San martino in pensilis

La bella notizia nell’anno nero delle olive: insieme si salva il 60 per cento del raccolto e si fa un olio di qualità

Se i piccoli produttori olivicoli hanno perso interamente il raccolto dell’annata 2018 a causa della mosca, l’Oleificio di San Martino in Pensilis con i suoi circa 260 soci e le strategie di prevenzione e trattamento in comune è riuscito a salvare oltre la metà dei raccolti e a produrre un olio di qualità perfettamente rientrante nei parametri organolettici dell’extravergine molisano. Una lezione di “impegno collettivo” che porta guadagni importanti per la Cooperativa

Mosca olearia, gelate, perfino un fungo: il 2018 è un anno nero per l’olio e anche il Molise, come il resto d’Italia, soffre sia a livello di quantità che di qualità per quanto riguarda l’ “oro verde”. Il calo di produzione è di un terzo rispetto ai valori medi. L’esatto contrario di quanto accaduto lo scorso anno, con produzioni record e diffusissime da un lembo di terra all’altro della nostra regione. Tanto che, ha avuto modo di dire a Primonumero Maurizio Corbo, agronomo dell’Arsiarp, azienda regionale di sviluppo agricolo e rurale, “è in questo 2018 che si vedranno i veri professionisti”.

E’ proprio il caso dell’Oleificio Cooperativo di San Martino in Pensilis, una bella realtà di rete dove i soci sono riusciti proprio grazie alle risorse comuni a fare una sorta di “miracolo”: salvare il 60 per cento della produzione. Nell’annus horribilis dell’olio, che ha penalizzato soprattutto i piccoli agricoltori che non sono strutturati e si sono ritrovati disorientati e in balia degli eventi nefasti, la cooperativa con 51 anni di vita alle spalle può vantare un olio più che buono sia per quantità che per qualità.

Grazie a trattamenti mirati e all’esperienza di agronomi “in comune” il risultato del prodotto è più che soddisfacente. Gianni Di Matteo sintetizza la “ricetta”: “Messa in circolo di energie e sinergie comuni, in pratica una gestione centralizzata che riesce a fare monitoraggio, avvalendosi di agronomi esperti, a stabilizzare le produzioni anche in annate straordinariamente difficili come questa”.

Così, mentre la pessima annata di 2 anni fa ha sorpreso anche l’Oleificio – dove mediamente si lavorano 13mila quintali di olivi  per ottenere 1.500 quintali di olio fiore all’occhiello delle produzioni agricole locali – questa volta si è agito in maniera tempestiva e determinata. Prevenire è meglio che curare, si dice. Ed è esattamente quanto è stato fatto con le olive conferite dai soci, che appena raccolte vengono molite entro le 24 ore in un impianto di ultima generazione che mette insieme l’esperienza e la passione degli antenati con la tenacia e la volontà di figli e nipoti, “eredi” della tradizione in un contesto di strumenti moderni che garantiscono una qualità molto elevata del prodotto.

Proprio quest’anno l’Oleificio è entrato in un circuito (virtuoso) delle Op olivicole che consente di avere strumenti e regolamenti comunitari recepiti a livello nazionale, e con una dotazione di 90mila euro di per un fatturato di 900mila euro medio. Il frantoio è stato raddoppiato e lavora le olive che diventano olio, al 70% venduto al dettaglio e all’ingrosso.

I soci sono circa 260, figli e nipoti dei fondatori che continuano a coltivare circa 50mila piante di ulivo su 300 ettari di terra, tutti molisane. Una realtà che è anche un esempio di rete e collaborazione e che proprio per questo non ha subito, come invece accaduto a tanti piccoli produttori, le conseguenze di un’annata da dimenticare. Agguerriti nella battaglia contro la mosca e i funghi, i soci della cantina sono riusciti a garantire la quantità, salvando circa il 60 per cento del prodotto, nel pieno rispetto dei disciplinari di produzione. Il risultato è un olio senza residui, con ottime caratteristiche organolettiche malgrado, spiegano onestamente dalla Cooperativa, “Non ci può essere la stessa qualità dello scorso anno, che era davvero eccellente perché le olive erano fantastiche”.

In ogni caso l’esperienza collettiva dell’Oleificio è una lezione per l’agricoltura molisana in generale, visto che i miglioramenti e gli investimenti fatti permettono di fronteggiare anche periodi più difficili e che, particolare non trascurabile, ai soci viene liquidato sempre il 20 o 30% in più del prezzo di mercato.

In mezzo secolo sono cambiate tantissime cose, a cominciare dal procedimento meccanico con il quale le olive vengono lavate, frantumate e separate con il metodo a freddo che non altera le caratteristiche chimiche e sforna un olio a bassissima acidità. La logica di rete funziona, tanto più in agricoltura: quanto accaduto quest’anno lo dimostra. 

 

commenta