal Giudice dell’Udienza Preliminare di Larino, dottor Federico Scioli a seguito dell’annullamento con rinvio della Suprema Corte di Cassazione.

La famiglia, che si è costituita parte civile ed è difesa dagli avvocati Starace, Giaquinto, Debellis e Minischetti, non ha dubbi: “E’ stata una morte bianca evitabile, un incidente sul lavoro dovuto al mancato rispetto delle più elementari norme di prevenzione”. Lembo e Procino saranno giudicati per l’ipotesi di omicidio colposo per violazione delle condizioni minime di sicurezza ai fini dell’effettuazione dei lavori. E’ questo il reato contestato dalla Procura.

Intanto è in fase di svolgimento la fase dibattimentale per Robertino Peca, titolare della impresa affidataria dei lavori e responsabile della sicurezza, e per Antonio Splendido, omonimo della vittima, titolare dell’impresa subappaltatrice.

 

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