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Chiede l’interdizione dopo il parto, l’Ispettorato del lavoro gliela nega. Nel ricorso anche l’Ufficio di parità

Aveva chiesto una interdizione dal lavoro dopo il parto. Ma la sua istanza era stata respinta dall’Ispettorato del Lavoro di Campobasso. Si scopre l’ennesima grana negli uffici di via San Giovanni guidati, fino a pochi giorni fa, dalla dottoressa Patrizia Picariello, sospesa dal suo incarico dopo le denunce dei sindacati e la visita degli ispettori nazionali i quali hanno accertato le presunte violazioni che venivamo mosse alla dirigente.

Per la prima volta, con una posizione “ad adiuvandum” l’Ufficio della consigliera di parità della Regione Molise, rappresentato dall’avvocato Giuseppina Cennamo, si è attivato per un intervento volontario a sostegno di una giovane madre che si era vista negare un proprio diritto.

La neo mamma, dopo il parto, aveva presentato una istanza che però era stata interamente rigettata dall’ufficio competente dell’ispettorato del lavoro (aveva chiesto una interdizione “post partum” dal lavoro).

La donna,a quel punto, attraverso i suoi legali, si è attivata per far valere i propri diritti.

Sulla questione è quindi intervenuto anche l’Ufficio di parità della Regione Molise (insieme all’avvocato Cennamo anche la legale De Iasio) che ha preparato un dettagliato ricorso.

Ricorso che però non è stato presentato in quanto, proprio nelle scorse ore il provvedimento adottato inizialmente è stato rimosso (e dunque annullato in sede di autotutela).

«Per quelli che sono i limiti delle mie competenze – ha detto l’avvocato Giuseppina Cennamo – saremo sempre accanto, come ufficio regionale, a persone che vedono in un qualche modo calpestati i propri diritti e vogliono far sentire la propria voce. La nostra attenzione resta sempre alta perché anche in una regione piccola come la nostra – ha detto ancora l’avvocato Giuseppina Cennamo – c’è ancora da lavorare e tanto per rimuovere, come è specificato anche nel nostro ordinamento, gli ostacoli che spesso, costituendo fattori di discriminazione diretta e indiretta per le donne, ne limitano o ne impediscono il pieno sviluppo come persona umana».

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