Agricoltura

Il costo del grano crolla e i contratti saltano. “Penalizzati contadini e qualità del pane”

Le violenti piogge abbattutesi sui campi di grano, poco prima della trebbiatura, hanno dato vita al grano slavato. Prodotto che ha fatto saltare i contratti di filiera tutto a danno degli agricoltori. “Ci hanno messo in ginocchio”.

“Con la mia azienda, ogni anno, seminavo tanti ettari di terreno a grano. Ora non è più possibile”. Perché? “Le grandi aziende di trasformazione non rispettano i contratti di filiera che vengono sottoscritti prima della semina”. Contratti che dovrebbero essere garanzia di reddito per gli agricoltori. Produrre grano in Molise non è più conveniente. La denuncia arriva direttamente dai contadini che si sentono penalizzati e poco tutelati: costo del grano deprezzato e guadagni ridotti al lumicino. “Fino a qualche anno fa il grano veniva pagato anche più di 40 euro. Oggi è sul mercato libero a 20 euro. Ma il prezzo del buon pane sale…”.

Uno dei migliori prodotti regionali è il pane. Più volte premiato come il più buono d’Italia, il pane molisano può vantare il suo successo sia per l’abilità dei panificatori ma anche, e soprattutto, per la bontà del grano da cui poi derivano le farine per la produzione. Oggi, però, l’agricoltore è costretto a fare marcia indietro. “Il sistema è diventato insostenibile – argomenta il diretto interessato, un imprenditore agricolo bassomolisano perché è tutto volto a sostenere le grandi industrie di trasformazione e a penalizzare i contadini. Anche l’ultima garanzia che avevamo è stata fatta saltare: quest’anno sono stati stralciati molti contratti di filiera”.

campo di grano

Negli ultimi anni, per i produttori di grano duro, vi è stata una nuova prospettiva: il reddito agricolo veniva assicurato dai contratti di filiera. Cosa sono i contratti di filiera? Accordi sottoscritti direttamente dagli agricoltori con i molini o i produttori di pasta, mediante stoccatori commercianti o da OP (Organizzazioni dei Produttori). Il vantaggio dei contratti di filiera è quello di avere un prezzo minimo fisso sicuro pagato al cerealicoltore legato essenzialmente alla qualità del prodotto, ovvero all’elevato tenore in proteine.
“Ma siamo sicuri che tante proteine equivalgano a tanta qualità?” tuona l’agricoltore.

L’ultima annata agraria è stata contrassegnata da piogge intense: delle vere e proprie bombe d’acqua abbattutesi sull’oro giallo “molto spesso poco prima o durante la trebbiatura”. Fenomeni climatici che hanno aperto una nuova finestra sul mercato del grano duro: il grano slavato e bianconato, con proteine alte, ma umido e non colorito.

Grano slavato che è entrato, con prepotenza, nel listino della Borsa merci di Foggia (La Camera di Commercio del capoluogo dauno rivela il prezzo all’ingrosso di diversi prodotti agricoli, tra cui il grano. Il Molise è sprovvisto di una propria Borsa merci e fa riferimento a quella di Foggia). Così il grano duro, dal giugno scorso, non viene più quotato solo nelle tradizionali qualità: “fino, buono mercatile e mercantile, legate al tenore di proteine”, ma anche con una nuova categoria, appunto, il grano slavato. 

Ed è proprio sul grano slavato e bianconato, con alto tenore proteico, ma con prezzo di mercato più basso del fino, che si sta giocando una partita tutta al ribasso per gli agricoltori. “Il grano slavato non è previsto dai contratti di filiera – spiegano i diretti interessati –, la sua comparsa sul listino della borsa merci ha stravolto l’intero mercato”. 

Va evidenziato come il grano altamente proteico risulti di più facile lavorazione, e dunque di trasformazione, per le industrie. Ma come è possibile produrre tante proteine? “Semplice. Ci chiedono di acquistare semi studiati appositamente e tanti concimi chimici”, ci rivela il cerealicoltore. Semi e fertilizzanti che costano “tanto, anzi tantissimo”.

semi di grano

Il problema è amplificato per le giovani aziende agricole biologiche. I semi antichi, oggi alla ribalta internazionale, hanno vita dura. Chiedete ai vostri nonni del grano “Senatore Cappelli” o del “Saragolla”. Per anni hanno sfamato generazioni di famiglie dal secondo dopoguerra. “Oggi grandi ditte sementiere si appropriano dei semi e non permettono agli agricoltori di coltivare liberamente e indipendentemente.”

Perché succede questo? Oltre al “grimaldello” meteo bisogna considerare la recente decisione che potrebbe cancellare la prescrizione italiana sull’indicazione obbligatoria dell’origine dalle confezioni di pasta. Cosa significa tutto questo? “Che molto grano potrebbe essere acquistato, come sta avvenendo, dall’estero perché viene meno la tracciabilità sul grano ma resta solo quella sulla pasta che di per sé non è garanzia di un prodotto italiano al 100%”.

In tutto questo come si comportano la Regione e lo Stato? “La Regione favorisce indirettamente questo sistema perché tiene in vita le aziende molisane sovvenzionandole con finanziamenti europei”. Ma è un giusto modo di fare impresa questo? “Ovviamente no. Io voglio vivere dei prodotti che son capace di coltivare e non dei contentini politici”.

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