S come soldi e sconti

L’ora X dello shopping: perché il Black Friday funziona (online e nei negozi)

Ci sono alcune ragioni sociologiche e psicologiche dietro il successo, anche in Italia e perfino in Molise, del “Venerdì Nero”, usanza americana che risale al 1924 e scatta dopo il giorno del Ringraziamento. Per esempio: la competizione nella corsa all’affare, che funziona sia sul web che nei negozi veri, e lo spirito collettivo. Come dire: “se comprano tutti, compro anche io”. E il senso di colpa che accompagna la spesa superflua sparisce come per magia

Che c’azzecca il Black Friday con il Molise in piena recessione? Parecchio, a quanto pare. Ormai da qualche anno – e più si va avanti più è sensibile il fenomeno – nella terzultima settimana di novembre è tutto un fiorire di supersconti e affari imperdibili. Le piattaforme online abbondano di saldi: tutti gli e-commerce, da Amazon a Ebay ai più noti marchi di abbigliamento, calzature, accessori e articoli per la casa, partecipano al Black Friday. Ma da qualche tempo anche i negozi “in carne e ossa” aderiscono, proponendo ribassi almeno nel week end. Dai  franchising alle boutique. Succede a Termoli, per esempio, anche nei negozi di Corso nazionale. “Siamo obbligati, per forza. Se non lo facessimo nessuno metterebbe piede in negozio in questi giorni, visto che altrove si fa questo maledetto Black Friday” rivela una commerciante termolese, non certo entusiasta di partecipare a una iniziativa che, continua, “è solo una moda, e con noi non c’entra niente”.

Ma tant’è, bisogna adeguarsi evidentemente. E così avanti shopping. Una settimana, di fatto, per spendere. Perché subito dopo il Black Friday arriva il  Cyber Monday, il lunedì cibernetico dell’elettronica.

Entrambe usanze americane, sono occasioni per lanciarsi in spese pazze in un periodo, per la verità, non troppo favorevole agli acquisti, a distanza ravvicinata da Natale. Ma anche questa congiunta sta cominciando a cambiare segno. “In realtà il Black Friday ci aiuta – chiarisce un commerciante campobassano che opera in un centro commerciale – perchè anticipa il periodo degli acquisti. E’ una spintarella agli affari”.

Giornate di super sconti che seguono il Giorno del Ringraziamento, ovvero la festa che si celebra negli Usa e in Canada il quarto giovedì di novembre e che danno ufficialmente il via alla corsa agli acquisti che precede le feste invernali.

 

Un po’ di storia. L’inizio del Black Friday risale al 1924, quando Macy’s, la nota catena di negozi americana, diede inizio allo shopping di Natale organizzando una parata nel giorno successivo al Ringraziamento. Perché si chiama venerdì nero? Secondo una ipotesi perché nei registri dei commercianti l’inchiostro nero segnava i profitti, a differenza di quello rosso che invece veniva usato per i conti in negativo. Un’altra teoria sostiene invece che il nero ricordi il traffico congestionato di Philadelphia (in Pennsylvania) in occasione dalla storica partita di football Esercito contro Marina nella domenica dopo il Ringraziamento nel 1961. Un’altra teoria ancora afferma che il Black Friday fosse il giorno in cui gli schiavi venivano svenduti dai negrieri ai ricchi possidenti.

Fatto sta che il Black Friday oggi è una corsa sfrenata all’occasione, all’affare, una data “unica” per gli amanti dello shopping. Alla quale non si sa resistere. E ci sono, spiegano i sociologi, una serie di ragioni dietro il suo successo.

 Per esempio, alla base della logica del Black Friday c’è il sentimento di rivincita di ognuno di noi. Per un giorno – o una settimana… – “ci sentiamo fortunati” perché possiamo acquistare prodotti che in genere non posiamo permetterci. Venerdì nero dunque come occasione irrinunciabile. Entra in gioco poi il senso di partecipazione e appartenenza a un gruppo che favorisce la socialità. Non solo “io posso”, ma anche “Noi possiamo, e io posso perché gli altri possono”. Chi fa shopping in compagnia si sente inserito in una sorta di rituale, e quindi non accumula sensi di colpa spendendo denaro che magari servirebbe ad altre cose, forse prioritarie rispetto a un nuovo aggeggio di elettronica o all’ennesimo paia di scarpe.

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Nelle metropoli, dove il venerdì nero è una moda sfrenata, ci si mette in coda davanti a determinati negozi per poter entrare per primi il giorno seguente all’apertura. E il Black Friday, come vuole la tradizione del fare acquisti spintonandosi e arraffando l’articolo desiderato sotto lo sguardo invidioso degli altri, acquista anche la valenza di una prova sociale. E, nei casi-limite, anche di una prova di resistenza.

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Dalle nostre parti questo, ovviamente, non esiste. Esiste tuttavia la paura di perdere l’occasione. Quell’articolo in vendita a un prezzo ribassato, che fino al giorno prima costava 49,99, ora costa 39,99 e diventa un’offerta che non si può perdere. Specialmente perché, se non lo compriamo noi, lo comprerà un altro soffiandosi via l’affare. Ecco, il marketing funziona in questo modo, facendo leva anche sul senso di competizione e sul terrore di perdere il treno dell’offerta. E la gente, generalmente, abbocca. Che sia online o nei negozi, il risultato è universale: si mette mano al portafogli e alla carta di credito e si compra quel che si può. O anche quel che non si può, ma che durante il Black Friday sembra possibile.

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